Nanni Balestrini è nato nel 1935 a Milano e vive a Roma. Ha fatto parte della neoavanguardia e degli scrittori intorno all'antologia I Novissimi, che negli anni sessanta presero la denominazione di Gruppoi ’63. La sua vasta produzione comprende poesie sperimentali (è stato il primo autore ad usare il computer per comporre una poesia) e romanzi impegnati politicamente riguardanti le lotte degli anni sessanta e gli anni di piombo. A seguito dell'ondata di arresti che ci furono a partire dal 7 aprile del '79 per quelli che erano i presunti capi delle organizzazioni sovversive, ha evitato il carcere rifugiandosi in Francia. Sugli argomenti degli anni 70 ha scritto anche il saggio L’orda d’oro in collaborazione con Primo Moroni (Sugarco, 1988). Il saggio è stato ristampato da Feltrinelli (1997, 2003) con l'aggiunta di ulteriori contributi diUmberto Eco, Toni Negri, Rossana Rossanda e molti altri. Ha contribuito alla nascita di riviste quali Il Verri, Quindici, Alfabeta, Zooom. Di poesia, ha pubblicato: Come si agisce (Feltrinelli, 1963), Ma noi facciamone un'altra (Feltrinelli, 1966), Poesie pratiche (antologia 1954-1969, Einaudi, 1976), Le ballate della signorina Richmond (Coop. Scrittori, 1977), Blackout (DeriveApprodi, 2009), Apocalisse (Scheiwiller, 1986), Il ritorno della signorina Richmond (Becco giallo, 1987), Osservazioni sul volo degli uccelli, poesie 1954-56 (Scheiwiller, 1988), Il pubblico del labirinto (Scheiwiller, 1992), Estremi rimedi (Manni, 1995), Le avventure complete della signorina Richmond (Testo&Immagine, 1999), Elettra (Luca Sossella, 2001), Tutto in una volta, antologia 1954-2003 (Edizioni del Leone, 2003), Sfinimondo (Bibliopolis, 2003), Sconnessioni (Fermenti, 2008), Blackout e altro (Deriveapprodi, 2009), Lo sventramento della storia (Polìmata, 2009). Ha pubblicato i romanzi: Tristano (Feltrinelli, 1966), Vogliamo tutto (Feltrinelli, 1971), La violenza illustrata (Einaudi, 1976), Gli Invisibili (Bompiani, 1987), L’editore (Bompiani, 1989), I furiosi (Bompiani, 1994), Una mattina ci siam svegliati (Baldini & Castoldi, 1995), La Grande Rivolta (Bompiani, 1999), Sandokan, storia di camorra (Einaudi, 2004), Liberamilano (DeriveApprodi, 2011); e i racconti: Disposta l'autopsia dell'anarchico morto dopo i violenti scontri di Pisa (in Paola Stacciali, In ordine pubblico, 2002. pp. 25-31), Girano Voci. Tre Storie (con disegni di G. Baruchello, Frullini, 2012). Ha pubblicato inoltre le Antologie Gruppo 63 (con A. Giuliani, Feltrinelli, 1964), Gruppo 63. Il romanzo sperimentale (Feltrinelli, 1965), L'Opera di Pechino (con L. Paolozzi, Feltrinelli, 1966); il radiodramma
Parma 1922 (DeriveApprodi, 2002) e il saggio Qualcosapertutti. Collage degli anni '60 (Il canneto editore, 2010).
Da I Novissimi. Poesie per gli anni '60
Apologo dell'evaso
La
massima della mia azione difforme,
infausto al popolo il fiume
che
al cinema videro spopolare
il
delta, i fertilissimi campi
e i più nocivi insetti
(chiara
minaccia ai vizi dei governanti!)
Fra i pampini
ovunque liberi testi poetici
galleggiavano, gonfi - e si fa
vano
l'ufficio dello storicò. Ma saremo
a lungo preservati
dal morso
del tafano azzurro, da iniezioni
di calciobromo,
dall'unghie della zarina?
Lucenti strani corpi
violano il
cielo; sbanda
il filo di formiche diagonale
nel cortile
riemerso; ancora
il sole sorge dietro
la Punta Campanella
incustodita
dai finanzieri corrotti e un argine
ultimo
crolla. Lode
a un'estate di foco. S'io fossi
la piccola
borghesia colata
nelle piazze fiorite e nei dì
di festa che
salvi c'ignora
dalla droga e dalla noia per un po'
d'uva
lavata in mare
presso la marcia catapulta; rifugiati
al
primo tuono nelle gelaterie - chi fuggirei?
Passato il
temporalaccio d'agosto
i graspi giungono a riva
fra i remi
ai contrabbandieri salpati
nel novilunio e anzitutto
conviene
(usciti dal vico cieco chiamammo
e orme erano
ovunque
dell'abominevole uomo delle nevi)
fare l'amore intanto
che sui porti la Via Lattea dilata.
Il Po nasce dal
Monviso;
nuvole... ma di ciò, altra volta.
da LA BALLATA DELLA SIGNORINA RICHMOND
Eccomi
qua ancora una volta
seduto di fronte al pubblico della poesia
che
seduto di fronte a me benevolmente
mi guarda e si aspetta la
poesia
come
sempre io non ho niente da dirgli
come sempre il pubblico della
poesia lo sa benissimo
certamente non si aspetta da me un poema
epico
visto anche che non ha fatto niente per ispirarmelo
l’antico
poeta epico infatti come tutti sappiamo
non era il responsabile
della sua poesia
il suo pubblico ne era il vero
responsabile
perché aveva un rapporto diretto
con
il suo poeta
che dipendeva dal suo pubblico
per la sua
ispirazione
e per la sua remunerazione
la
sua poesia si sviluppava dunque
secondo le intenzioni del suo
pubblico
il poeta non era che l’interprete individuale
di una
voce collettiva che narrava e giudicava
questo
non è certamente il nostro caso
non è per questo che siete qui
oggi in questa sala
purtroppo quello che state ascoltando non è
il
vostro poeta epico
e
questo perché da tanti secoli
come tutti sappiamo
la scrittura
prima
e successivamente la stampa
hanno
separato con un muro di carta e di piombo
il produttore e
il
consumatore della poesia scritta
che si trovano così
irrimediabilmente separati
e
perciò oggi il poeta moderno
non ha più un suo pubblico da cui
dipendere
da cui essere ispirato e remunerato
solo pubblici
anonimi e occasionali
come
voi qui ora di fronte a me
non più una voce collettiva
che
attraverso la sua voce individuale
racconta e giudica
il
suo rapporto col pubblico ha perso ogni valore dicono
non gli
rimane che concentrare il suo interesse
sui problemi
dell’individuo singolo
sui suoi comportamenti particolari
il
poeta moderno è autosufficiente
praticamente mai remunerato
non
pronuncia alcun giudizio
ciò che conta per lui ci dicono
è
soltanto il suo
immaginario
le sue ossessioni consce
e
inconsce
perché
per lui non esiste ci dicono
che l’individuo come
singolo
irriducibilmente diverso
e separato dagli altri
e
così il poeta moderno
solo
o anche davanti al pubblico della
poesia
dialoga individualmente con la sua poesia
la
immagina naturalmente come un’affascinante signorina
e vorrebbe
che anche voi la immaginaste così
che si trova in questo momento
qui di fianco a lui
cioè a me e cioè dunque lì di fronte a voi.
da: Blackout e altro
43.
sugli spalti si accendono migliaia di fiammelle
tutti ti guardano tutti guardano tutti
la sua musica la sentivamo come nostra una rottura delle regole del gioco
ma forse si rompeva gia` prima all’interno di ciascuno
la sua voce irriducibile come la tua alla rassegnazione per tutto cio` che di disumano ti circonda
passando tra i corpi inquieti percorrendo quasi di corsa tutto lo spazio tornando indietro
se una nuova vocalita` puo` esistere deve essere vissuta da tutti e non da uno solo
con tanta rabbia
dentro di me sale la rabbia sorda che mi hai svegliato tu un mondo che non ho
alzandomi in piedi mi raggiungevano folate di vento e di musica che sembravano arrivare direttamente dal centro del cielo
noi inadeguati senza armi senza trappole con le candeline accese
ora si sta avvicinando un gran temporale lampi all’orizzonte sul mare e sulla linea del bosco