Gian Paolo
ROFFI
Gian Paolo Roffi è nato nel 1943 a Bologna, dove vive. Ha pubblicato le raccolte di poesia Reattivi (1984), Madrigali (1986), Perverba (1988) nelle edizioni di “Tam Tam”; Contesti (Riccardi, 1997); Intuizioni (Eureka Edizioni, 2018). Negli anni ’70 ha scritto testi per spettacoli musicali. Venuto a contatto con l’area della “Poesia Totale”, ha collaborato intensamente con Adriano Spatola fino alla sua scomparsa. È stato redattore delle riviste “Tam Tam”, “Baobab”, “Dopodomani”. Attivo nel campo della poesia sonora, nel 2009 ha raccolto la sua produzione nell’album Vox (Ed. d’Arte Félix Fénéon). Come poeta visivo ha realizzato le tavole “L’immagine del respiro” (1986-87) e “Schizografie” (1988-89); ha pubblicato Voli, testo verbo-visivo (1991); Segni & Segni, poema visuale (1997); Letterale (2000); Della Luna (2008); Syncrasies (2011); Sintassi dei frammenti (2013), Recovered Words (2016), Via Crucis (2018). Il collage, l’assemblaggio, il libro-oggetto sono le forme prevalenti del suo lavoro artistico, sempre legato al fenomeno del linguaggio e alla visualizzazione della scrittura. Nel 2016 Pasquale Fameli gli ha dedicato la monografia Gian Paolo Roffi. La quadratura del cerchio (Campanotto Editore).
https://www.fondazionebonotto.org/it/collection/poetry/roffigianpaolo
http://www.archiviomauriziospatola.com/ams/indexweb.php?name=WEB&file=pagina&flag=search
POESIE
da MADRIGALI
Amor
I
parlare della tua pelle con parole d’ambra di miele
di polline impalpabile fino a sentire la seta
fra le labbra il velluto dentro le palme sotto
le dita nell’incavo caldo di un’ombra
che curva in luce lenta vibrante
fino al sospiro di una distesa mistica vocale
III
aprirti come una melagrana matura gonfia
di semi sanguigni pronta all’aspro sapore ma
avara di succo nel tempo dilatato della
preparazione che prelude al gusto lentamente
assaporato / e / infine esauriente questa
covata sete
VI
suffrìca muscose piegature strette da mani giunte a
prendere in preghiera di dono (e il grido “dà!”) definitivo
perdurante fino a fine a sé stesso.
nel cavo empireo rovesciato dell’occhio
nuotano rossi pesci d’acquario e meduse viola
di filamenti lenta-mente avvolgenti
IX
curva fino a ricevere il sublimante dono
e nella tacita connivenza degli occhi
assente assorta…
io idolo io radice io silenzio sacro del nume
io madre infine a te madre
io dio
X
tremare in pelle e nervi ecstasiati
nel taglio della luce sghemba nel serto
di rame davanti al simulacro di te
fino a cadere nudo e infine
donarti la mia carne dirti: prendi
mangia questo è il mio corpo
XI
il secco della tua assenza sulle labbra
nell’espirare faticoso contro il vuoto di te
dalle corde del petto e della gola
e le mani inchiodate a non ripetere il gesto
che prende e dona e nutre
e il grido e lo spazio deserto e il sudario
Horror
I
turgore: segno dell’eccesso compiuto.
profanazione della forma data
all’occhio all’amplesso. oscena ostentazione
di tesa pelle d’agnello. ostia
disposta all’epifania del sangue
raccolto in amnio sacro ed esecrando
III
apre la bocca verso la mammella che stilla
e petto e latte inghiotte avidamente
– il nero gorgo dell’occhio dilatato –
poi nell’attonito iato dello sbadiglio
un gemito breve come brivido
non sai se di civetta o d’assassina
IV
sul bianco lìnteo
stacca
la macchia
bruna
tendente
al giallo
V
sul bianco lìnteo
stacca
la macchia
gialla
tendente
al bianco
VI
sul bianco lìnteo
stacca
la macchia
bianca
tendente
al bianco
VII
Paolo Porpora
Natura morta con fiori, frutta e funghi
lembi di crisopazio e giada corolle di petali
malati e nuculani e pomi e drupe maculate
da molli segni di putrefazione
e lattàri e clavàrie e rùssule devastate da larve
àptere ora zitti battiti d’ali di farfalle
nate da indecifrata ambiguità di cibo
IX
Michelangelo da Caravaggio
Morte della Madonna
vergine meretrice ambigua cifra di dono
retribuito di lucro dissoluto dal piacere
di patto reiterato di remissivo assenso.
finta maternità d’alvo impregnato d’acque
e natali e mortali. segno di fine sogno
senza fine imago terrea celeste
X
Jusepe de Ribera
Compianto su Cristo deposto
corpo di madreperla bianco sul bianco lìnteo.
curvo abbandono e semiaperte mani
e bocca e labbra di ferite cupo-rosate.
disperante silenzio ambigua cifra
di morte elusa illusa di risveglio
e t e r n a m e n t e
XII
Teschio in cristallo di rocca (sec. XVII)
Napoli, Museo Duca di Martina
bianco fino a negare
il bianco in trasparenza
di luce dove ha fine
l’estremo
affinamento
dell’orrore
da PERVERBA
Pòiesis
1.
il segno
———il senso
——————l’etimologia
——————coperta
——————riscoperta
la sìncrasi
————l’incerta allotropia
la tmesi
———l’aporia
———esperita
———perita
il calco
———l’erudita topologia
il tropo
———l’intenzione
——————–l’anomala estensione
l’estro
——-la diversione
l’eccitazione d’una citazione
2.
il segno
———il suono
——————la fonologia
——————composta
——————ricomposta
la diàtesi
———-l’opposta omofonia
l’accento
———-l’euritmia
———-modulata
———-mediata
l’intonazione innata
l’ingenua progressione
la pausa
———la scansione
il verso
——–la grafia
—————-la soluzione
3.
la relazione
————la parola
———————-il segno
———————-moltiplicato
la polisemia
il connotato
la combinazione
lo schema
la funzione
il ritmo
——–l’ictus
————–la tachicardia
la discontinuità
—————–la poesia
Phàrinks
per verba il bolo isterico—–per verba
significato
———–espresso
———————esaminato
il non digesto groppo
———————-il nodo
—————————–il laccio
inviluppato
————sviluppato
———————–sciolto
———————–l’emètico singulto
———————–il lacrimale stillicidio
la stasi
——-l’astinenza
——————-la magmatica essenza
la deiezione
————-il gesto
———————l’effusione
———————della sillaba muta
———————della glossa
———————che s’invera per verba.
la costanza
da CONTESTI
Phàrmakon
1.
Àtropa belladonna—nero cerchio—discesa
nell’ombra—oscuramento—sfingi notturne—attesa
immagine ipnagogica—rivelazione accesa.
uno specchio velato
una luce soffusa.
bianche pareti—bianche
figure—annebbiamento.
un’aria ferma—intorno.
un odore di viole.
scivolare nel sonno—scivolare
come nell’acqua—come nella carne
tiepida.—scivolare
2.
circondarsi di legno chiaro—assopire la tenebra.
circondarsi di legno bianco—bianca materia
madera bianca—madre—bianca luce assopita.
circondarsi di luce chiara—pallida luce
nebulosa—riposo della vista—sopore
lento.—riposare.—come statua distesa
tiepida—riposata—come riflesso fermo
come chiarore—alone—sfumato—bianca effige
fantasma.—riposare
3.
a goccia a goccia—come se nel sonno
a goccia a goccia—come se nel male
a goccia a goccia—come se la vita
a goccia a goccia—come se la morte
a goccia a goccia—come se negli occhi
a goccia a goccia—come se nel buio
a goccia a goccia—come se la notte
a goccia a goccia—come se domani
a goccia a goccia—come disperare
a goccia a goccia—come continuare
da INTUIZIONI
Sequenza
1.
questa memoria—questo casellario
in estinzione:—accumulo di schede
obliterate—immagini sbiadite
documenti scaduti.
vano recuperare una figura
disincarnata.—vano ricercare
le tracce dilavate di un’impronta
una sembianza stinta.
anàmnesi esaurita
deduzione inibita
2.
cercare il come del perché rimane
l’ultima via—l’indagine verbale
il percorso mentale:
una sequenza di parole—un tratto
di strada non tracciato
un discorso sviato.
ridefinire—collocare—unire.
estremo azzardo:—la sintassi—il verbo
copulativo—il passaggio obbligato
lo scarto calcolato
3.
superando la fine con la fine
delle passioni—esorcizzando il niente
con discorsi sul niente
lasciando solo segni—questi segni
sulle pagine bianche.
parlare di gerani è una menzogna
come scrivere case.
una finzione sono i prati—il tempo
è morto.—prima e dopo sono espunti
dal mondo senza storia.
ma la costanza del progetto cade
come un anniversario—come un dato
anagrafico—come
un appunto segnato sulle righe
del calendario
Intuizioni
1.
Il poeta medita sulla precarietà di tutte le cose materiali e immateriali che occupano il suo spazio esterno ed interno.
che resta—infine—poi—di quello che
noi siamo—noi facciamo
di quello che pensiamo
nel silenzio—di quello
che talvolta diciamo.
immagini trascorse—tralasciate
fotografie sbagliate
carte segrete—oggetti
conservati—reietti
nel fondo dei cassetti.
nella memoria altrui—poche parole
approssimate—scompagnate—sole
4.
Il poeta osserva il suo appartamento e medita sulle diverse accezioni della parola “vano/ vani” intesa come aggettivo e come sostantivo.
uno spazio vitale—un luogo:—ambienti
adibiti ai bisogni elementari:
mangiare—riposare—defecare.
poco di più—nel vano
percorso quotidiano.
si dice casa:—quattro—cinque vani
pieni di cose:—oggetti
atti a sanare il vuoto
materiale—mentale
per uso funzionale.
riempire il vacuo.—accumulare invano
l’eccesso innaturale
5.
Il poeta osserva le scatole dei suoi medicinali e medita sulla condizione patologica della vita.
leggere glicemia—colesterolo
è come leggere d’altro—o di altri.
parole senza suono
segni labili—tracce
di segrete minacce.
corrispondono dosi
compresse bianche—attente
ai numeri—alle ore:
consumato rigore
di soluzioni stente:
assunzione precisa—quotidiana
del mezzo che risana
9.
Il poeta, guardando un film francese, immagina di percorrere con l’auto una strada di campagna, di fermarsi e di parlare con i cespugli.
ascolteranno—forse—queste foglie
quello che dico—quello che ripeto
nella mia mente—quello che domando
di volta in volta—intento
aspettando risposte.
di tanto in tanto accarezzavo il fusto
di un pioppo—di una quercia:—la corteccia
ruvida—ferma—dura—eppure viva.
il calore saliva
dalla mia mano alle fibre segrete.
rari momenti—soste imprevedute
furtive—sottaciute
10.
Il poeta, osservando autori e titoli su una bancarella di libri usati, pensa che appartenessero alla biblioteca di un suo coetaneo venduta dagli eredi.
quali parole—quali
pensieri—stimolati
nella sua mente—ignota
a me—pure compagno
nei testi—nell’età—nelle pulsioni.
riconosco percorsi—relazioni
scelte avvedute—mie predilezioni.
restano i libri—sparsi
resi merce—dispersi
per altra fruizione.
sarà forse la sorte
mia—dei miei libri—dopo la mia morte