NOTTE STELLATA

NOTTE STELLATA (Van Gogh, Museum of Modern Art, New York)

Raffaello Baldini, Attilio Bertolucci, Alberto Bertoni, Donatella Bisutti, Corrado Calabrò, Patrizia Cavalli, Maurizio Cucchi, Enrico D’Angelo, Alfonso Gatto, Alda Merini, Eugenio Montale, Maria Grazia Nigi, Susanna Piano, Giovanni Raboni, Silvio Ramat, Umberto Segato, Maria Luisa Spaziani, Gian Mario Villalta, Paolo Volponi, Andrea Zanzotto

Raffaello Baldini
CH’UN AVNÉSS MAI NADÈL
Ch’un avnéss mai Nadèl,
i lòmm, la bòba, al machini, la zénta,
ch’un s pasda invéll,
’na préssia tòtt, bèvar alzèd, pachétt,
la nèbia, al fazi lòstri di mazlèr,
auguri, auguri, chèrti culurèdi,
al melarènzi sérbi,
agli anéusi, i féigh sécch, ch’i t s mètt tra i dint,
spatàsi, ucèl panèd, tòsa, sgadèzz,
butàighi tott zàisi fina agli òt,
e la matéina dòp ’na ferma, un zétt,
u s sint caminé in piaza qualcadéun,
l’inznìr e’ pòrta fura e’ chen, adlà
l’Alba la guèrda la televisiòun,
e’ pèpa e’ fa i auguri in trenta lèungui,
pu i pi sòtta la tèvla fina al tre,
ch’u s fa nòta t’un sbréss, e tè disdài
te schéur, csa fét acquè? t vu un pèz ’d tiròun?
mo zènd la luce, l’era schéur cumpàgn,
an, la vzéiglia, quant l’à sunè e’ telefan,
chi parla? non si sente, l’era li,
da dalòngh, pronto, pronto, non si sente,
pronto, chi parla? pronto,
non sento niente, e invìnci ò sentì tòtt.

Attilio Bertolucci
INVERNO
Inverno, gracili sogni
sfioriscono sugli origlieri,
giardini lontani tra le nebbie
nella pianura che sfuma
in mezzo alle luci dell’alba,
voci come in un ricordo
d’infanzia, prigioniere del gelo,
s’allontanano verso la campagna;
ninfe dagli occhi dolci e chiari
fra gli alberi spogli, sotto il cielo grigio,
cacciatori che attraversano un ruscello,
mentre uno stormo d’uccelli s’alza al volo.
Là in fondo quella casa
che ospitale appare
coperta di bianco,
in un silenzio da fiaba.
E attraverso i vetri
si vede la fiamma rossa
nel caminetto vacillare.
I treni arrivano,
domenica, Natale?
Più non scende lieve
sulla terra la neve.

Alberto Bertoni
UNA MATTINA DI NATALE
Di questo giorno molto calmo
perderemo le tracce una ad una
all’ora dei cappuccini senza schiuma,
delle carezze consumate
E viviamo negli angoli siamo
i residui di polvere e di sacro
sospesi al davanzale
Stelline che spariscono in un amen

Donatella Bisutti
L’ARANCIA D’ORO
Come allora anche adesso
sta davanti alla finestra.
Da un ramo pende una grande arancia d’oro.
Dalla strada si levano grida,
la gente agita striscioni
scritti nelle lingue del mondo.
La polizia spruzza gas vietati
dalla convenzione sulle armi chimiche.
Spruzza in nome
della violenza legale.
Spruzza con abbondanza
come se stesse innaffiando le aiole.
Questi fiori hanno bocche e occhi.
Ci sono sempre molti
disposti a lavorare nella polizia
perché amano la violenza legale.
Lei vorrebbe scendere in strada ma non può.
Da un ramo del pino pende una grande arancia d’oro.
Lei vorrebbe afferrarla ma non può.
È Natale.

Corrado Calabrò
IL PASSO DI NATALE
Gli adulti sanno quand’è giunto il tempo:
s’adunano a migliaia sulle banchine
con i piccoli, pronti alla partenza.
Torrenti in corsa spalla a spalla agli argini,
mare argentato ai piedi degli ulivi
nell’aria infreddolita di vigilia,
lampi sgranati come mortaretti
sui nasi appiccicati ai finestrini,
seconda classe, odor di mortadella.
Perché torno, con loro, alla mia terra?

Patrizia Cavalli
NATALE
Natale. La festa della luce.
Si ricomincia insomma.
Una paura selvatica.
Così si fa casetta
e ci si attruppa caldi e gonfi,
stremati.

Maurizio Cucchi
BIGLIETTO DI NATALE
Ho un’attenzione estrema per l’insieme,
l’effetto armonico (i vini, per esempio, le tovaglie,
la lucentezza immaginata dei cristalli);
mediocremente assiduo, non so come, alle provviste…
Eccomi uscire, dunque, al braccio
una gran borsa a quadri…

sono una vecchia, traffico,
senza ormai niente di patetico,
dietro certe verdure, certi spiccioli…

neppure il coltello in pugno, il sentire
lancinante la discreta aggressione; temo già
che sdruccioli, perda quota dentro la busta,
moneta senza corso…

(poche parole calde, quanto promettenti; però
i pezzetti incautamente sparpagliati
o mescolati nella carta straccia,
biglietto di natale scritto in rosso)

Enrico D’Angelo
ARIA NATALIZIA
Quella serale aria dicembrina
in fondo la luce in ogni raggio
di sole spenge, tacita scrutando
il proprio giorno giungere di stella
per noi cuori d’eleganti zolle d’ombra
di quella tuttavia stagione d’onda
che profonda affiora di stupore
informando compagnie galleggianti
che all’eco rinvia del firmamento
quasi noi fossimo l’ascolto di là
ove del dubbio è tempo, e con più fede.

Alfonso Gatto
NOTTE DI NATALE
Sempre più disperata dentro l’anima,
sempre più sola questa lunga notte,
di memoria in memoria dirti amore.
Fu per le strade della dolce estate
che non ritorna, ora è città l’inverno,
e straniero a nascondermi nel buio
della mia stanza. Gli occhi grandi in volto,
vedo la pioggia che vacilla ai lumi
del vento, l’oro delle porte accese.
Per lo stupore d’essere, la mano
si distingue sul vetro nella mite
chiarezza effusa, ed è destarti all’alba
delle parole chiedere se esisti,
se vivere di te forse è morire.
Le verande del mare rifiorite
d’un soffio nella cenere, la calma
dell’ascoltare le parole buone,
comuni, che non sembrano mai dette
e sono qui tra noi, in questa notte
dove ogni voce che mi parla è tua.
Di memoria in memoria a dirti amore,
di silenzio in silenzio a dire pioggia
la tristezza del mondo, la paura.

Alda Merini
NATALE 1989
Natale senza cordoglio
e senza false allegrie…
Natale senza corone
e senza nascite ormai:
l’inverno che già sfiorisce
non vede il suo “capitale”,
non vede un tacito figlio
che forse un giorno d’inverno
buttò i suoi abiti ai rovi.
Marina cara,
la giovinezza ti lambisce le spalle
ed è onerosa come la poesia:
portare la giovinezza
è portare un peso tremendo,
sognare fughe e fardelli d’amore
e amare uomini senza capirne il senso.
Il divario di una musica
il divario della tua fantasia
non possono che prendere spettri,
perciò ogni tanto te ne vai lontana
in cerca di una perduta ragione di vita
in cerca certamente della tua anima.

Eugenio Montale
DI UN NATALE METROPOLITANO
Londra
Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguiti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

Maria Grazia Nigi
PERIODO NATALIZIO
Ci incontriamo frettolosi
Per Natale
Sorridendo poi diciamo
Buon Natale! Buon Natale!
Tanto Bene niente Male
Per due giorni
Una sosta di Bontà…
Tra candele profumate
Angioletti e panettoni
Con la faccia da coglioni
(Per le nostre frustrazioni)
Noi spendiamo a volontà…
Passerà questa Nottata
Ripensando alla giornata
Cambieremo in mattinata
Per tornare come prima…
Fino al prossimo Natale
Col finale abituale
Sopra il Bene… dentro il Male
Buon Natale! Buon Natale!

Susanna Piano
CELLA 5 – NATIVITÀ
questa nascita fiammante,
docile al sacrificio

affresca angeli oranti
sulla soglia del silenzio
e ne sopporta il mistero

sorprende ogni creatura
nella genuflessione dell’alba

Giovanni Raboni
MATTINA DI NATALE
Gli sguatteri del principe, amico dei miei amici,
escono di buonora nella piazza
già coperta di neve
battendo i denti per il freddo nei loro bianchi grembiali
e chiamano con grida e casseruole
gli sparuti passanti: un venditore
di castagne, un soldato, un suonatore
di cornamusa, due spazzacamini…
che s’infilino presto nell’umido portone
del palazzo e poi giù nelle cucine soffocanti – li aiutino a servire
nella piccola cappella indicibilmente profana
un’anatra arrosto sul pavimento.

Silvio Ramat
NATURA MORTA CON DATTERI E NOCI
Dire il mio «buon Natale!» a lume spento
(oggi nulla di più mi riprometto)
e con un fil di voce: ma che arrivi
a qualcuno dei miei perduti, scorta
esitante con garbo alla mia porta.
Né mi dispiace, nel regno dei vivi,
che mi si veda intento a un mio banchetto
fra i datteri e le noci di Sorrento.

Umberto Segato
FRENESIA
Ruffiano lo sguardo, di rosso vestito
Roseo di pelle, bianco di pelo
Assiso sul trono dell’Ipermercato
Invita allo spreco chi gli sta a lato.
Un jingle banale accompagna la spesa
In frenetica attesa del Natale la festa.
Laggiù sulla terra da sempre promessa
Col nome di Guerra la festa è sospesa.
Biondo non era, né occhio celeste aveva
Nera la barba, oliva la pelle, ma sull’altare
Un valchirio appare. Di gloria compreso
Assurge volando del padre al cielo.
Nacque in una stalla, morì sulla croce
Rivoltò una legge di vendetta atroce.
Anche il nome ha perduto col tempo
Si chiama Claus il dio dell’ipertempio.

Maria Luisa Spaziani
LETTERA DI NATALE
Natale non è altro che questo immenso
silenzio che dilaga per le strade,
dove platani ciechi
ridono con la neve
altro non è che fondere a distanza
le nostre solitudini,
stendere nella notte un ponte d’oro.
Sono qui col tuo dono che il mio illumina
di dieci stelle-lune,
guidandomi per mano
dove vibra un riverbero
di fuochi e di lanterne (verde e viola),
di girandole e insegne di caffè.
Un pino a destra
per appendervi quattro nostalgie
e la mia fede in te, bianca cometa
in cima.

Gian Mario Villalta
E SE COMINCIASSIMO…
E se cominciassimo a sorridere e a salutarci
da dentro le auto, nei sottopassaggi,
nei visi riflessi sui vetri azzurrati?

È una mite mattina di mezzo inverno
che ha tenere velature di sudiciume
nella luce di cemento e verticali lacerazioni.

Mio padre entrerà nel tunnel della speranza tra un anno.
Adesso ancora non si lascia abbracciare.
C’è questo vento, adesso, che sale dall’erba,
fruga la terra marcia fra le radici,
sa quasi di primavera
e pare volerci adunare per una partenza.

Mai avuto il tempo di abituarci
a questa nostalgia,
eppure siamo qui da una vita.
Sono giganteschi i girasoli grigi e neri
che salgono dai marciapiedi
e svettano sui tetti dove ci aspettano.
Migliaia di storni vorticano sui viali.

Paolo Volponi
OLTRE LA NOTTE
La notte è più della morte:
è il sogno l’abisso che non si colma,
la caduta dell’imprendibile sorte.
L’alba è la pecora mansueta
che lecca la spiaggia del mare,
l’aurora il gregge che riconosce
il mite dorso collinare.

Andrea Zanzotto
DINTORNI NATALIZI
Natale, bambino o ragnetto o pennino
che fa radure limpide dovunque
e scompare e scomparendo appare
come candore e blu
delle pieghe montane
in soprassalti e lentezze
in fini turbamenti e più.
Bambino e vuoto e campanelle e tivù
nel paesetto. Alle cinque della sera
la colonnina del meteo della farmacia
scende verso lo zero, in agonia.
Ma galleggia sul buio
con sue ciprie di specchi.
Natale mordicchia gli orecchi
glissa ad affilare altre e altre radure.
Lascia le luminarie
a darsi arie
sulla piazza abbandonata
col suo presepio di agenzie bancarie.
Natali così lontani
da bloccarci occhi e mani
come dentro fatate inesistenze
dateci ancora di succhiare
degli infantili geli le inobliate essenze.

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