Stefania
LUCCHETTI

Stefania Lucchetti nata nel 1975 a Verona, ha visto pubblicata la sua prima poesia all’età di 13 anni mentre viveva negli Stati Uniti per alcuni anni con la sua famiglia. Dopo il diploma al liceo classico Alighieri di Gorizia e la laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, ha intrapreso una carriera nel campo del diritto internazionale, a Milano, Londra e Hong Kong come avvocata del commercio internazionale con molteplici qualifiche professionali. I suoi libri di poesia in italiano: Macchie di caffè sui miei libri (Albatros, 2024); di prossima uscita: Equilibri Dissociati e Pomeriggi d’Amore Sospeso.  I libri di poesia in inglese: Coffee stains on my books (2024), Penelope’s Web (2024)Di saggistica ha pubblicato in italiano: Dinamiche relazionali e decisionali dei gruppi di lavoro virtuali (2023), in inglese: Women breaking through leadership (2012), Ideas in Reality (2012), The principle of relevance – the essential strategy to navigate through the information age (2010). Ha conseguito una seconda laurea magistrale in psicologia clinica. Oltre ai suoi interessi letterari, coltiva anche il teatro, il canto e la danza.

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English

POESIE

In italiano

Milano
Il pensiero di te mi ha rincorsa negli anni.
Ti ho persa e ritrovata molte volte
non sempre a braccia aperte,
non sempre con il sorriso.

Mi accogli con espressione di ghiaccio e le spalle girate
come se non ti importasse
e spesso lasci che io venga sopraffatta dalla mia insignificanza,
mentre decido di restare e di viverti
per scoprire strati di te
come tende misteriose di un teatro.

Consenti molte vite,
lasci la libertà di scegliere chi essere,
hai un’anima complessa che non ho trovato in alcun altro luogo,
non pretendi di essere una cosa sola
né mi chiedi dedizione totale.
Ci sono sofisticatezza e profondità nella tua complessità
che respiro lasciando andare il bisogno di essere leggera.

Mi lascio cadere dentro di te e tutto trovo
come il mercato di un porto vivace in cui tutto è possibile
e tutto è reperibile.
Milano, ti ho amata e odiata
e mi sono risentita quando
non mi hai accolta
a braccia aperte
non una volta bensì due.

Ma poi, sfogliandoti meglio, ho rimosso le pagine iniziali
e tu ti sei girata verso di me e mi hai sussurrato:
“Guarda meglio.
Attraversa lo specchio.”

Atena
La mente acuta,
l’incedere deciso,
Cammino dritta
facendo tutto ciò che è necessario,
parlo con cura, mi muovo con intenzione,
raggiungo i miei obiettivi.
Questa sono io, questo è chi vedi tu.

La mia armatura brilla al sole.
In alto la testa, bellezza radiosa,
i miei occhi così profondamente blu,
sostengo ogni debolezza, combatto ogni battaglia.

Mi adopero per risolvere ogni problema.
Mi faccio da parte quando non è più il mio tempo,
eppure, a volte, quando i miei movimenti
involontariamente rallentano
e una solitudine stanca mi parla dal profondo dell’anima,
sento che il mondo mi volta le spalle.
“Dov’è il tuo supporto?” mi chiedono. “Dov’è la tua forza?”
e mi chiedo
cosa accadrà se un giorno la mia armatura si rompesse?
O non si adattasse più al mio corpo?
E se il mio coraggio fallisse?
Se la mia bellezza svanisse
e i pensieri si offuscassero?
Qualcuno si prenderà cura di me?
Amerà la donna che è dentro di me
o rimarrò
una dea decaduta
a guardare la mia armatura
ormai inutile, appoggiata in un angolo ad arrugginire?

Il tuo fardello
Se è solo colpa mia
che non hai fatto ciò che desideravi,
che cosa sono io allora?
Se è solo colpa mia
che non sono chi tu desideri io sia,
che cosa sono io allora?
Vorrei placare la tua sofferenza,
ma è impossibile, ormai lo so.
Ritorna sempre a me,
a chi avrei dovuto essere e chi vorresti che io sia
e come tu pensi io ti manchi di rispetto
perché non sono nessuna di queste due cose
e quindi devo stare distante
perché non mi rimane aria da respirare e donare
se tu cerchi sempre di soffocarmi nella tua.

Poseidone
Non essere arrabbiato con me quando sei arrabbiato con te stesso,
non guardare intorno a te quando sei disarmonizzato con il mondo.
Fermati e ascolta la melodia che ti circonda,
balla un po’,
afferra il ritmo dell’acqua che presumi di dominare,
ma che in realtà non comprendi.

Stai forse correndo troppo rapidamente?
O forse rimanendo indietro?
Sei troppo rumoroso?
O piuttosto troppo debole?

Non dirigere la tua rabbia verso di me
perché ciò che cerchi veramente si trova
nell’armonioso ritmo delle onde.
Trova il tuo passo dentro al loro flusso
e muoviti al loro ritmo.

Lo spazio che lasci
Un tempo odiavo lo spazio in cui mi lasciavi,
le tue assenze cariche di paura,
così tanto da fare
e mai abbastanza tempo.
Sentivo le mie energie che si esaurivano
e la solitudine mi opprimeva
più dei doveri di cura.
Quanta rabbia ho provato,
quanta ingiustizia sentivo,
ma con il tempo ho imparato
ad amare lo spazio che lasci
perché in quello spazio
ho finalmente ritrovato tutti i pezzi di me.

Ade
Ti ho visto fissare l’abisso con lo sguardo.
Occhi infuocati, pensieri alati,
camminavi sul filo del rasoio con audace esultanza,
arretrando di fronte al precipizio impossibile per la tua tracotanza.

Ho preso la tua mano, credevo di poterti salvare
giovane e piena di hubris, convinta che l’amore bastasse
e ho camminato con te, compagna devota
ovunque la tua inquieta curiosità ti guidasse.

Ti sei avventurato nelle profondità della notte oscura
sicuro apparentemente ma, in realtà, tormentato da inconfessate paure.
Nella tua oscurità, anche io mi persi di vista.
Legata al tuo viaggio, versavo lacrime silenziose.

Implorai il tuo ritorno nella disperazione
cercando di scappare tra tornanti e curve, da sola.
Sei brevemente tornato a prendermi, ma velocemente le spalle hai di nuovo voltato
preferendo alla luce l’oscurità che hai sempre affrontato.

Una luce più brillante ha chiamato la mia anima,
più vitale, più significativa di te.
Così, con cuore pesante, ho lasciato andare
il tuo percorso troppo oscuro, troppo lontano per me.

Hai cercato di trascinarci entrambi nella notte
e il baratro si è allargato troppo vasto, ormai parte del tuo destino.
Per te, non c’è più battaglia che io possa combattere,
posso solo addolorarmi e prendermi cura della luce che hai acceso sul mio cammino

Camogli

Chiusa a cerchio
come una perla
circondata da rocce,
spirito aspro e bellissimo
come può esserlo solo la bellezza cruda,
contiene un portale
che sospende il pensiero
e consente all’anima di danzare nuda di fronte al mare
dove il sole si infrange tra le onde brillanti
e il tempo non ha più valore.

Il mio corpo
Il mio corpo non è più quello di un tempo, 
e non sempre è come vorrei, lo ammetto, 
non importa quanto io lo alleni,
le sue curve inevitabilmente trattiene.
La sua forma e dimensione oscillano, 
con il passare delle stagioni mutano, 
per gli ormoni, lo stile di vita,
la fatica o l’energia infinita.

Non sempre mi piace ciò che vedo, 
ma in soggezione resto,
per il peso e il dolore che ha sopportato, 
per le cicatrici, visibili e invisibili, che lo hanno segnato, 
e per la forza che ha dimostrato.
Cinque decenni ha attraversato,
affrontando qualunque sfida la vita ha lanciato.

Il mio corpo ha portato e nutrito bambini,
ha sofferto dolori infiniti,
ha sanguinato e si è sacrificato.
Ha amato, danzato e si è espanso,
poi si è ritirato, più stanco, più cauto,
quando la tristezza ha abbattuto il suo spirito eroico.

Eppure è ancora qui, saldo e intero,
nella sua fierezza, nel suo mistero.

In inglese

Medusa
In your temple, Goddess, I sought refuge, 
yearning only for peace in my prayers, 
but protection from harm you chose to deny 
and allowed Poseidon’s lust to pass by. 

You did not shield me, mighty Goddess, 
instead, you transformed me into a fearsome creature. 
I fled to my cave, seeking solitude, 
far from mortal eyes, in dark disquietude. 

I longed for silence, far from humanity’s gaze, 
to bear my pain in silent despair, 
to carry the weight of my monstrous form 
without facing scorn and mortal alarm. 

Perseus sought me out, a hero filled with unrest. 
What offense had I committed against him? 
Could he not have left me to my solitude, 
undisturbed, alone, disinclined to contest? 

Did I not have the right to defend myself 
against his intrusion, against his blade? 
Yet once again, you did not intervene, Goddess, 
and allowed the hero to claim my head, a prize baited and played. 

Who is Goddess, who is human, who is monster—who will judge 
in this labyrinth of fate, where truth remains unseen? Who will discern? 
The lines blur, lost in the spectral light of myth. 
In the shadows of the tale, the boundary has vanished. 

Schroedinger’s cat
Do I exist without a viewer?
Do I exist if no one acknowledges me?
Does what I do matter if it affects no one?
We seek someone in our lives
to observe and acknowledge our existence,
to be moved by it, to be changed by it
just as we are changed by their gaze.
Solitude is bearable,
what is unbearable is the absence of a witness.

Ariadne’s yarn

I dared so much to stand by your side,
and save you in secret.
I offered my yarn, my craft’s essence.
I taught you mastery.

My wit, my skill, entrusted to you
so you could battle and endure.
You, the rising star, the untamed hero
you wielded it well, your eyes ablaze,
your smile a beacon of hope and enchantment

Why did you abandon me then
when my purpose was fulfilled, discarded like spent yarn?
And I plunged into darkness,
into the abyss,
consumed by thoughts of revenge.

Dionysus my solace, my refuge
in his embrace I sought peace,
but found only fleeting respite.
My pain deep as the beacon you once embodied.

The aftermath

Is this the aftermath when love fades
and hope withers in its wake
leaving one stranded in the stark glare
of desperation’s red light, with nothing to cling to

Is this the aftermath when meaning dissolves
and layers of attachment peel away
leaving one exposed, naked
drowning in the depths of their own anguish?

It claws at my throat
rising from the depths of my heart
pressing against my voice
as if urging me to confront the truth
or perhaps, to shield myself from it.

The truth that I am not who I aspire to be,
but merely another desperate soul,
lonely and yearning for solace.

This realization is as dark as pain,
yet the path forward remains elusive,
as I search for belonging
chasing a connection which always eludes me
while I lose my sound in the process
holding my voice
with its primal screams of fear and rage
for the truth is that I am consumed by anger
even as I cloak myself in sorrow.

Artemis
Fierce, free, alive, energetic, 
I roam the forests with a frantic spirit. 
This is how you know me, this is how you admire me, 
in my wild runs, in my free breaths. 

But I can lay down my weapons and solitude, 
rest for a while, shift my attitude, 
devote myself to others, take care, 
live new experiences with passion laid bare. 

You think I live only in youth’s embrace, 
that time will dull me, that I’ll lose my grace, 
but I can suspend my wild spirit, let it rest awhile, 
then return renewed, unrestrained, without guile. 

More vibrant than before, stronger than ever, 
more aware of myself, rediscovered, unfettered. 
I still exist in a body no longer young, 
but with a spirit that loves adventure, unchained and unsung. 

You don’t see me, but I am here, and I express myself, 
and in the absence of your elusive gaze, 
I am even freer. 
An invisible, unshakable force, without the need for approval that limits me. 


Without time

There is a side of us which exists beyond time.
A part of the mind which dwells outside of time
it thirsts for and thrives in knowledge
growth, depth, and hue,
pleasure in seeking, and joy in the moment too.
It does not heed the bounds of space and time
for its realm is infinite, transcending the line.

It knows what time cannot grasp or define
and it loses itself in its timeless design.
Sometimes it wanders, disconnecting from the flow
it needs to be gracefully guided to return.

Treated with care, it finds its space,
in dialogue and connection, it finds its grace.
Time and timelessness walking side by side,
in the journey of life together they abide.

Penelope’s web
Do you think I stayed here, weaving my web, 
solely out of love for you? 
Your safe harbour, your refuge, 
a beacon of beauty, wisdom, stability 
when your adventures come to an end, 
when you seek rest and peace. 

Do you think I never wished to share those adventures 
or embark on my own? 
Do you believe I found fulfilment here, 
tending this hearth, 
waiting for your return? 

Or have you perhaps considered 
that it is the duties of this life that have anchored me here? 
Will you ever come to know the weariness in me, 
lonely and overwhelming, 
woven into the richness of my daily and extraordinary ventures, 
as I carry this home on my shoulders, 
smiling at the thought of your return?

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