Carlo
NARDESE
Carlo Nardese è nato nel 1963 a Noventa di Piave (VE) dove è scomparso prematuramente nel 2011. Ha pubblicato le raccolte di versi: La vita futura (Edizioni del Leone, 1986), L’infinito prossimo (Edizioni del Leone, 1987), Nel triste paese del rimorso (Edizioni del Leone, 1989), Passaggi obbligati (Edizioni del Leone, 1991), Notazioni di un commesso viaggiatore (Edizioni del Leone, 2005) ed il romanzo epistolare Lettere a un pipistrello (Archinto Editore, 1999).
http://www.literary.it/dati/literary/luongo_bartolini/notazioni_di_un_commesso_viaggia.html
POESIE
INEDITI
Parole
donami solo parole
– fa che sia eterno
lo zampillio
della fontana umana
che sempre la pupilla
resti vigile nel vano commercio
del nostro quotidiano.
Parole
sogno più vero del reale
sorgente viva nella morte della vita.
… e quando
baci avidamente
la crepa della tazza
non plachi la tua sete
– cerchi l’altra metà
di me
che ti somiglia
io geloso del liquido
che ti penetra
aggiungo il nero alla crepa
del mio cuore sbeccato.
Io che non sono
la mia vita
lascio che il tempo
scompaia e ricada
dietro risate
di carta opaca
non ho la pazienza
di un fiore incartato
neanche la dote del distacco
ogni minimo sguardo
rubato o dato
mi scuote il cuore
di te
conosco solo
il nome…
Per te
rosa generosa al tatto
di tempo instabile
colonna
– arco luminoso
stella piacente
questo giorno amante
non fugga nel ritmo
di esatti secondi
ma riviva costante
nel mio desiderio
di futuro gioco.
Per te
rosa voluttuosa al tatto
canto confuso
il bene.
Vivo una casa non finita
e trascino detriti quotidiani
che operai innocenti
continuano abilmente
a rendere evidenti.
Corpo
mescolanza errata
di sabbia e cemento
donami ancora
la splendida giravolta
del capogiro
il laccio stretto
della commozione
il fumo nella gola
che deliziosamente attende
il comico crollo.
Anima
generata dal caso
o voluta per incanto
– crepa piccolo vanto
accerchiata
dalla gioia primitiva
di chi mi ha donato il passo.
Ora tace
l’anima assassina
animale da cortile
uccello stanziale.
L’idea
non può fare
– è la parola
il balsamo
ma voi farfalle
non parlate
non giudicate
la qualità del polline
e siete del fiore
la ragione.
… ancora la parola
che distingue il bosco infinito
io erba nascosta tra erba
con un dito accarezzo
le vocali in seno
e il divenire
si risolve nello sguardo
ondulato
cercando gazza
che acclama aria.
A W.H.A.
Ti chiamavo
pensando fossi tu
a cercarmi
– a volte Ti dicevo
che eri un grande poeta
con la stessa gratitudine
di un figlio innamorato
ma stupido
E Tu non eri nel ricordo
padre o nonno vero
Ti rivedo in grosse scarpe
tra fresca e morbida neve
in una foto di Avedon.
Ascolta.
In ogni luogo
getta un pezzetto di dolciume
vedrai decine di formiche dal nulla
di colpo comparire
un piccolo nero fiume.
Dov’eravate?
Nei cunicoli del mondo?
Nelle catacombe della mia mente
aspettate affaccendate di postare pensieri?
Guarda l’insetto gemente
ora succede l’inevitabile
dolce oppure amaro
la fila si compone
processione del piacere.
Questo è il tempo
della paura
dei muri alzati
nel timore che l’altro
possa accedere alla tavola
comune del diritto.
Spazio generoso
quanto nelle menti
esteso
non occupato
– ciò che saremo
è pensiero ansioso
troppi i volti
nel ciò che siamo stati.
da PASSAGGI OBBLIGATI
Anima mia
barattolo rovesciato
ti vedo immobile
mentre il corpo ti sorpassa.
Tutto accade
e tutto nulla fa accadere.
La verità non è in te
ti viene suggerita
da leggeri movimenti
di dita…
Ogni volta
che scrivi una parola
la uccidi e
inutilmente la doni
in pasto a curiosi
cortei di occhi
che ne cantano il dolore.
Ho comprato molti libri
che non ho mai letto.
Stanno lì pietrificati
li guardo
impaurito dalla loro eleganza
li adoro per la loro assenza.
Pochi libri leggerò
per la sapienza del cuore
molti ne comprerò
per i miei sguardi d’amore.
Di quei tanti
passaggi obbligati
uno ce ne fosse stato
in cui potermi infilare…
Ma la vita furiosa
assiepa amanti e ladri
dietro ad un unico muro.
Il mio pesce nero
è morto.
Non l’ho tolto dall’acqua
– lo lascio galleggiare
a pancia in su
da due giorni.
Le sue cose non dette
di rimando mi spezzano.
La forza o
il coraggio
di dirgli
ho sbagliato.
Ci sono rose
che non si possono cogliere.
Lascio fra finestre ghiacciate
che lentamente lo sguardo
si posi su un cielo
di molte rose non colte.
Astenia
che risucchi i pori
e dilati forze
– abbatti muri
inutilmente alti
gonfi di crepe
di mattoni mancanti.
La poesia
sta al poeta
come la preda
sta al cacciatore.
Sfuggono entrambi
poesia e preda
al sogno di conquista
in un abbaglio di luce.
A me
del poeta
manca il senso del viaggio.
Mi rincorro a cerchio
come un gatto
mordendo l’illusione
della parola…
È quel che non diciamo
che ci avvalora
nel momento stesso
pensiero che dilaga.
La mia mente
guarda e deride
l’io che si riflette
come avorio distratto
che scivola sul prato
immacolate dalle attese.
… e colpi di reni
in partenza decisi.
da L’INFINITO PROSSIMO
Stiamo tutti aspettando
assiepati al muro
che scorra il fiume
lento e greve
sognando mari
in cui immergere l’anima.
Tiriamo un sasso
voltando le spalle
nuotatori sbilenchi
tra barriere di corallo
umane.
Evapora
il rumore
sbatte
inquilino del mondo
incede grattando
storcendo
sporcato d’aria
leccando muri
… gratificato di sé.
Voci
dall’infinito prossimo
negazioni
esercizi in me di allontanamento
sussurri
gocce di dolcezza che
pizzicano la mente
senza lasciare segni evidenti…
da LA VITA FUTURA
Sfogliando lo scorrere del tempo
innaffiando di sogni la vita
appassisco ridendo.
Padre
sulle ginocchia ti stavo ogni ora
ad ascoltare ogni tua parola
e tu mi amavi con tutto il cuore
mi innalzavi come trofeo.
Te ne stavi andando.
La tua vita è stata un quadro
dai mille colori
dai mille soggetti
ora chiari
ora astratti
ma sempre dipinti da uno stesso pittore.
Te ne stavi andando.
Un giorno di luglio
i colori sono finiti
deposti i pennelli
la tela è sparita ai tuoi occhi.
Ma di te mi è rimasta
racchiusa nel cuore
l’opera più bella
che hai potuto creare :
la tua vita d’amore.
Te ne sei andato
senza far rumore.