Francesco Maria
MARINO
Francesco Maria Marino è nato a Bari nel 1982, vive in Calabria. Sacerdote, psicologo, teologo e docente universitario. Promuove cultura in ambito scolastico e con i giovani. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni in ambito teologico e psicologico (saggi e articoli). Per la poesia ha pubblicato: Apocrisari della croce (Ed. Del Faro, 2012, Iº posto sez. poesia mistica al Premio Leandro Polverini 2012), Cattedrale di misericordia (Ed. Del Faro, 2016, con prefazione di Rosa Elisa Giangoia), Microscopico furore (Ed. Pagine, 2021, Premio Luigi D’Amico-Parrozzo), Come il bozzolo alla farfalla (Ed. Youcanprint 2024), Tendimi la mano (Ed. Totem, 2024, Iº posto assoluto sez. poesia mistica al Premio Leandro Polverini 2024). Sue poesie sono state pubblicate in Il Parnaso 52 (Pagine, 2013), pp. 27-49; Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei primavera 2021(Aletti, 2021), pp.176-178. Collabora con l’Associazione Culturale di Genova il “Gatto Certosino”.
POESIE
da MICROSCOPICO FURORE
Una fenice felice
Passione per la vita con i pensieri in mano
avviluppati nella mia sempreverde tundra
odo suoni a catena di flauti dolci.
Ed al purpureo tramonto m’immagino
l’umanità addormentata
una fenice felice:
dalle sue ceneri rinasce la vita.
Richiesta urgente
Prego un uomo incontaminato
di riesumare alla luce del giorno
il cervello di Marx e le mani di Gramsci.
À la guerre comme à la guerre
è una carcassa in putrefazione.
Cerco il vento leggiadro
Opera incompiuta
cerco il vento leggiadro
Dio
che ti fai piccolo
tra i piccoli.
Povero tra i poveri
son io
ricco di peccato,
privo della grazia.
E la mia colpa
è più grave
se penso
fresche le ferite
tue della croce.
Mi sento pieno
di stimmate.
da COME IL BOZZOLO ALLA FARFALLA
Sonetto sacerdotale
Un ministro dell’altare
ha un’apertura alare
che cresce di dolore assorbito
per ogni peccatore pentito.
Una carne sacerdotale
naviga con vento di bolina
per ogni accettata spina
che lo rende gioia pasquale.
Il suo canto è gregoriano
per orientare i tuoi passi
a scorger Dio nel profano.
E se nessuno ti ascolta
t’indica il prete
la via di una svolta.
Nel cuore di un prete poeta
Nel cuore di un prete poeta
è tutto l’uomo, che raggrumato
in nodi di vizi si rannicchia
di notte in posizione fetale,
sperando nell’età adulta.
E perciò canto che ha ancora ali,
può alzarsi e cantare, sciogliere
i legacci di una vergogna
posata come tomba sull’anima.
Perché l’uomo sarà pure il corpo
e la lussuria che lo coccola,
ma è oltre ogni volta che torna
alla sorgente della lacrima
e la schiude al sacrificio.
Sta la poesia del prete all’uomo
come il bozzolo alla farfalla.
Lago contemplativo
Fattomi lago contemplativo
con pertugi in superficie
perché si potesse pescare
dal mio infante scrigno
ho udito il vento fresco
di due mani sussurrarmi:
“di venerdì santo devi patire
perché sei chicco e devi morire”.
Concerto naturale
Seduta sul tappeto di sabbia
anima mia
cogli la ninna nanna delle onde
che la paffuta sfera di fuoco
si diverte a inseguire
negli spumosi scoppiettii
d’acqua increspata
con l’ultimo raggio di sole.
È in questo concerto donato
la cima della libertà
che fa le lacrime tue impastate
con le molecole d’acqua
zampillanti sul mio viso.
Questo spettacolo
circoscritto e dilatato
ti dice che Dio è innamorato.
da TENDIMI LA MANO
Mano tesa negata
Mediterraneo è il mare grasso e chiuso
di chi è troppo vivo
per respirare la morte
e già morto per vivere
in dono e gratitudine.
Mediterraneo è lo specchio
che riflette la malattia globale
dell’uomo prono al capitale.
Mediterraneo è il sorriso relativista
che s’ingrossa di cadaveri,
cimitero di preghiera simulata,
forse pietà, cristiano aiuto,
spesso mano tesa negata.
Mare nostrum
colpa vostra.
Fratello d’Africa
Fratello d’Africa, fratello di colore
che respiri speranza e gomma bollente
tra lacrime di sale e convulsa febbre,
che singhiozzi per l’assurda violenza
mostrando le offese sulla carne tagliata,
all’alba perdonaci nell’aria
e sciogli nell’acqua il sangue freddo
della tua forzata traversata.
Al tuo approdo miracoloso
forse ti daremo il calore del sole
che portavi vibrante sulla pelle,
o forse noi gelidi sepolcri lo berremo da te,
o sarà che ci farai vergognare
riflettendo il pregiudizio incollato
sui nostri giorni di morti viventi.
Non so toccare l’esclusione,
qui si parla più di espulsione,
ma prego il Signore del cuore
che ci bombardi l’indifferenza
come chemio col tumore.
Talib
Talib, ragazzo dalle mani screpolate
e incrostate di sangue e paura
ti ricordo per i tuoi occhi neri
e assetati di normalità.
Avevi l’insolenza nel cuore
Abituato a non sperare più
e la forza del raro sorriso
di chi porta con sé un’ombra.
Alla prima auto, sudata
con lavoro e quotidianità
hai lasciato le tue carni
sul ciglio di una strada periferica.
Ora ti sia lieve l’italica terra,
anima delle notti arabesche. E nel tuo nome
si faccia pacifico il suolo vermiglio.
da APOCRISARI DELLA CROCE
Equilibrista sulla corda
Mi è stata data una spina
da sopportare con gioia:
ricordarmi che prima che passasse
ero equilibrista sulla corda
ignaro del precipizio.
Beatitudine mia
La beatitudine che mendico
al mio angelo custode:
una parola che giunga
com’eco dall’eternità
e m i sollevi come piuma
sulla danza della verità.
Amante sacerdotale
Amante sacerdotale
dalle notti sempre cangianti
poeta sei la terra primordiale
che nell’ora delle trombe
resisterà a Gerico traviata.