Attilio Bertolucci è nato a San Lazzaro di Parma nel 1911. Allievo di Roberto Longhi, ha insegnato storia dell'arte e poi ha svolto attività pubblicistica e di consulente editoriale. Ha diretto “Nuovi argomenti”. La sua produzione poetica iniziale è compresa nei due libri Capanna indiana (1951) e Viaggio d'inverno (1971), preceduti dall’esordio di Sirio (1929), e ha successivamente pubblicato il romanzo in versi La camera da letto (I, 1984; II, 1988) e le raccolte Verso le sorgenti del Cinghio (1993) e La lucertola di Casarola (1997). Ha anche pubblicato la raccolta di scritti saggistici Aritmie (1991); il carteggio con Vittorio Sereni, Una lunga amicizia: lettere 1938-1982 (1994); e All'improvviso ricordando (1997), un libro di "conversazioni" con Paolo Lagazzi. A cura dello stesso Lagazzi e di G. Palli Baroni è apparso un volume di Opere (1997), comprendente poesie, traduzioni e saggi. È stata pubblicata postuma, nel 2011, la raccolta di scritti La consolazione della pittura. Scritti sull'arte. È morto a Roma nel 2000.
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Attilio_Bertolucci
Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/attilio-bertolucci/
POESIE
Verso le sorgenti del Cinghio
Volevamo
risalire alle sorgenti del Cinghio
il giorno era d'aprile ventoso
e celeste
ci portava via sbiancava i salici bassi
già dietro
di noi perduti come la casa
in cui s'erano dimenticati di
noi fuggitivi
esploratori muniti di cibo e coltellini multipli
per
una lunga assenza forse per un distacco...
Non io che partecipavo
all'impresa come cronista
senza la bella volontà
liberatoria
degli altri senza la loro strenua fiducia
mentre
attraversavamo proprietà sconosciute
seguendo l' incantagione
sinuosa, del Cinghio
avvicinandosi all'occhio lo scenario
azzurro
delle colline rumoreggiando più e più
il rio
amato... Ma il tempo
era passato per me che sentivo
acuta la
perdita della casa e di chi
a quest' ora forse s'era ricordato di
noi
soffrendo come io soffrivo del distacco
così che con
l'astuzia persuasiva del poeta
li convinsi anime pure e
schiette
volte al giusto di una fantastica impresa
a desistere
a volgersi come una compagnia
di soldati sconfitti verso il
quotidiano il solito
il monotono - quanto io desideravo di più al
mondo
e che già si svelava intiepidito di luce.
Convalescente
Ancora
vita il tuo dolce rumore
dopo giorni bui e muti riprende.
Porta
il vento di maggio l’odore
del fieno, il cielo immobile
splende.
Gli occhi stanchi colpisce di lontano
il rosso
papavero in mezzo al tenero grano.
Sei stata mia compagna di scuola
Sei
stata mia compagna di scuola
ma hai un anno meno di me
abbiamo
un bambino che va a scuola mi
sono innamorato di te...
Fingerò
d’essere una tua scolara
che s’è innamorata di te
mi sono
fatta una frangetta
per cenare fuori con te...
Cerchiamo
una locanda piccina
nella città ma non c’è
inventiamola
affacciata sul fiume
che allevò me e te...
Di acqua nel
fiume che è nostro
ce n’è e non ce n’è...
Inventerò un
nuovo mese
ricco d’acqua per te...
Che si rifletta in me
nei miei occhi
china dalla veranda inverdita
sull'acqua che
somiglia la vita
rubandomi e restituendomi a te.
Torrente
Spumeggiante,
fredda
fiorita
acqua dei torrenti,
un
incanto mi dai
che
piu bello non conobbi mai;
il
tuo rumore mi fa sordo,
nascono
echi. nel mio cuore.
Dove
sono? Fra grandi massi
arrugginiti,
alberi, selve
percorse
da ombrosi sentieri?
Il
sole mi fa un po' sudare,
mi
dora. Oh, questo rumore tranquillo,
questa
solitudine.
E
quel mulino che si vede e non si vede
fra
i castagni, abbandonato.
Mi
sento stanco, felice
come
una nuvola o un albero bagnato.
Sereno
d'autunno
Non
ricordavo un ottobre
così a lungo sereno,
la terra
arata
pronta per la semina,
spartita da viti rossastre
molli
come ghirlande.
Fine d’estate
Come
agosto finisce, la mattina
dopo una notte di pioggia si sente
(il
cielo è più profondo ) che l'autunno
sta per venire; ci si
guarda intorno
e non si sa che fare: tutto
è fresco,
rinnovato da uno smalto
malinconico di perplessità!
Allora
si gironzola, si sta zitti,
sappiamo che c'è tempo, ma che
pure
l'anno dovrà morire, ed il bel cielo,
il verde
verniciato delle piante,
il rosso delle ruote ad
asciugare,
l'incudine che suona di lontano,
lento cuore
del giorno, tutto parla
d'una partenza prossima, un addio.
La
memoria è una strada che si perde
e si ritrova dopo un'ansia
breve,
tranquilla: già nel sole di settembre
scottante
sulla schiena è un'altra estate,
che le vespe ronzando
sulle ceste
dell'uva bianca indorano, e si mischia
al loro volo
il rumore nascosto
e perenne del grano che ventila
un vecchio
attento e polveroso.
Nessuno
Io
sono solo
il
fiume è grande e canta
Chi
c’è di là?
Pesto
gramigne bruciacchiate.
Tutte
le ore sono uguali
per
chi cammina
senza
perché
presso
l’acqua che canta.
Non
una barca
solca
i flutti grigi
che
come giganti placati
passano
davanti ai miei occhi
cantando.
Nessuno.
Gli anni
Le
mattine dei nostri anni perduti,
i
tavolini nell'ombra soleggiata dell'autunno,
i
compagni che andavano e tornavano, i compagni
che
non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.
Perchè
questo giorno di settembre splende
così
incantevole nelle vetrine in ore
simili
a quelle d'allora, quelle d'allora
scorrono
ormai in un pacifico tempo,
la
folla è uguale sui marciapiedi dorati,
solo
il grigio e il lilla
si
mutano in verde e rosso per la moda,
il
passo è quello lento e gaio della provincia.
La
rosa bianca
Coglierò
per
te
l'ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che
fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l'hanno visitata
sino
a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
E' un
ritratto di te a trent'anni,
un pò smemorata, come tu sarai
allora.
da Tutte le poesie