Francesca
LUZZIO
Francesca Luzzio è nata nel 1950 a Montemaggiore Belsito e vive a Palermo. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Cielo grigio (Cultura Duemila, 1994), Ripercussioni esistenziali (Thule, 2005), Poesie come dialoghi (Thule, 2008), L’agenda dell’amore–Una poesia al mese (Il Convivio, 2017), Cerchi ascensionali (Il Convivio, 2018); il libro di racconti e poesie Liceali -L’insegnante va a scuola (Genesi, 2013); il profilo saggistico La funzione del poeta nella letteratura del Novecento ed oltre (Ilapalma, 2012). Ha curato con Marcello Scurria Poetare e raccontare – Laboratorio di scrittura creativa- (Arianna, 2010). Ha partecipato alla stesura degli studi Poesia italiana del Novecento e Narrativa italiana del Novecento, pubblicati dalla rivista didattica “Allegoria”, diretta da R. Luperini (1995) e alla composizione della raccolta antologica di fiabe I Colori delle parole (Arianna, 2019). Ha ricevuto riconoscimenti come il Premio Concetta Settineri e il Premio Salvator Gotta. È inserita in numerose rassegne critiche e antologie. Come critico letterario ha collaborato o collabora con riviste e siti on-line, quali Il Convivio, Vernice, La Nuova tribuna letteraria, Le Muse, Il Salotto degli autori, Euterpe, Alcyone2000, Oubliette Magazine, Letteratura e cultura, Unicult, Culturelite.
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POESIE
da CIELO GRIGIO
Cielo grigio
Cielo grigio, nube corrente
verso spazi infiniti,
e, nell’ignoto cammino,
tu mi guardi ….
trasognata e sorridente
per tanto inutile
morire!
Bolero
Sole dorato di giugno inoltrato
appare lontano, inonda il divano,
pulviscolo strano ondeggia leggero
e tu ti lasci accarezzare
dal calore che invade.
Ascolti il Bolero
non curante, indifferente …
mentre il sole voluttuoso ti pervade.
Ballerini gitani
Improvvisi e frementi
entrano in scena.
Guardi e abbandoni il torpore,
fremono le tue membra e il tuo cuore:
ricordi i tempi lontani,
le occasioni perdute,
il bimbo mai nato
dal tuo ventre squarciato.
Protezione
Incalza la sera
e cerchi l’alveare:
hai tanta voglia
di sfuggire all’orca,
nemica del bene.
Mille ostacoli da superare
rendono difficile restare:
nell’alveare trovi il miele,
sogni i prati aprichi in fiore,
spegni il lume
e ti rannicchi nel calore.
da RIPERCUSSIONI ESISTENZIALI
(Ripercussioni esistenziali)
Leit- Motiv
Inutile e svuotata
mi stritoli tra le dita
come una lattina
di coca-cola vuota.
Mi butti
e il vento indifferente
mi porta via.
Rotolo
tra i tuoi accidenti-eventi
e aspetto
la divina metamorfosi
che, gabbiano leggiadro
mi faccia volare tra cielo e mare.
(Arancia solare)
Fantasmi
Il palcoscenico della mente
spesso si affolla di attori:
fantasmi vivi
di un tempo che fu.
La schiera è troppo grande
per farli tutti recitare,
ma ascolto sempre volentieri
la risposta ai miei perché.
Spettatrice unica
nella vuota platea,
continuo a sentire
la forza dell’amore.
(L’immutabile società)
Non è più tempo
Eracle è morto o vive ancora?
Il mio mito lo dice sepolto
nel ghiaccio meduseo del cuore!
Corpi che dormono tra cartoni
occhi atterriti, sbarrati nell’ultimo
estremo dolore
non sciolgono l’errore:
la ruota è immobile
la porta chiusa,
né l’acqua dello Stige
risana la ferita.
Tu resti così, impassibile
quale ossianica iconografia
di chiesa gotica sconsacrata.
Troppo tardi, non è più tempo
troppo avanti la stagione:
Eracle non può più baciare
l’inconsistente parvenza d’amore.
Il gelido inverno del potere
ha fermato ormai ogni mitico
ritorno di miti e dei.
da POESIE COME DIALOGHI
(Io e….)
Trama di vita
Le arance incastonano i rami
L’azzurro di cielo nel verde traspare.
Cromatiche note di antiche canzoni
mi portano indietro, nel mio ieri:
fabule vecchie raccontano episodi.
Le fabule sono di ieri
ma tutto ti appartiene.
Trova il filo conduttore
nel succedersi degli episodi
e con esso tessi in modo nuovo
la tela del domani.
Domani non vorrei
una trama fitta di causalità,
ma un filo intrecciato
con alessandrina abilità.
(…. il mondo)
Bagliori e lamenti
È dolce la sera :
l’aria fresca lambisce la sua carezza
luci cadenti scivolano silenti
e il cielo brilla di bianchi bagliori.
Ricordo altre luci cadenti, sibilanti
altri bianchi bagliori vibranti.
Mi pare di sentire mille e mille Eco fuggenti
che diffondono di monte in monte lamenti.
Per questo io riprendo spesso la mia conchiglia
e nella intermittente luce della notte
vado a mostrare la perla nascosta.
Profeta isolato che parli d’amore!
Non è più tempo di valori:
tra i nidi distrutti
non incontri rondini, né uomo:
solo parvenze, fantasmi svuotati
manichini abbrutiti da grandi ferite.
Credo che hai ragione:
il sole sorge, ma non riscalda
tutti in modo uguale.
Tacitiana memoria mi dice
che Roma uccide ancora
e chiama civilizzazione
l’arroganza, il potere, la presunzione.
Rivelazione
Rare occasioni
Realizzano incontri veri.
Alcuni sono nebbia al sole
altri Orsa Maggiore.
Come fare per capire?
Vero o falso non sono colori
né vivo più l’innocenza infantile.
L’incontro vero svela
la sintassi del creato
il soffio alato di Dio
in chi comprende la poesia.
La poesia ? Nessuno l’ascolta.
le sue voci sono effimere orme
passi calcati su sabbiosi deserti
senza sentieri.
Forse dici la verità,
ma non smetto di cantare:
ho trovato chi nutrito sa ascoltare
pudichi sussurri, sommesse preghiere
di umanità.
da LICEALI – L’INSEGNANTE VA A SCUOLA
(L’insegnante va a scuola)
Compito in classe
Riposa la mente, non penso
nell’insolito silenzio
di mille voci canore.
I banchi discosti per non copiare
la mia mente immersa in profondi
pensieri intorno ai doveri.
Il fruscìo di una pagina di vocabolario
lo scorrere dell’occhio per trovare
la frase Marci Tulli Ciceronis, autore.
Ed io ora non penso
conto le antenne paraboliche
per divagare . . .
Sorrisi furtivi d’incipienti amori
allentano ogni tensione
e volano alte tante farfalle
battiti di ali, battiti di cuori
battiti di catulliana passione.
(È bellissimo ritornare)
Canzone tragica
A Stella
In questo momento dissennato della notte
ascolto te, Stella,
diva con voce di contralto
che nel teatro costruito dalla mente
canti crudi stilemi
memoria iterativa dell’aria
di un melodramma che una volta,
pudica, mi sussurrasti appena.
La costante fluidità di ritmo
l’assenza di varietà di toni
ripropone l’inconfessabile tema
del giglio senza petali
il giorno della prima comunione.
(È l’ultimo anno… non tornerò più)
Emozioni
agli allievi di V
E poi è finita:
amaro in bocca di sempre
ultima emozione sussultante.
Esaminatrice esaminanda
chiedere e soffrire
gioire in voi per voi,
colombi dirompenti
nel cielo azzurro della vita.
Ad ogni domanda
il lago ribolle
e impotente si placa
in lenta risacca
che non fa quasi rumore,
tra ghiaia di rado spumeggiante
per insolita allegria.
da CERCHI ASCENSIONALI
(Primo cerchio)
Spolverare
Domani è festa
ed io spolvero.
Tolgo la polvere
dell’inverno e dei pensieri
non importa se di oggi o di ieri.
Ma oggetti, ninnoli, foto
infieriscono nella mente
e mi ricordano persone, momenti
che sono stati e
non saranno più,
mi ricordano eventi
che avrebbero potuto essere
e … non sono stati
senza un perché.
Passa il tempo …,
ma non sarebbe nulla
se nel trascorrere dei giorni
non fosse la vita ad andare via.
Ormai non è più tempo di programmare,
ma di sistemare, spolverare
la stasi temporale.
(Secondo cerchio)
Lacrime di stelle
A mio padre
Son qui e non so che fare
son qui e mi chiedo perché
sono in preda a tanti pensieri
da trascendenza svincolati,
ma neanche appagati dal
solito, patologico, orizzontale.
Soffia il vento tra i miei capelli e tra gli ulivi
e la tua voce, padre, aleggia
leggera nel fruscio rapido
dei rami che si agitano
e si abbracciano nel sussurrarsi
la nuda verità.
Cammino tra zolle umide e prive di sentiero
e vedo lacrime di stelle
giacenti sul trifoglio diamantino.
(Terzo cerchio)
Il cielo è di acqua
Ai migranti
Adesso che sono qui,
in questa terra straniera,
rivedo la mia capanna
e le lacrime velate
di sorriso di mia madre.
Rivedo mia figlia
e il suo sorriso stupito
e poi … poi … dice:
-Azzurro, papi, il cielo,
è di acqua come il mare?-
Mare che sfiori come sfioravi
la guancia di tua madre.
E il mare pietoso ti abbraccia …
-Ciao amore, ti vedo, ti vedo!
Hai lo stesso sorriso di allora
nel cielo acquoso dove abiti ora.-
(Quarto cerchio)
Prego Maria
In chiesa suona malinconico il violino
ed io muoio:
ogni nota è prova funerea,
è un passo verso la fine.
Socchiusi gli occhi, prego Maria.
Un raggio filtra e s’intravede la via:
verde intenso di colle si staglia
nell’azzurro del cielo
e crea contrasto armonico
di vitalità.
M’inerpico festosa
e tendo una mano:
nutro corpi che hanno fame,
ricamo stoffe bianche e nere….
Rinnovato sentimento di vita
prova propulsioni di utilità.