Alberto Cappi è nato a Revere (MN) nel 1940 ed è scomparso dopo lunga malattia nel 2009. Poeta, saggista, traduttore. Per la poesia ha pubblicato: Passo Passo (1965); Alfabeto (1973); 7 (1976); Mapa (1980); Per Versioni (1984); Casa delle Forme (1992); Piccoli dei (1994); Il Sereno Untore (1997); Quaderno Mantovano (1999), Quattro canti (2000), Visitazioni (2001), Libro di terra (2003), La casa del custode (2004), La bontà animale (2006) Il modello del mondo (Torino, 2008), Poesie 1973-2006 (2009). Per la saggistica: Il Testo e il Viaggio (1977); Materiali per un frammento (1989); Linguistica e semiologia (1994); Materiali per una voce (1995); In atto di poesia (1997); Materiali per un'arca (1998); Il luogo del verso (1998); Il passo di Euridice (1999). Per la traduzione: Juan Liscano, Nella notte venne e baciò le mie labbra (1981); Alain Jouffroy, Cerfs Volants (1993); Juan Liscano, Fondazioni (1995); Florbela Espanca, Dodici Sonetti (1997); Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl (1999). Ha curato le antologie Tutti li miei pensier parlan d'amore (1988); L'acqua di Manto (1989); And lovely is the rose (1990); A las cinco de la tarde (1993); Teoria e poesia (1993); Mamanto (1994); Parole nella leggenda (1997). E' stato redattore delle riviste "Anterem", "Quaderno", "Steve", "Testuale", "Tracce" e ha collaborato ad altre tra cui "Poesia", "Testo a fronte", "La Clessidra", "Il Verri", "Hebenon", le americane "Gradiva" e "Differentia", la venezuelana "Zona Franca" e la spagnola "Serta". Ha curato alcune collane di poesia e diretto "L'Albero Cavo" in Pescara, "La città dei poeti" e "Poesia del '900" in Mantova, "Nightigale" in Faenza. Sue poesie sono apparse in antologie italiane e straniere.
Quattro Canti
1996 - 1999
primo canto della neve
quando venne la neve
la neve portò bianchi glicini
e dolci tortore di farina
quando venne la brina
anima candida luce di luna
quando candì il giorno intorno
e l’oro si fece solo sole
quando la notte si annodò
e nodo e nido furono uno
quando il violino suonò le note
della terra bruna e del mare
quando ritmando e poetando
siamo tornati ad amare
secondo canto del vento
dove venne il vento
il vento seminò sibilanti serpi
sui sentieri del sonno e del sogno
dove venne l’uomo e disse
sia detta aurora la prima
ora del tempo
benedetto sia il mattino
dove bambino colsi
alle cose il senso
terzo canto della luce
perché venne la luce
la luce fuggì dal guscio
di attonita pietra dura
in zuccheri di filate stelle
e luce fu e venne
all’uscio della preghiera
al muschio delle lanterne
ferme
nella materna sera
quarto canto del gelo
come venne il gelo
il gelo cantò i suoi occhi
in acini di oscure uve
come venne il gelo
il gelo calò il suo dente
in cocci
piccole nature
sulla pura
cecità delle lucciole
in fedeltà al volo
ai morsi di paura
Nenie
nenia della luna
cosa donò la luna
la luna versò nere rose
alla casa del dio
io ero colei che è una
nel molteplice sussurro
della sua lacuna
io ero azzurro temporale
nel reale delle cose
cosa donò la luna
nenia del miele
mentre il miele rodeva il tuono
il miele aprì le sue labbra
di tenera ora
io ero il lupo e la chiara
stagione del lampo
io ero il cupo suono
che ringhia lo scampo
mentre il miele rodeva
nenia della pioggia
tenera pioggia di tarda
primavera
io signora morte
ho ben cavalcato oggi
ben pescato
nel deserto dei sentieri
ove le porte sono pozze
ieri disseccate
tenera pioggia di prima
estate
nenia del fuoco
così sognò il fuoco
il fuoco sognò persi rovi
nel coro di cavi orizzonti
meravigliose rare gnosi
del vivente imperfetto
tu eri il fare
il detto
il fuoco scrollò il collare
sacro alle fonti
Fili *
*
Parole con Andrea Zanzotto
e dove ti sei
maliziosamente annidato
corpo del mio corpo
colpa antica
teca del mio seme?
fili fole fuliggini
efelidi falene
farfugli
lugli
di un lento
comandamento
se nel nostro
chiuso muro mentale
nel nostro fatale
modo
nel muto dire
dell’uso
nell’in finito fare
mostri mestrui mesi
resi in compulsioni
stagioni d’aria e cloni
dissipati spesi irati
ma in tale tic
tac toc
in atto di tip
tap
in catacombale patto
lune nevi lame
luminescenti vellichii
oscuri tatti
schiume vane
mezzi media messaggi
angeli nunzianti troni
di umane mine assaggi
trionfi e dominazioni
Soglie
a Yasmin Brandolini
ci consegnamo a te
in nostra spoglia
sembianza
come a una sorella
nella speranza
sia lieve doglia
il capogiro
alle tue porte
il mio futuro
signora morte
a Luigi Ontani
in te si estingue
il dono
e la sua sete
nel dorso duro
della creta
in te concreta aria
terra fuoco
l’acqua e la sua rete
il sogno e il loto
a Italo Lanfredini
narrami in te
nel ratto della soglia
nella parola
che è tratta a Dio
io ero io
-
un taglio sul leggio
a Giovanni Sias
dove vanno le cose del mondo
che vanno che vanno che vanno?
dove cade la notte del mondo
che cade che cade che cade?
le cose
la notte
il vano dell’ade
Incantamenti
è una sera di poesia
devo pensarti suono
devo abitarti
è come pesare
cosa sarà della scia
di ogni incantamento
cosa come il momento
del mio sortilegio
di poeta
l’avvio di un documento
un bozzolo di seta
magnolia stellata
verso il cielo
verso il cielo
nel severo gesto
della foglia
di primavera
nella disadorna
veste della sera
per Alma
doglia
saliscendi
salto
piccoli
pimenti
di primavera
oh la vera
bontà dell’arrivo
la tenerezza aperta
di palma
Alma
così se ne va questa
improvvisa ironia
resta un disegno
di cenere e oro
una medusa offesa
illusa solo dallo sguardo
un tardo volo
sulla via
Scie
scintilla
seme del sole
sii temperante
o scia-cometa
sibilla
lana di culla
sii lieto modo
nodo del nulla
o sangue o mente
stridente verminaio
o grumo di malizia
nessuno
in tua letizia
è staio
piccolo roditore
ninnolo dell’ora
in cui si immola
il sole
piccolo refuso
cric crac croc
dell’uso
musa o mus
o sola distonia
della mia storia
mia minima follia
lentalamente vieni
lentalamente vai
altalenante pena
lontanamente poi
Siderazioni
Dino Cappi
nido d’api
imperfetto anagramma
dell’estate
quel sito
ricordi quelle date?
un pentagramma
senza udito
questa è la sera di Santa Lucia
con il fieno del suo tramonto
sulla strada di nebbia e fumo
questo è il carro della rada via
nel ricordo dei sogni di bambino
che freddo madre mia
che strano rumore di fantasia!
una bocca di nube mangiò la luna
un’ala di nave la tentò
un velo di pube
un cielo
un do
*
Instambul
Così tu mi porti alla città
alla città
dei tetti appesi al sole
sulle colline l’aurora alza
scheletri di minareti
cupole avanza
ciotole rovesciate
ove bevve il Dio
l’azzurro latte della notte
estate dirama la parola
in lama senza resa
il ladro vi dimora
oltre la cella vana
ove non vola uccello
né passa carovana
(dove sarà il mio cielo
il suo fiume di diademi
la voce tesa
il quando il come il vieni?)
Punti
ti ho consegnato il miele
la chiave del rifugio
che il lampo scrive
cieco nella notte
come sarà il mio canto
in riva alla bufera
questo che era
uccello
che ora il vento spoglia
ala ad ala
foglia a foglia?
miei avi
il mio sigillo si è spezzato
e versa il fiele
il mio nord
di radiazioni lunari
il mio sud
di cancri e stermini
il mio est
di uomini e mari
il mio ovest
di sogno e ventura
io sono natura
dal corpo di terra
di angeli e d’ali
avvolto nel mio grido di febbraio
nel grigio saio della sera
e tolto al nido
della maschera che era
cadente brivido di stella
ah quel muschio
radente rischio di preghiera!
proteggi la mia parola
come luce accesa
nella mano
proteggi la tua parola
in alleanza
al dono
proteggi il vano
segno
della resa
proteggi il dove
il come
il canto dell’attesa
Stagioni
primavera
ora che viene il vento
ora che il tempo tiene
il soffio terso dei doni
favillano stazioni
di favola nel verso
ehi, piccolo paggio,
che mignolo crocca
nel tuo
piumaggio d’albicocca?!
estate
lascialo perdere quel rogo
ove la pagina bruciava
la rossa foglia l’ave rosa
un nano un sogno
claudicante nel tramonto
un ramo uva e tuono
dimmi, viandante,
che mano ruba
il nostro istante?
autunno
così mutano gli astri
intorno al tornio
che trascina
la disossata
sua falce luna
oh mia tenera cuna
mia pietà spolpata!
inverno
manduca manduca
messer bianco
duca d’inverno
ah lo scaltro
eterno
ron ronìo
dell’Altro!
Cieli
hanno un brillìo strano
gli astri questa notte
di lupo di caimano
di rotta vana e cupa
a stregua di disastri
di sogno
che brucia nella mano
siamo solo urlo
pena solare
orma cava
burla del mare
dove sarà il mio Dio
che è fuoco e vento
il mio Dio che tace
il mio Dio d’avvento?
rabbuia la stellata
arde la nenia
l’ostia è neve
e becco giallo
vive