Giampaolo
GIAMPAOLI
Giampaolo Giampaoli è nato nel 1973 a Lucca, dove vive. Le sue raccolte di poesia: Diario di poesia (Editrice Prospettiva, 2002), Frammenti (in versione digitale, Associazione Cesare Viviani Lucca, collana a cura di Vittorio Baccelli), La qualità dei sentimenti (Pagina Tre, 2017, prefazione di Caterina Trombetti), Parole raccolte (Sillabe di Sale, 2020, prefazione di Caterina Trombetti), Emozioni difficili (Controluna, 2024, prefazione di Carla Paolini). Sue poesie sono state pubblicate in antologie, tra cui Quinto colore (La scrittura creativa di Opposto, 2009), varie raccolte dell’Associazione Cesare Viviani e Poeti in quarantena (Cultura commestibile, 2020, a cura di Aldo Frangioni e Caterina Trombetti). Suoi interventi critici e sue poesie in siti e riviste come Progetto Babele, Pagina Tre, Parliamone, Mangialibri, Bibbia d’Asfalto, Partecipiamo. Presso l’Associazione Cesare Viviani cura la presentazione delle opere di poesia.
giampaologiampaoli@virgilio.it
https://paroledipoesia.webnode.it/
POESIE
da PAROLE RACCOLTE
La tua terra——————-A mio padre
Della tua terra
restano pochi passi,
risorgerà in piante spontanee
volte dalle mie mani
al desiderio dei frutti.
L’inverno stordisce,
si dissolve la linfa,
si perde in un etere cupo,
la morte lacera Persefone
rapita dalle cure materne.
Il dolore e il rimpianto li hai accolti,
li hai assunti nelle braccia
offerte alla tua terra
che attende di destarsi felice
nella primavera, al tuo spirito
mai perso.
Omaggio a Mary
Le tue parole di follia
nell’indomito desiderio
di percepire ancora
il suo alito sul tuo volto,
a rapire il sonno
per chiamarla dal profondo
a raggiungere la luce
resa tenue da materia soffusa.
Nelle tue lacrime
il mio timore,
umanamente compreso,
inascoltato e deriso penetra,
nel momento non cede.
Le nostre vite si fondono,
intensa ed empatica l’unione
tu nello spirito,
io nella forma che costringe
ogni essere inerte.
L’immenso
Non dimenticare l’immenso
nel turbine dei movimenti
compiuti per eccesso di zelo,
nell’eccesso dell’esteriorità,
dove alita il piacere diffuso.
Non allontanarlo alla sera,
la poesia è la sua voce
serena, voce dell’immenso;
l’abbiamo mancato l’immenso papà
ma ritrovarlo sarà destino
di un altro luogo, di altra leggerezza.
Dormi sereno———————-Ad Alessandro
È un vento che penetra,
che non si disperde,
dormi sereno stasera,
calma è la musica che
pervade l’atmosfera,
ci pervade in un abbraccio
caldo, colma l’animo,
il tuo animo non vorrei
averlo leso. Il vento
da dentro consuma,
un dolore indistinto
che non si attenua;
dormi sereno stasera
almeno tu che sei
l’amore inviolato.
Dimenticato
Nel buio piegato al lato del muro
ad assumere dolore e gelo,
tra i suoi cari ultimo ricordo,
caro alla notte che lo avvolge,
lo ospita nel silenzio,
lo assume madre a proteggerlo
braccato da grida e rumori,
oltraggiato e seppellito, consapevole
di un flusso di movimento indistinto.
Furtivo un sorriso sul volto
sfiora il graffio delle rughe,
carezza giorni trascorsi nel niente,
sprecati i rimpianti mai detti,
incomprese le ragioni inespresse,
profonde convinzioni lo hanno distrutto
per creare chimere che scaldano il gelo
del suo implacabile inverno.
Aedo
Mi cullavo nelle tue promesse,
aedo bugiardo narratore
di illusioni svelate
dall’unisono rimpianto,
di sterili visioni custodi
di una civiltà di altere prospettive
solo nella materia
a svilire la dignità
di un animo creativo.
Ti rivedo fiero nei falsi ideali,
corruttore nel tuo sguardo,
perso in un oblio a cui
sofferto più non partecipo.
A Dio
Vorrei donarti parole di poesia,
senza sussurrare o
raccontare consuetudine,
ma distratto non ti seguo,
convinto che nell’agire soffi
vivida una fiamma di onestà,
la puoi cogliere nel tuo cuore
prima che scaldi l’uomo generato
per confondere ogni ordine.
Ti credo nella complessa totalità,
a me vicino e umanamente caro,
ti penso e vedo connubi di elementi
mai affini, volti a un unico ciclo,
destino di un’intelligenza
che luminosa tende anche verso me.
Lo spirito
Lo spirito vigila
in disaccordo con i sensi,
il suo cibo immagini;
nel mio abbandono
disteso mi conduco al dormiveglia.
Forme di un’estetica irreale
variata da pensieri nascosti,
la genesi di dolori e vergogne
si traduce in piacere
nel momento del prolungato riposo.
Non mi chiedo se il male
in antitesi si ripercuote,
tortura di ogni forma.
Mi sveglio empio
di sensazioni lievemente appaganti,
solo un altro momento,
solo adesso i secondi riprendono
incalzanti.
Ombre
Mute si distendono
per oscurare il cammino,
vedo i loro lineamenti
emergere dall’oscurità.
Seguono passi incerti
tra mura umide di pianto,
in distese di sale
che ha aggrinzito la terra,
nel ricordo del vigore
di inutili amenità.
In loro una compagnia avversa,
oppressa è la mente e
teme i risvolti del dolore
che è stato condotto.
Mute si distendono,
fanno parte del mio essere
distorto, spiacevole e inevitabile.
Condurti
Leggo suoni di poesia
e profondi penetrano,
nascosti nelle membra
consunte dal volgere
dei giorni;
la voce grida
il male della mente,
distoglie voluttuosa
i miei sensi nascosti.
La rabbia vaga
in un cuore fuso
al dolore senza origine,
perso nell’esistere.
Vibrerei le nostre emozioni
all’unisono liberamente,
ti trasmetterei spontanee
immagini delle parole,
ti guiderei lontano nel tempo
per restituirti alla materia
pacata.
Niente
Mio è il niente,
sottointeso e mai espresso
assumerlo mi rende diverso.
Parola che non posso dire
se descrivo calde o fredde
circostanze dello spirito,
per stolta integrità,
per semplice amarezza.
da LA QUALITÀ DEI SENTIMENTI
Psiche
Ti nascondi;
darei fuoco al mio cuore
per squarciare la notte,
illuminare il tuo volto
mentre mi guardi,
tradito da un indomito istinto.
Il peccato è testimone
della mia debolezza,
verso te mi rivolgo
e completo il mio essere,
assoluta è l’esperienza
dell’amore onesto,
non avrei saputo avvertirlo.
Apprestate la prova,
accetto il supplizio,
in attesa di vedere in profondità
il suo bel volto,
in me, nel mio cuore
lo proteggerò se trascendo.
Donne perse
Donne da sempre perse
passeggiano lungo la spiaggia;
del sesso di ieri sera
resta solo il ricordo
a sfiorare la mente
come il vento soffia
sulle onde del mare.
Dei corpi intorno a loro
resta un forte odore
di lacerante offesa,
nell’incapacità di scegliere,
nell’impossibile gesto
liberatorio.
Della vita trascorsa
resta la tenace nostalgia
per affetti sprecati,
deboli legami lasciati
nel cedere all’ignoto.
Donne perse passeggiano al porto,
per l’ultima volta
sentono la sabbia ormai fredda.
Angeli
Angeli sussurrano nel buio,
incolmabile come le forme
del nostro abbandono.
Potrei dedicarti i versi
che non conosci, sinceri,
persi nello spazio intangibile
tra il mio corpo e la stanza,
per farteli ascoltare,
farli dolcemente cantare
dalle loro essenze, lo vorrei.
Li avverto ridere nell’ombra.
Beffano, si nascondono,
riflettono una delicata immagine,
ma in loro è il male
che perseguita, che ci perseguita,
noi fedeli simulacri della stanchezza
inestinguibile come questo ridere,
contrapposto all’ambrosia
gettata su noi
senza alcun sapore.
L’inosservanza
Provati al tramonto
la spontanea inosservanza
esalta le emozioni,
ispira complicità,
non vogliamo dimenticarla
quando scalda il sole del pomeriggio
e i rumori richiamano
l’alternanza dei movimenti.
Il vento caldo
Il vento caldo
conduce con sé
una morte serena.
Soffia sui loro visi
asciugando il sudore,
estinguendo le lacrime.
Scuote le docili membra
spingendole verso il mare.
Fantasmi ballano sull’acqua,
galleggiano come boe colorate:
ricordano che è decoroso sorridere.