Renzia
D’INCÀ

Renzia D’Incà è nata nel 1966 a Belluno e vive a Pisa. Ha pubblicato in poesia: Anabasi (Shakespeare & Company, 1995), L’altro sguardo (Baroni, 1998), Camera ottica (Baroni, 2002), Il Basilisco (Edizioni del Leone, 2006, con postfazione di Luigi Blasucci), L’Assenza (Manni, 2010, con prefazione di Concetta D’Angeli), Bambina con draghi (Biblioteca dei Leoni, 2013, con prefazione di Paolo Ruffilli). Come saggista teatrale: il volume Il teatro del cielo (Premio Fabbri 1997), Il gioco del sintomo (Pacini-Fazzi, 2002) su un’esperienza di teatro e disagio mentale, La città del teatro e dell’immaginario contemporaneo (Titivillus, 2009), Il Teatro del dolore (Titivillus, 2012), saggio voluto dalla Regione Toscana, su una esperienza ventennale di teatro e disagio mentale. Come autrice di teatro sono stati rappresentati in diverse città Ars amandi-ingannate chi vi inganna e uno studio per Passio Mariae. Collabora come performer con musicisti che hanno composto brani inediti sui suoi testi ispirati al Il Basilisco e L’Assenza. Giornalista dal 1985, ha collaborato con Hystrio, Rocca, Il Grandevetro, Il Tirreno e La Nazione. Lavora come consulente per enti pubblici e privati in teatro e comunicazione.

renziad@virgilio.it

http://renziadinca.com

POESIE

da IL BASILISCO

“l’amante è più divino dell’amato
perché Dio è nel primo ma non nell’altro” ( Platone)

Il Basilisco
ho incontrato il tuo occhio
sulla porta e sono morta
morta di paura morta di voglia

da quel momento in poi
cessato mai ho d’amarti
tu di perseguitarmi

a stanarti tento
con la penna del disamore
straziarti vorrei che delle carni
tue mai sazia mi sento
T’offro in dono materia pulsante
‘per tua grazia ricevuta’
parola distillata grondante

a te consegno i resti
del pasto inconsumato
ed agli amanti degli amori
incorporei surrogati devastanti

*
fame delle tue parole
pasto totemico, qui
ha luogo un piacere
bizzarro definitivo
Chi mangia chi?
e l’altro è un sorriso

*
sulla pelle infierivi poi
mentre sanguinavo pece
su me-voce ti scagliavi
afona rispondevo piangente
e piango come vergine folle
adesso, beffarda e tagliente

*
smottamenti bradisismi
incrostazioni, nel magma
semantico pulviscolare
caotico nascente
vedi tu forse qualcosa?
Io niente. Niente di niente

*
chiedo che sei chi sono
e noi due e perché perché
non altri ma io e te
-ed io da te-
perché noi e l’altro
l’altra da me e da te

Così nell’arte del domandare
sfinita muoio nello scortichio
delle mie futili parole inutili
disperate sgorgoglianti
arcane frantumate umilianti

*
brucio nel mio sangue
m’inzuppo che feroce
scorre dalle vene sottopelle
Pelle sono e membrana
nella siepe del languore
la bambina trascurata

l’adolescente ribelle imbelle
l’innamorata defraudata
ancella del suo dolore

*
un dolore antico
un vagito un belìo
indefinito, una barbara
presenza una bestia
nella pancia che scalcia
sbava sputa sanguina
orina per strada
Su, raccogline gli umori
puliscila guariscila,
questo chiedo ma ottengo
un no opacizzato silente
un pervicace diniego
un niente di niente

*
in assenza del tuo nome
ti rinnego e abiuro
me stilita, sulla penna
del tuo rifiuto

Il giorno poi che torni
ho pronto per te fiele
d’inchiostro e uno sputo

Smascherata mi mordo
il labbro, sanguino, sgelo
in femmina mi tramuto

*
‘lei con la sua scrittura…’
io? sì con la mia. E lei?
Lei, qui accanto , con la sua…

Scriviamo il testo del tempo
la dismisura, l’oltrepassamento
la dispotica nota, l’autocensura,
del disvelamento dei reciproci
sensi il senso (o forse la misura)
placida illusione condivisa
vorace pasto di parole

Della quotidiana follia
il canto nuovo e il controcanto
l’estenuata fantasia, di nuove
bugie la consistenza l’eutanasia

*
niente addosso niente dentro
iato silenzio sfinimento
una quieta dissolvenza
una funebre dissonanza
vuoto di senso discrepanza

*
tu solo e sola anch’io
vuota la stanza
dilagante l’inappaganza
manca il desiderio
latita la danza

*
ti guardo non m’ascolti
ti sento e non mi vedi
è un dialogo fra ciechi
visione fra sordi
discorso d’animi dissolti

*
mio dolcissimo amante
mio lutto, mio patèma,
forse schiavo sei ancora
e di me innamorato e perso
mio re dell’universo?

*
di te m’accingo a scrivere ancora
di te mi nutro mio pasto crudo
prima ti lecco ti mordo e rosicchio
ai bordi, dopo ti ingoio intero
infine ti sputo, oh mio rifiuto

*
e si fa gioco e si fa alleanza
e si canta ancora, io e te insieme
gemelli disuguali, placide iene
tu il torturatore ed io la torturata
tu il principe ed io la fata

da L’ASSENZA

il discorso interrotto
la frase spezzata
tu così presente nella mia mente

un assolo di chitarra straziato
straziante abbandonato
alla bobina del registratore

il gioco che riparte
dalle note dei fiati
un’orchestra di significati

*
forse sei nel silenzio
e cercarti dovrei
forma nelle cifre
postilla delle note
nell’uso sapiente degli iati

dimmi, è questo il tuo spartito?
fra un testo e una frase
musicale? se sì, quale?

*
non so se l’uomo
o il dio ha firmato
il gesto

so che il dio lo temo
quanto all’uomo l’odio e l’amo
in eguale misura

e lo vorrei adesso e qui
incatenato ai miei piedi
schiavo dei miei desideri

*
mi sottraggo ti celi
t’afferro m’insegui
menti, spudoratamente
chissà se mentendo guarisci
me o i tuoi sensi la trama segreta
dei tuoi sospirosi silenzi

*
giostraio della giostra
di antichi desideri
i miei (i tuoi?) mi vuoi?

padre per un’ora
padre a rate
padre a puntate
-(padre demonio
padre proibito
padre tradito)-

*
fra un perderti e un ritrovarti
fare a pugni con te
espellerti esaltarti
amo pensare che esisti

che resisti che fumi
giochi a poker o al bigliardo
-o a un gioco d’azzardo?-
che m’aspetti mi cicatrizzi
che sola non sono
come penso e sento
che ci sei, me malgrado
non lasciarmi, insisti!

*
e se non è un romanzo
-come scrive un amico
scritto dentro la mia testa
duplicato copia carbone
e nemmeno ripetizione
come dice chi mette in guardia
da te dall’emozione
che esonda spiazza tracima
porta alla devastazione
ebbene, se non è amore,
almeno sia passione!

*
nessuno muore
finché esiste nel sogno
nel regno altro neuronale
che amore sia o simulacro
poco importa
se esalta della vita
il farsi rogo o nido
padre figlio amante
sonora composizione
ostia ostensione

*
quando le parole
tornano come onde
a germogliare
foreste di segni
la tua Assenza presente
afferro, tocco con mano
la solitudine del niente

Inediti
lui è un altro
lui è un altro da lui
loro non sono entrambi
loro non sono più
loro non sono mai stati
lui era l’Altro
lui si è inventato l’Altro
lui si illuse un Altro
poi venne il suono
poi s’increspò parola
si intrecciarono catene
riesplose la folgore
e fu mare e fu prigione
dall’estasi all’inazione
dal corpo al morto
sacra sindone deflagrazione

Parricidi
io che ho imparato a camminare
in punta di piedi per non disturbare
a stare in silenzio ad annullarmi

quando dentro bruciava paura
ti maledico e uccido, padre ombra oscura
tu che mi hai intossicat/amata sinecura

il mio dentro è il mio fuori adesso
ed è il nulla di fatto, se tu il mio tutto
io il risentito contrappunto il lutto

io passaporto parola freccia
diritta alla porta dell’inferno me madre| figlia
me benedetta dall’Onnipotente?

mi hai rimpiazzata messa alla porta
tradita e offesa, ferita è a morte adesso
la nostra antica incestuosa intesa

ho attraversato il tuo sguardo
ipnotico da cane bastardo in calore
adesso s’è aperta la sfida col Signore

sulla soglia la tua onnivora tracotanza
dalla mia danza delle sette spade avvolta
trafiggo la tua retina, io sono l’eretica

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