Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Fortini
Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/franco-fortini/
POESIE
da “Foglio di via”
E
QUESTO È IL SONNO
E
questo è il sonno, edera nera, nostra
Corona: presto saremo
beati
In una madre inesistente, schiuse
Nel buio le labbra
sfinite, sepolti.
E quel
che odi poi, non sai se ascolti
Da vie di neve in fuga un canto o
un vento,
O è
in te e dilaga e parla la sorgente
Cupa tua, l’onda vaga tua del
niente.
QUANDO
Quando
dalla vergogna e dall’orgoglio
Avremo lavate queste nostre
parole.
Quando
ci fiorirà nella luce del sole
Quel passo che in sonno si sogna.
VICE VERIS
Mai
una primavera come questa
È venuta nel mondo. Certo è un
giorno
Da molto tempo a me promesso questo
Dove tutto il mio
sguardo si fa eguale
Ai miei confini, riposando; e quanta
Calma
giustizia nel pensiero è in fiore
Quanta limpida luce orna il
colore
Delle ombre del mondo. Ora conosco
Perché mai degli
inverni ove a fatica
Si levò questo esistere mio vivo
M’è
rimasto quel nome, che mi scrivo
Su quest’aria d’aprile, o
sola antica
E perduta oltre il pianto sempre cara
Immagine
d’amore mia compagna.
FOGLIO DI VIA
Dunque
nulla di nuovo da questa altezza
Dove ancora un poco senza
guardare si parla
E nei capelli il vento cala la sera.
Dunque
nessun cammino per discendere
Se non questo del nord dove il sole
non tocca
E sono d’acqua i rami degli alberi.
Dunque
fra poco senza parole la bocca.
E questa sera saremo in fondo alla
valle
Dove le feste han spento tutte le lampade.
Dove una folla tace e gli amici non riconoscono.
LA ROSA SEPOLTA
Dove
ricercheremo noi le corone di fiori
le musiche dei violini e le
fiaccole delle sere
Dove
saranno gli ori delle pupille
Le tenebre, le voci – quando
traverso il pianto
Discenderanno
i cavalieri di grigi mantelli
Sui prati senza colore, accennando.
E di noi
Dietro
quel trotto senza suono per le valli
D’esilio irrevocabili,
seguiranno le immagini.
Ma il
più distrutto destino è libertà.
Odora eterna la rosa sepolta.
Dove
splendeva la nostra fedele letizia
Altri ritroverà le corone di
fiori.
da “Un’altra attesa”
L’ORA
DELLE BASSE OPERE
È
tutto chiaro ormai,
le parole dei libri diventate
tutte vere.
Tutti gli altri lo sanno.
T’hanno detto di fare due passi
avanti
in mezzo al cortile d’acqua e vento,
di lumi gialli
prima dell’alba.
Vedi cani maestri con grembiali di
cuoio
scaricare quarti umani per le celle
refrigerate e
crusca
sotto i ganci cromati. Gli scontrini
li timbrano alla
porta
dove a battenti aperti aspetta un camion.
Era giorno, i
postini
sgrondavano gli incerati nelle guardiole.
UNA FREQUENZA
E
a mezzo della pagina che leggi,
a mezzo della lettera che scrivi,
il no per sempre
e il mai più.
Quasi
calda è la fronte ancora ma irradia
soltanto il suo segnale
ormai. Così
lo sterno della bestia disgregata
nel carbonio e
la scoria nel cemento
viva murata morderanno sempre.
da “La posizione”
L’APPARIZIONE
Continua
a sparire e apparire un uomo innominabile. È come
nel video. Non
lo senti urlare.
Ha le mani nel mucchio del tenue che cola sulle
cosce, le
sclere sgusciate.
Ma non lo devi rappresentare.
Non
devi forzare nessuna parola.
Tutto è da contemplare.
Tutto è
da fare.
da “Versi a un destinatario”
GLI
OSPITI
I
presupposti da cui moviamo non sono arbitrari.
La sola cosa che
importa è
il movimento reale che abolisce
lo stato di cose
presente.
Tutto
è diventato gravemente oscuro.
Nulla che prima non sia perduto ci
serve.
La verità cade fuori dalla coscienza.
Non sapremo se
avremo avuto ragione.
Ma guarda come già stendono le loro
stuoie
attraverso la tua stanza.
Come
distribuiscono le loro masserizie,
come spartiscono il loro bene,
come
fra poco mangeranno la nostra verità!
Di noi spiriti
curiosi in ascolto
prima del sonno parleranno.
da “Il falso vecchio”
IV.
Il
verbo al presente porta tutto il mondo.
Mi chiedo dove sono i
popoli scomparsi.
Il fattorino vestito di grigio in cortile mi
dice
che alcuni stanno nascosti sotto il primo sottoscala.
Ho
portato con me sotto il primo sottoscala
le ceneri di Alessandro,
il pianto di Rachele.
Il verbo al presente mi permette di
scomparire.
Il fattorino non vede più dove sono scomparso.
Versi scelti 1939-1989 (Einaudi, 1990)