Elio Pagliarani è nato a Riserba di Rimini nel 1927. Laureatosi in Scienze politiche a Padova, si trasferisce negli anni quaranta a Milano, dove lavora nella scuola e collabora a giornali e riviste. Negli anni sessanta si trasferisce a Roma. Risale al 1954 la sua prima raccolta, Cronache e altre poesie (Schwarz), a cui seguiranno Inventario privato (Veronelli) nel 1959 e, nel 1960, La ragazza Carla (in “Menabò” 2), ripresa in La ragazza Carla e altre poesie (Mondadori, 1964), Lezione di fisica (Scheiwiller, 1964), Lezione di fisica e Fecaloro (Feltrinelli, 1968), Esercizi platonici (Acquario, 1985), Epigrammi ferraresi (Manni Editori, 1987), La bella addormentata nel bosco (Corpo 10, 1988), La ballata di Rudi (Marsilio, 1995). Collaboratore delle riviste letterarie “Officina”, “Quindici”, “Il Verri”, “Nuovi argomenti”, “Il Menabò”, nel 1971 fonda la rivista “Periodo Ipotetico” diventandone il direttore e fa pure parte della redazione di “Nuova Corrente”. Negli anni Ottanta fonda e dirige con Alessandra Briganti la rivista di “Letterature Ritmica”. Negli anni cinquanta svolge la sua attività come redattore dell'Avanti e a partire dal 1968 diventa critico teatrale per Paese Sera. Oltre a far parte del Gruppo 63 e ad essere presente nell'antologia dei Novissimi, era stato tra i fondatori della Cooperativa di scrittori.
Per approfondire, vedi La ragazza Carla. |
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Elio_Pagliarani
Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/elio-pagliarani/
POESIE
da
La ragazza Carla
I, 1
Di là dal
ponte della ferrovia
una traversa di viale Ripamonti
c'è la
casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e
Nerina.
Il ponte sta
li buono e sotto passano
treni carri vagoni frenatori e mandrie
dei macelli
e
sopra passa
il tram, la filovia di fianco, la gente
i camion della frutta di
Romagna.
[che cammina
Chi c'è nato vicino a questi
posti
non gli passa neppure per la mente
come è utile averci
un' abitudine
Le abitudini si fanno con la pelle
così e
tutti ce l 'hanno se hanno pelle
Ma c'è il momento che
l'abitudine non tiene
chissà che cosa insiste nel circuito
o
fa contatto
o prende la tangente
allora la
burrasca
periferica, di terra,
il ponte se lo copre e spazza e
qualcheduno
può cascar sotto
e i film che Carla non li può
soffrire
un film di Jean Gabin può dire il vero
è forse il
fischio e nebbia o il disperato
stridere di ferrame o il tuo cuore
sorpreso, spaventato
il cuore impreparato, per esempio, a due
mani
che piombano sul petto
Solo pudore non è che la fa
andare
la fuggitiva nei boschi di cemento
o il contagio spinoso
della mano.
(1954-57)
II, 2
All'ombra
del Duomo, di un fianco del Duomo
i segni colorati dei semafori le
polveri idriz elettriche
mobili sUlle facciate del vecchio
casermone d'angolo
fra l'infelice corso Vittorio Emanuele e
Camposanto,
Santa Radegonda, Odeon bar cinema e teatro
un
casermone sinistrato e cadente che sarà la Rinascente
cento
targhe d'ottone come quella
TRANSOCEAN LIMITED IMPORT EXPORT
COMPANY
le nove di mattina al 3 febbraio.
La civiltà si è
trasferita al nord
come è nata nel sud, per via del clima,
quante
energie distilla alla mattina
il tempo di febbraio, qui in
città?
Carla spiuma i mobili
Aldo Lavagnino coi codici
traduce telegrammi night letters
una signora bianca ha cominciato
i calcoli
sulla calcolatrice svedese.
Sono momenti belli:
c'è silenzio
e il ritmo d'un polmone, se guardi dai
cristalli
quella gente che marcia al suo lavoro
diritta
interessata necessaria
che ha tanto fiato caldo nella bocca
quando
dice buongiorno
è questa che decide
e son dei loro
non c'è
altro da dire.
E
questo cielo
contemporaneo
in alto, tira su la schiena, in alto ma non
tanto
questo cielo color di lamiera
sulla piazza a Sesto a
Cinisello alla Bovisa
sopra tutti i tranvieri ai capolinea
non
prolunga all'infinito
i fianchi le guglie i grattacieli i
capannoni Pirelli
coperti di lamiera?
È nostro questo
cielo d'acciaio che non finge
Eden e non concede smarrimenti,
è
nostro ed è morale il cielo
che non promette scampo dalla
terra,
proprio perché sulla terra non c'è
scampo da noi nella
vita.
(1960)
da
Lezione di fisica
Cominciò
studiando il corpo nero
Max Planck all'inizio del secolo
(dispute se era il principio o la fine
del secolo), le radiazioni
del corpo nero nella memoria
del 14 dicembre 1900
bisognava
supporre che quanti d'azione fossero alla base
dell'energia
moltiplicata per il tempo
Elena oh le sudate carte la luce
è
una gragnuola di quanti, provo a dirti che esiste opposizione
fra
macrofisica e microfisica che il mondo atomico delle particelle
elementari
è studiato dalla meccanica quantistica - scuola di
Copenaghen
e da quella ondulatoria del principe di Broglie
che ben presto i fisici
si accorsero come le nuove meccaniche
benché basate su algoritmi differenti
siano in sostanza
equivalenti: entrambe negano
negano che possano esistere precisi
rapporti di causa e effetto
affermano che non si può aver studio
di un oggetto
senza modificarlo
la luce che piomba
sull'elettrone per illuminarlo
E io qui sto
e io qui sto Elena
in gabbia e aspetto
il suono di un oggetto la comunicazione
dell'effetto
su te, delle modifiche
Non sono io
che ti
tradisco, chi ti prende alla gola è la tua amica
la vita
Io
cosa vuoi
se tiene duro il muscolo cardiaco
è ormai provato che sono una
pellaccia, mi tingerò i capelli Einstein piuttosto
e la sua
chioma, te lo immagini quando dovette prendere la penna
scrivendo
a Roosevelt «Caro presidente, facciamola
l’atomica sennò i
nazi» l’azione dell’energia
dell’energia moltiplicata per
il tempo l’epistassi
anzi il sangue dal naso, diceva Pasquina
alla tua età, il sangue dal naso che ti libera
Se
si vuol
sapere se A è causa dell’effetto di B
se il microggetto in sé
è in conoscibile
se l’onda di Broglie per i fisici di
Copenaghen
non è altro che l’espressione fisica della
probabilità posseduta
dalla particella di trovarsi in un luogo
piuttosto che in un altro onda cioè generata
dalla mancanza di un
rigoroso nesso causale in microfisica
Perciò l’atomica
per
la legge dei grandi numeri la probabilità tende alla
certezza
Perciò
l’atomica
Poi la teoria dell’onda pilota e quella, così cara
al nostro tempo
della doppia soluzione, e se esiste il microggetto
in sé, se la materia
può risponderci con un comportamento
statistico
Dio gioca ai dadi
con
l’universo? E se la terra
ne dimostrasse il terrore?
Non
gridare non gridare che ti sentono non è niente mentre graffio una
poltrona
Herman Kahn ha già fatto la tabella
delle possibili
condizioni postbelliche, sicché i 160 milioni di decessi in casa
sua
non sarebbero la fine della civiltà, il periodo necessario
per la ripresa economica
sarebbero 100 anni; va da sé che esiste,
egli scrive, un ulteriore problema
quello cioè se i sopravissuti
avranno buone ragioni
per invidiare i morti
Quanta
gioia
mi dai quando ti stufi
di me, quando mi dici se scriverai di me
dirai di gioia
e che sia gioia attiva, trionfante, che sia una
barzelletta
spinta, magari
L’odore delle erbe di campagna nel
piatto da Cesaretto ruchetta
pimpinella un’insalata d’erbe
della terra tenere espansive degli umori
il cielo di qui che
interviene sulla gente compresente orizzontale
e tu e tu ognuno
cui ti inviti a ballare ti accende
gli occhi e si fa bello e
cresce
vino rosso
capriole con lancio di cuscini
nella mia
stanza
Ma
cosa credi
che non sia stufo anch’io di coabitare
con me la mia faccia la
mia pancia
anche in noi c’è dentro la voglia
di riassuefarci
alla gioia, affermare la vita col canto
e invece non ci basta
nemmeno dire no che salva solo l’anima
ci tocca vivere il no
misurarlo coinvolgerlo in azione e tentazione
perché
l’opposizione agisca da opposizione e abbia i suoi testimoni.
(1968)
da
La ballata di Rudi
Rudi
e Aldo l’estate del ’49 fecero lo stesso
mestiere
l’animatore
di balli sull’Adriatico, Aldo in un Grand Hotel
rifatto a mezzo e già sull’orlo
del fallimento, che fallì
in agosto sul più bello, lui
forse non sa nemmeno ballare
aveva
successo il locale di fronte al suo, Miramare.
Rudi su un’altra
spiaggia popolare
dà inizio alla ballata.
È bello? Può
essere bello in
Romagna chi bacia la mano
l’anno dopo del
’48, attacca bottone con gli
ambulanti di bomboloni e
gli
intellettuali indigeni meno indigenti, non lascia
senza sorriso
carezza o pacca ogni ragazza per strada
conforme ai gusti di
quella? È bello
come un uomo sobrio, di modo che quando per la
Festa dei pazzi si traveste da donna
non lo prendono per
pederasta ma lo sfottono con
più gusto.
È servizievole:
porta pacchetti a tutte le capitane,
ci gioca coi loro
bimbi
approva i primi discorsi di Borsa dei padri. Ama
con
tatto organizza “Una notte a Capri” le figlie
del
macellaio
vennero con quattro corvi. Care ragazze, me le
ricordo
nel ‘46
chiedersi al Teatro del Popolo se Emanuele Kant
era
più Cristo di Cristo.
Il miliardario polveriere
grugnisce di
piacere, Aldo applaude sapendo
che non gli tocca niente.
(1961-1995)