Roberto Pacifico
ATTESA
Poche esperienze sono più frustranti
che stare al davanzale, davanti
alla pagina bianca di un taccuino
aspettando l’arrivo, come fanti
in formazione, di versi e rime
ben schierati in strofe pronte alla parata.
Non mi aspetto bersaglieri marcianti
verso il sole occiduo di una vittoria,
non mi aspetto una processione mistica
né una sfilata o un corteo di protesta.
Nei pomeriggi estivi a volte un suono
che proviene da una casa vicina
fa sussultare il gatto appisolato,
strano verso che assomiglia a un muggito
o al raglio feroce di un dinosauro.