
Giorgio
BOLLA
Giorgio Bolla è nato ad Adria nel 1957 e vive a Padova. Ha svolto missioni come chirurgo pediatra e di guerra nell’Organizzazione “Medici senza Frontiere”. Ha pubblicato: The Metaphor (La Metafora) (Mnamon, 2016, saggio di filosofia estetica in e-book), Assoli di oboi (Limina Mentis, 2010), Skhandha (La Versiliana, 2012), Storie di acqua, di Angeli e di vento (LaVitaFelice, 2013), La quintessenza del gioco (Gilgamesh, 2015), Preghiere oltre sé stesso (LaVitaFelice, 2016), Corrispondenze da un mondo increato (LaVitaFelice, 2018, in collaborazione con Valentina Meloni), Among Water, Angels and Wind (Gradiva Publications New York, 2020), la traduzione italiana di dieci Ballate di Villon (LaVitaFelice, 2022), Navigando sotto il sole (Guido Miano Editore, 2025). Nell’Anno Scolastico 2022/23, per gli alunni della Scuola primaria e secondaria di primo grado di Meduna di Livenza (TV), ha svolto un ciclo di lezioni di poesia da cui è nato un libro con le poesie dei bambini e dei ragazzi: La poesia è roba per bambini (Alba Edizioni, 2024). È Socio dell’Ateneo Veneto in Venezia. Ha conseguito numerosi primi Premi, in Italia e all’estero, tra i quali il “Gran Premio di Poesia Mediterranea” Larissa 2011, il “Premio Adriatico” Pergola 2023, “Seeking for a Poem” Sarajevo 2013, “Città di San Miniato” 2015, “Frate Ilaro” 2017, “Campagnola” 2019.
POESIE
da ASSOLI DI OBOI
————–I
Il corpo affusolato
——-di Ange
—–si impenna
—perchè crede di dover
——-guardare
il flusso dei pensieri,
—–tra le cortine
——-di nebbia
dell’andare dell’acqua.
——-Volto di luce
nella fossa della croce, vicino a
—-spiccati angeli con vesti
———-madide di
———–bellezza.
—–Allontanati inganni
nel vivere di un sol giorno,
———–la gloria
———dell’uomo.
————–II
—Le assenze del cuore
assomigliano ad intricati
—-assoli di pagliacci
attaccati ai ponti che vanno
——su acque viola
———di nulla.
da SKHANDHA
————–VII
Alberi rari accompagnano
salite rimaste
nelle svolte della memoria.
Coscienze allagate di sole
e ragionamenti fasulli
incalzano
l’ascesa alle mura,
tra siepi di bossi e
ciottoli di impressioni.
Le piazze sull’arrivo
anno entrare la luce della mente
e svolgono il compito di ambasciatrici
della bellezza.
Il volto della chiesa è là,
quasi alla fine
del salto elettronico dei nervi.
Le vite trascorrono
tra un distacco e l’altro.
Origine del giorno e
acqua di azzurri imbrogli
scorrere di acque
in canali di speranze
fino a vedere le cupole
da ponti immaginati.
Volto nella pietra
deposte vesti nel silenzio
della morte
di pietra volti
su vuoti di atmosfere
negli sguardi di tra
l’aria
solitudine dell’altro,
pei sensi di un oblio
perdutamente umano.
————–VIII
Non è di sera che arrivano
le folaghe già passate su colline
sulle velme spaccate
dei raggi di un sole
quasi malato.
Arrivano e se ne vanno,
anche,
imbiancate dal pallido gioco
dei vigneti;
non è nel giorno
che potranno capire,
i ritorni e l’andare,
l’inganno del bere robusto
e il vecchio fuoco
dell’osteria. Poi,
monasteri battuti dal cuore
dei passi,
in lucidi pomeriggi o
in violenti sermoni
di viole.
————– XXIII
Adoro le tue vanità,
amico di orizzonti
posseduti attraverso campane
montane
dai colori svaniti
sbavati da piogge di
fine primavera
solcate dal rapido trascorrere
delle nuvole fatte
dalle sostanze di virtuali
accondiscendenze.
La realtà del tuo voluto
incedere
mi sposta nella disarmonia
delle cose,
lo spartito dell’esistenza
chiederebbe adesso
la libertà del non
giudizio.
Assenze di volontà.
Il diamante della sera
si sposta
nel suo cielo
blu nel blu
quasi notte nel
silenzio della terra.
Anche senza tempo
avanza quel cielo
cielo di prima
carezza fredda
nell’assenza.
da LA QUINTESSENZA DEL GIOCO
LA LIRA SENZA CORDE
È la sfida a vincerti
lasciato il sole
dentro i suoni
del nero vortice
portavi con le speranze
anche di piccole
carni,
oltre alle deboli tue.
Non hai avuto bisogno
della materia dei sogni,
hai riservato le tue corde
al pensiero
di Lei
prima della fine
prima dei giorni
davanti ai colori di salde pellicce
slabbrate poi
dal ghiaccio
della morte.
A te è stato dato
il delirio
della libertà,
attraverso musiche di aria
o di nuvole
le stesse note
di paure e di gioie,
oltrepassato il fiume.
Sciogli il suono
fuori di te
perché sei ascoltato ora,
paladino della bellezza
senza fine e
senza senso.
da PREGHIERE OLTRE SE STESSO
————–VI
Corpo, il tuo corpo
nella linfa del legno
su rami abbarbicati
al freddo
spolverio delle mani
lacche o nuvole
di desideri.
Parola nel libro
dei gesti
i segni del tocco
e la gratitudine
dei voli,
sordidi cieli
di volontà
irraggiunte.
Mentre accanto alla lana
del cerchio
svolazzi di sguardi
nel cieco
candore delle nevi
o in affastellati
orridi di ghiaccio.
Mai nel sole,
ora nella sera.
da STORIE DI ACQUA, DI ANGELI E DI VENTO
————–XV
Inizia la notte
e la Luna col suo
bianco contorno
parla delle sue
vecchie notti
passate tra sdegno
e bellezza,
rincorrendo la strada
fatta di cielo
sopra le parole
degli uomini.
da NAVIGANDO SOTTO IL SOLE
AFRICA
Sogni di sogni,
sonno nel sogno,
mio è il tormento
tra noia e
scelte
lasciami l’ultima
anche l’ultimo acquista
i giorni
nella discesa della nascita
si infila nella propria
mente
accoglie gli astri
e li trasmette
agli umani e
si assiepa
il vento
quando vedo
il fiume di fango
che coglie
il meriggio
o raggiunge viscere
di cielo
il pensiero
della memoria
altre scolte
lazzi e sollazzi
su bagnate erbe
in polverosi ritorni
invisibili ritorni
e raccolte di portici
inquadro i colori
avvicino l’odore
e i tessuti sempre
uguali
nell’aria scollata
del paradiso
dove artisti nascosti
trascorrono il senso
del fare
accompagnato vado
nell’intimo della vita
raccolgo stanchezze,
e perdoni.
UN SOGNO
Devo recuperare i miei
rimpianti
ma sono qui
da solo,
la stagione è finita
e le scarpe
non mi stanno tutte
nella borsa.
Forse fuori comincia
il primo freddo
infatti l’albergo è
chiuso
anche se continuano
a fare la stanza
e la strada in
macchina
è lunga.
Perché non le ho
chiesto
di venire?
Probabilmente poteva
farlo.
Qui è tutto al proprio
posto
pare quasi il casellario
della mia memoria
ma è una memoria
di incompiutezza,
sofferenti ricordi
e freddezza di tocchi.
TRADUZIONI
da AMONG WATER, ANGELS AND WIND
TOUCH
Blessed is the one that has
his counterpart
that either on tomorrow’s
field or in front of Galathea
tired of mediocrity
of men
in that city where
it seems normal
to talk to who
invites you in.
It is now the sense
of cross
and of touch
imported stones
put on corners
of mind
exactly where
is needed,
outside dawn.
The substance breaks
the monotony
of pieces
sure of
a necessary virtue.
To touch the crest is
a privilege of the few,
to side the body
of beautiful women
gone beyond the way
of wait
it is your privilege,
descended among
the heat
of steps
thrown on the violent
shadow of the
eve.
From now
the wood is worth.
This wood
creates your
wait.
————–VIII
Ange sails the big waters of
the bed
shameless summers
in the heart’s pleb;
poetry
does not belong
to all
and Ange knows well
and therefore sails
on the big whipped
creamy clouds of freedom.
————–XIII
To value the path
it’s easy destiny.
Now, gone the day
You cross
heard words
of woods
because you’ve gone,
for a while.
We should climb
the green doors
of reflections,
alone or companions
of divine
cats
devoted to the world.
We do not know
yet.
SARAJEVO, AGAIN
The river water
runs after bridges
drowned in the sky
of nightblue noons,
under the whistles of words
that break into blood
hopes of love
of people, of joys,
of breaths now dead
‘cause killed.
The streets seem stairs
on mountains of stone,
where that water
of that river is born
and I’d like the hand
to touch You now
in the brink of a yellow
flower.
(translated by Carolina Migli Bateson)
Je te cherche
dissous le noeud
de l’aube
Je te veux
mon Ange
même si je sais.
(traduction de l’Auteur)