Attilio
LOLINI
Attilio Lolini è nato in provincia di Siena nel 1939 ed è morto a San Rocco a Pilli nel 2017. Le sue raccolte di poesia: Negativo parziale (Salvo imprevisti, 1974), I resti di Salomè (El bagatt, 1983), Morte sospesa (Il lavoro editoriale, 1987), Arie di sortita (introduzione di Gianni D’Elia, Ripostes, 1989), Imitazione (prefazione di Antonio Prete, L’Obliquo, 1989), Zombi-suite (L’Obliquo, 2002), Notizie dalla necropoli 1974-2004 (Einaudi, 2005), Carte da sandwich (Einaudi, 2013), Bestiario gotico (L’Obliquo, 2014). Ha pubblicato i Libretti d’opera per Ruggero Lolini: Emily D., Adele o le rose, La terrazza, Il viaggio (Quaderni di Barbablù, 1984), le prose Belle lettere (con Sebastiano Vassalli, Einaudi, 1991), Senza fissa dimora (Sestante, 1994) e i corsivi La città della muffa: corsivi “la voce del campo” 1995-1998 (Mapi, 2004).
https://it.wikipedia.org/wiki/Attilio_Lolini
POESIE
Zapping
Quelli che stanno
di là dallo schermo
mi guardano strani
quando di notte
alzo le mani
a tutti sparando
col telecomando
Il vento
Il vento fuori dalle persiane
muta rapidamente voce
ora un canto sinistro
ora un’aria sospirosa
se apri la finestra
cade l’intonaco dai muri
il vento aspira le cicche
del portacenere ricolmo
le cose le persone
badano a trasformarsi
a prendere altre forme
prima di scordarsi
Limoni
Quando arriva il mattino
non guardarti attorno
sono giorni strani
che separano le parole
sfumano l’oro dei limoni.
Alzarsi non conviene
meglio starsene a letto
oppure andare a spasso
senza muovere passo.
Stampante
In questo museo
di porcherie
che visito (occidente)
peccatore redento
del passato mi pento
inneggio al cicaleggio
volteggio davanti
al babbeo
magnifico rettore
dell’ateneo
ho una crisi mistica
dico bene della saggistica
e non mi pare male
il poeta montale
mi metto in pista
per diventare giornalista
per far le recensioni
ai poeti babbioni
senza vergogna
son diventato carogna.
Destriero
Cantano le ore
con voce afona
e stonata
cantano alla luna
arrotolata
il pianeta s’è fatto trasparente
dentro non c’era niente
se ne va il pensiero
sopra un macilento destriero
porta da qualche parte
la nostra inutile arte.
In queste strade
In queste strade
mentre fingiamo un gruppo
unito almeno
nelle illusioni
almanacco chissaché
specie di mattina
mi ripiglia
la chiacchierina
riparto con la solfa
rievoco, ironizzo
accade sempre più spesso
che uno incontri
il proprio cadavere
ci vada a letto
e lo tenga
ben stretto
al calduccio.
C’erano le luci accese
Partito c’erano le luci accese
ma non la notte, il vento questo sì
ricordo, copriti bene, dicesti
è appena passato un noioso raffreddore
nella strada volano carte
tutti gli oggetti tendono a librarsi
ti telefono, ho detto, appena arrivo
poche persone, questa luce
non crepuscolo né alba
entri improvvisamente
in uno spazio oscuro
mitigato appena
dai primi bar aperti
da edicole incorniciate
un alto mattino come una folata
circonda noi poveri indecisi
che avanziamo come rami recisi
verso occupazioni insensate
verso tappe già segnate
di un percorso dove alla fine
giaceremo stravolti, stremati
dal riflesso dei vitrei palazzi.
Se bussano alla porta
Se bussano alla porta
non aprire, in questo tempo
separato, diviso
che esiste solo
per se stesso
se dicono: alzati!
cacciati sotto le lenzuola
rientra nelle trasparenze
di pareti nude dove sconfitti
stanno i desideri
esile il filo della vita
non alzarti
non mettere dischi
alla tentazione
di leggere resisti
anche le stagioni
non danno doni
non chiedere perché
siamo qui
senza conoscere alcunché
carichi del peso
di cose senza nome.