Antonella
LA MONICA
Antonella La Monica è nata nel 1952 a Santa Caterina Villarmosa in provincia di Caltanissetta, dove vive. Le sue raccolte di poesia: Pelle di luna (prefazione di Giovanni Occhipinti, Il Messaggio, 1996; in edizione spagnola in traduzione di Carlos Vitale Piel de luna, 2002), L’ocra del salice (prefazione di Fiore Torrisi, Il Messaggio, 1999), La parola spogliata (prefazione di Dante Maffia, Lepisma, 2007), Ecce Eros (multilingue, prefazione di Franca Alaimo, Sciascia, 2016; in edizione spagnola traduzione di Carlos Vitale, 2016). Sue poesie sono state pubblicate in antologie e riviste italiane e straniere, in cataloghi, nelle cartelle Bellamadre e Sexy (2003), su pannelli di maiolica nel progetto “Poesie Murali” in alcune città siciliane. Altre sue pubblicazioni: il pamphlet L’orgoglio e la rabbia (2002), il saggio breve L’orgoglio, la rabbia, la speranza (2011), il saggio Mea culpa-Appunti di visioni (2017).
POESIE
da PELLE DI LUNA
OMBRE
Scialli neri
avvolgono il vespro
e l’alabastro dei pensieri.
Lame di gelido vento
recidono le ciglia
di ricordi appena sbocciati.
PLENILUNIO
Spezzano
i rami
la grande luna
precipitano
i cocci
dietro il monte.
da L’OCRA DEL SALICE
FIGLIA DI PAN
Spina indolore di rosa canina
refolo di brezza maggiolina
stame d’anemone
sospiro di cirro
———s o n o
Verdi i pensieri
petali le mani
nutrita d’azzurro
———i n f i n i s c o
LA NOTTE DEL SOLSTIZIO
Fiorisce questa notte
tra occulti profumi
e zagare di luce.
Grumoli di stelle
traboccano
raccolgo
quelle smarrite
ne serbo scintille per le notti buie.
IL VENTO INTRECCIA COI RAMI
Il vento intreccia coi rami
sussurri d’addio
la nebbia fascia
ferite di foglie.
IGNARE BACCHE
Cenci d’ombra
s’impigliano
tra cime stanche.
Dai rovi silenziosi
umide bacche sorridono
ignare di spini.
da LA PAROLA SPOGLIATA
GIORNATA FALBA
E’ una di quelle che inizia precoce
al tiriri dell’ora inesatta
della sveglia che cerco tentoni
fra creme antietà Economi Newton .
E’ una di quelle che ha in bocca
il rancido sapore d’una notte infinita
il bruciato caffè d’una Bialetti intorpidita.
E’ una di quelle quando odio
la puntura al cane malato
il piretro alle rose afidose
il water da pulire i calzini da lavare
il pieno di benzina e l’Enel da pagare.
E’ una di quelle di zingari pensieri
dell’herpes sulle labbra
delle vampate di calore
di scopate cerebrali
di peccati veniali e anche di mortali.
E’ falba la giornata
quando i capelli non so domare
le gambe ancor sempre da depilare
quando aspetto gli sconti per comprare
e il pranzo a zero colesterolo da inventare.
S’arrampica l’edera della sera
sulla giornata falba
che muore quando naufrago
finalmente
nell’aria aidiana della Callas
nel profumo dei Fleurs di Baudelaire!
GIORNATA ACQUA DI SALAMOIA
E’ quella quando annego
le ore in acqua salata
salata al punto giusto
per farle finite.
E’ la giornata che maltratto
quando ho voglia
di mangiare la carne con le mani
di ruttare senza – Scusa ! –
e gustare l’afrore delle ascelle
– selvaggio saporodore d’incivile sorella –
E’ quando stermino formiche
lacero la perfetta ragnatela
taglio il verme della mela
forzo i sepaliboccioli
bestemmio il sole che mi morde
il cane che guaisce
le implacabili cicale
e i passeri che cacano il lenzuolo steso.
In acqua di salamoia
affondo il cuore di bitume
la rabbia e i mea culpa
i buonisti i rapsodi
gli artisti verniciati
i cremosi letterati
i politici scremati
Acqua di salamoia
annega questo giorno e la luna nella notte.
GIORNATA MUFFA PENICILLINA
Quando il cielo vendemmia acqua
quando il vento rovista il verde canuto
di dicembre e fa tossir le gazze
è verde muffa la giornata nata vedova di luce!
Colaziono un tè
niente zucchero solo limone
ho messo a dieta il cuore.
Accumulo le oremonete fuori corso
c’è tanta polvere
sul cuore e sulle mensole della libreria
censisco i teschi dei volumi
le ossa delle riviste letterarie
le ceneri d’Ovidio e del Simposio liceale.
E’ tutto il giorno che penso a Peter
agli occhi di genziana
vago
tra i suoi Sonetti Liriche e Teorie
spoglio le parole
amo la loro e la mia sofferenza.
Genuflettono le palpebre i fiori di calcare
farfalle di salgemma
———candelabrano la sera
Corvi ballano tanghi di lutto.
Non mi va di preparare qualcosa per la cena
non voglio far male neanche alla cipolla
per il soffritto d’una salsa invertebrata!
Diluviano le ombre
non si piega il sonno alla notte
spezzo le sue ossa per accomodarle dentro gli occhi.
(N.d.a il poeta inglese Peter Russell)
TESTAMENTO
Non all’ossidata età
————anelo
al Tempo ad oltranza vanitoso
che si beffa
————spudorato
delle viscere incontinenti
delle ossa camolate
del cervello tarlato.
Voglio morire
quando ancora un’essenza
pur sempre profumata
emana la pelle
e intrecciano cesti d’aria
————e versi le mie mani..
Voglio morire
come tempesta nella brezza
e farfalla che non ha sete d’acqua
————————-e
quando morirò
caricate il carillon
————————-poi
lavate il corpo con spugne di pietose margherite
le ciglia con l’indaco del rosmarino fiorito
mettetemi il vestito a fiori
nella tasca una lucciola quieta
ciliegie alle orecchie – refrain di giochi e vento-
flabellatemi con fiori di geranio
cingete la mia fronte di salvia e gelsomino
appoggiate una calla sul cuscino
ristorate le labbra arse
con l’ultimo sapore di cielo azzurra acqua
e fra le mani non grani di rosario
ma una verde mela e rubino melograno.
Quando morirò
adagiatemi su petali d’ibisco
sfilate la vera all’anulare
alla mia luna inamidata la voglio regalare
togliete l’ombra al corpo mio
e vestite la brezza infreddolita.
Quando morirò
lasciate a vegliar
——————–le rane
salmodianti verdi requiem salmastri
e l’assiuolo che amo
——————–chiurlare gutturali armonie.
Quando morirò
——————–avvisate
le inquiete ginestre la vergine lavanda
le perle di rugiada la prodiga malva
l’amaro piretro la robinia generosa
l’acacia sulfurea la civetta mimosa
chiedete una preghiera
all’eucalipto ciarliero al lillà gentile
alla camomilla commovente alle sontuose madrirose
all’ulivo e ai nobili cipressi.
Quando morirò
——————–consolate
il salice che piange
l’Orsa ferma col suo carro
e la pioggia che fa i nidi nelle nubi
a tutti regalerò
una goccia del mio sangue
e molliche della carne
al sole
——————–dite
che prepari trecce bionde e una ghirlanda
al mare che spumeggi bianche dalie
alla notte che dispieghi il suo sudario
—–e ai gigli delle stelle che profumino
la porcellana dell’alba nuova che m’attende.
DIMMI PADRE
Dimmi padre
quale elisir devo cercare
per farti vedere
le falene di qualche giorno ancora
per farti addestrare un altro merlo
comprare i pesci rossi per l’acquario
e i cardellini coi quali
accordare ancora il fischio
dimmi padre
quale goccia di sorgente
nel tuo vino
perché tu possa ancora mangiare
il sedano il finocchio
il fritto misto che ti piaceva tanto
e a Natale ancora un po’ di panettone
dimmi padre
quale dio devo pregare
perché le tue mani affusolate e senza calli
possano ancora concertare gli orologi alle pareti
e pesare l’oro coi carati delle dita
dimmi padre
quale santo negoziare
perchè tu possa finire quel cruciverba
guidare l’automobile
dove amavi soggiornare per qualche ora
e ti bastava il mondo
grande quanto il vetro sul cruscotto
dimmi padre
quale malìa per la tua malacìa
per tramutare la grigia pelle
togliere dagli occhi la muffa di castagne
sciogliere la cispa ai sogni tuoi
il ghiaccio nella gamba
quel gelo che ti corrode il braccio e il cuore
dimmi padre
a chi questuare un’altra alba
qualche scheggia ancora d’arcobaleno
due lucciole di luglio per lo sguardo
per le orecchie lo scroscio di marzo
perché tu possa fottere la morte
che sbadiglia sul tuo letto
sotto il lampadario d’ambra nera!
MUTA MUSA
E’ conchiglia di respiri questa notte di magnolia
velata dal buio e le sue trine
svuoto calici d’attesa
nella gola arsa d’arsura di te
cipria di vento l’avvicinarti a me che t’offro
labbra, silique mature
bocca, pisside di baci
mani caravellano ferocitenerecarezze
muta musa la parola tua
peregrina dall’onfalo irretito
al monte della dea
fin nel mistico baccello!
da ECCE EROS
BETWEEN WAVES
Between waves
Excited jellyfishes and tender cliffs
You drive along the canoe
To take shelter in the bay
Where the backwash yields her force
Upon the sand rosy lie’s wreck.
SET INTO THE HEART
Set into the heart
My diamond
Let the light burn the chest
I’ll make the Night,
Who gathers bunches of tulip-kisses,
A ruff of sparks.
THAT MORNING HAD, MANY YEARS AGO
That morning had
Sun-leaves on its skin
I was gathering cirruses and ladybirds
The air had a cinnamon-scent
The wind was blowing sorrel on the flesh
You put a calendula
Into the hands’game
It was enough to ravish the heart!
IT’S TIME TO DINE
It’s
Time
To
Dine
You’re laid on my body
Fellow-guest without desire
I serve
Meat
With no
Salt!
IN YOUR MOUTH
In your mouth
Sex-satisfied
I feed and quench my thirst
In your mouth
Kisses’ village
I search for you and I get lost
In your lovingmouth
I want to drown.
WAS MOON-DRESSD
Pearly fringes
Adorned
reeds’rustling, flying about
Of annoyed blackbirds.
I was Moon-dressed:
Shadow of light shaped icons,
Embossing tarsia-bodies in the dark.
Azure wind
Skims my skin
I am heaven.
(Translated by Giulio Picone)
ENCHANTEMENT
Œillets de lune je t’offre cette nuit,
—nuit d’enchantement
donne-moi tes mains – jonquilles d’ailes –
je veux voler sur ta chair.
Je bois en cascades d’étoiles
—ma bouche dans la tienne verse de l’eau d’argent .
Je lèche des gouttes sur ton corps
au mien grimpé.
EST MA PEAU
C’est ma peau mouillée de baisers
herbe humide de rosée de mai
c’est ma rose de chair
motte trempée d’automne.
N’ AIE PAS PEU
Tu t’approches encore
comme un moineau à une flaque tremblante
n’aie pas peur
j’offre encore d’ hésitants papillons
dans l’ombre troublée
de cet automne qui arrive
avec un bouquet d’épis violets et de jaunes chrysanthèmes
(Traduction de Rossana Pintus)