Gabriella
BERTIZZOLO
Gabriella Bertizzolo è nata nel 1951 a Bassano del Grappa dove ha frequentato il liceo classico G.B. Brocchi. Dopo la laurea a pieni voti in Lettere a Padova ha completato un approfondito percorso analitico con la prof.ssa Irene Munari, psicoanalista allieva di Anna Freud a Londra. Ha pubblicato le raccolte: Versi in gabbia (Edizioni del Leone, 1995), Antiche fessure (Edizioni del Leone, 1997, Premio Città di Fucecchio), Mesti riverberi (Genesi, 2000, Premio Antonio Discovolo, postfazione di Dante Maffia), Tutto era inizio (Genesi, 2001), Il fruscio dell’attesa (Genesi, 2003), Argonauta (Marsilio, 2007), Approdi di-versi (Editrice Artistica, 2022). Per vari anni ha partecipato alle attività di “Ipotesi Cinema”, istituto diretto dal regista Ermanno Olmi e alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia in qualità di giornalista freelance. Ha pubblicato inoltre: A tavola con l’Asparago doc di Bassano (poesia conviviale), Antonio Baggetto-Illustre Bassanese (monografia, 1992), il romanzo Figlio di Mercurio (Leonida, 2013, Premio Cingari 2009 e Basilicata & Calabria 2010 per l’inedito), Racconti dal Lido (Genesi, 2020 prefazione di Mario Brenta), Laura Baggetto Bertizzolo-Illustre Bassanese (monografia, 2021), Umberto Galvan. L’uomo con il metro in tasca (Genesi Editrice, 2022, Dignità di stampa per la prosa inedita al Premio I Murazzi). La sua attività letteraria ha ottenuto il consenso del critico Giorgio Bárberi Squarotti tra il quale e l’autrice è intercorso un carteggio ventennale ancora inedito. Testi in prosa e in poesia sono inseriti in varie antologie, fra cui: Storia della letteratura italiana del XX secolo a cura di Giovanni Nocentini 2001, Italian poets in the world 2002, Premio Giacomo Zanella 2006, Premio Astrolabio 2009, Poeti e scrittori contemporanei allo specchio 2009, Trent’anni dalla Genesi 2010, Poesia onirica Estroverso 2010, Antologia poetica La Nostalgia 2013, Riviera Suspense 2021, Antologia Orient-Occident Bucarest 2021. Dal 2017 al 2020 ha frequentato il laboratorio teatrale Theama di Vicenza. Attualmente vive tra Thiene e Bassano.
gabrifero@libero.it
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POESIE
da VERSI IN GABBIA (Acrostici e non)
Versi in gabbia
Vibranti versi vaghi,
Esposti con rigore
Riposti con pudore,
Senari ben racchiusi
In strofe calibrate
In rime incatenate,
Non siete più ingabbiati,
Grovigli di esercizi!
Alzata è ormai la spranga,
Barbàglio di permesso
Bagaglio d’ogni eccesso!
Issate in alto il senso
Avulso dall’invoglio!
Resurrezione
Ruvido abisso inghiotti
Ebbre memorie arcane
Scampoli di letizia
Urla silenti e Duol.
Rapida mano adunca
Rompi i legami aviti,
Erpice ignaro triti
Zolle germogli Suol.
Intima angoscia dolce
Ora si squarcia il velo,
Nutrimi ancora appieno,
Empi di vita il Cuor!
da ANTICHE FESSURE
Panico incastro
Per antichi pertugi
del mio tronco
sospeso
si insinuano
vischiosi
i rami
delle vostre vite
abbarbicate
a sicuri tralicci.
Nel pànico incastro
promanano
resine oscure
che si avviticchiano
a latenti radici
e mi confondono.
Non è ancora germogliato
l’albero
della mia vita
inviluppata.
Antiche fessure
Da vanesi
reboanti frastuoni
scivolo
per antiche fessure
nella mia Solitudine
fonte inesausta
di veridici suoni.
da MESTI RIVERBERI
Amebei
Mi fa male scrivere poesie
(chiedermi e rispondermi)
mi fa male leggere poesie
(prendere e com-prendere)
-“oh il dolore antico della poesia!”-
e mi fa male assottigliarmi
nei convessi versi agonizzanti
imbrigliarmi
in serrate rime incensurate
sventrarmi
in traslati appuntiti sensi…
Quale prosastica
nitente epifania
potrà salvarmi dal gelo
onnivoro
dei miei incalzanti
dementi amebei?
da TUTTO ERA INIZIO
Insonne presenza
Voglio scivolare / piano
nel budello
pietoso
della tua ardita essenza
e come medusa
anguicrinita
aggrovigliarmi
nei voluttuosi villi
del tuo Pensiero…
Poi addormentarmi / un poco
nel soporoso polline
della tua insonne
presenza…
Esule errante crisalide
voglio abitare / almeno
nella conchiglia
covata
della nostra esfogliata
estraniata Innocenza…
da IL FRUSCIO DELL’ATTESA
Aspettami
Aspettami / ancóra
nell’alveo
scavato
dall’emozione / imperitura
dei nostri cuori
risucchiati
nell’abisso aurorale!
Accoglimi / ora
nel picco
innevato
di gioia / matura
dei nostri umori
affrancati
dal caos primordiale!
Affàcciati / furtivo
alle ogive
policrome
delle nostre affrante vite
specchiate
nell’azzurra vertigine
dello stranito amore!
Eterna seduzione
Tutto / ho perduto
scommesse
premesse
gioie
gioielli
chiavi
chiavistelli
coltelli
cinte
cinture
ragione
razione
memoria
storia
preistoria.
Almeno io resti / incollata
alla folle
apotropaica
illusione
al feticcio inverato
della mia incessante
seduzione!
da ARGONAUTA
Ruvido ricamo
Avvolta nel gilè di stridenti
corrusche memorie, ti sorrido
travalicando l’esile bordo
della cornice.
L’ho perduto quel bustino
che mi stringeva con lacci
di rimorso
e ora atroce è il risvegliato
tattile rimpianto
del suo ruvido ricamo.
(Eppure l’ho indossato
e sopportabile
era allora la costrizione alla vita)
L’ombra cinerea
Sulle siepi e sui nivei vilucchi
cinerea si adagia l’ombra
ancella della notte, a placare corrusche
lusinghe di un meriggio infuocato.
Lentamente si insinua
negli spiragli dell’affranta mente
e penetra fessure
della terra screpolata,
scampata al tempo degli indugi.
INEDITI
Radice di accoglienza
Quell’ aroma di pistacchi e frangipane
ancora mi inebria mente e cuore,
granita e riso nero,
nero come il velo delle donne
fiere nel lutto sterminato
che i volti immobilizza nell’atrio.
Culla di contrasti e identità,
Sicilia babba e sperta,
Sicilia del carretto e dei pupari,
reliquiario di Agata e Lucia,
urna e alborata di Rosalia!
Rieccomi a Ballarò, il mercato antico:
ancora ho nelle orecchie le abbanniate
e il monotono verso delle cicale
che senza fine rievocano gesta eroiche
dal sole abbacinate e dalla gloria.
Ora mi giunge al cuore
il profumo di arance e capperi maturi,
l’aroma di mandorle amare
e in bocca quel sapore di carciofo fritto!
Amena fiera terra sorridente,
mèsse di grano e di passione,
isola del fico e del frumento,
radice di accoglienza,
giaciglio di sonno e di Archimede,
con una scorza d’arancia mi hai stregata!
Sicilia sempre diversa e sempre uguale,
cerniera di culture e religioni,
Sicilia vorace e mai avara
grande nel bene e pur nel male,
cantilena di mulattieri, eco di lupara
mia terra amara!
Baccello antico
Chicco cullato nel baccello antico,
icastico custode di delizia,
col tuo aroma sfacciato ed impudico,
togli dal cuore l’ansia e la mestizia.
Di Quetzalcoatl divino sei l’erede,
effluvio di allegria e sregolatezza,
ai posteri ti sei donato in fede
d’ essere accolto con assennatezza.
Vellutato, sapido e cangiante,
rito immortale del gusto e del Piacere,
complice sai offrirti, dolce amante,
e voluttuoso fondi nel braciere.
Archetipo di panica follia,
tra sorrisi di spezie e di cannella,
pepe carruba zenzero e poesia,
di sapidi segreti sentinella.
Il tuo corpo crudo e granuloso
odora di vaniglia e di memoria
di un popolo cruento eppur glorioso
che è passato agli annali della storia.
Tesoro dagli Aztechi tramandato,
a chi sa custodirne la purezza,
alle papille giungi sempre amato,
servito in tazza oppure in pasta grezza.
Da Leonardo e altri dotti celebrato,
sei fonte di perenne ispirazione:
eccelso mio sovrano Cioccolato,
a tutti i sensi dài soddisfazione!
TRADUZIONI
Quiet
So in the other
wet life
will we together hold
our thin bodies?
Like Atlante chained
You who have bridled
my submissive heart
by wilies reins
and have flayed it
by sly bulinos,
like Atlante chained
on your curved shoulders
carry
enormous clotting
of my honest fury.
I wait and fear
I wait and fear
that sneezing
of the heart
(re-opened)
that bump
of the voice
(re-felt)
that hit
of the word
(re-born )
Neither blame
Neither blame
nor harm
nor glory,
only a terrible lie
nails
man
to his story
In the depths
In the dephts
of Absolute
I looked for you
and lost myself again.
In the iridescent crystal
of the Incomplete
with impudence
then
I waited for you
and lost myself once more.
Now I find myself
reflected
in the luminous horizons
of your understanding
and I find myself
soaring
in the light breath
of innocence.
Closed books
All now is off
and all now is calm
in the attic
once odorant
of friendly powders
of atoned colors…
Can be said “peace”
the torment
of closed books?
Can be said “light”
the sad reverberation
of an emptied ampoule?