In apertura di questa preziosa silloge, Sedime (Fara Editore), ci accolgono i frammenti da un quaderno del poeta adolescente : “Vorrei un luogo/dove la mia vita dia agli occhi/la luce per vedere” e “Credo che questo odore di morte/sia la vita che è andata/e quello che resta”. Non a caso, infatti, dal momento che la poesia di Gianni Marcantoni parte da qui per consolidarsi e realizzare compiutamente il suo disegno. Sedime è letteralmente quanto si è depositato, sono le fondamenta irrinunciabili di un complesso lavoro poetico-esistenziale. Attraversiamo una unica sezione, dove non si smarrisce mai lo svolgimento idee-sentimenti e nella quale si percorre il ‘qui e ora’ frutto temporale di un passato come necessario genitore. Via via si animano oggetti e corpi, scomparse e apparizioni dialoganti, distanze spaziali e temporali annullate o richiamate, il tutto percorso dalle luci e le ombre della comprensione. È necessario decifrare ciò che può appartenerci, anche spiritualmente, quello che talvolta sfugge o rimane agganciato al ‘nulla’ ricorrente. Lo scenario di eccellenza è la natura, quel soffice manto di cielo e terra che testimonia le presenze importanti nel vissuto di un uomo. Accanto al dato terreno prende voce anche un altrui celeste, affinché il tragitto di vita e morte abbiano modo di esprimersi compiutamente come testimonianza del ‘viaggio’. In definitiva, una silloge risolta nel suo disegno generale altro non è che il viaggio proprio del poeta.nbIn Sedime siamo accompagnati dagli affetti familiari con i suoi gesti, dalla campagna con i suoi suoni, dalla scansione di una teatralità interna con la sua onesta tensione fra io narrante e interlocutore. Il mittente e il destinatario, coniugati al singolare o al plurale non cambiano i piani, vivono di un sincero scambio in divenire, necessariamente non concluso. È questa una poesia ‘umanista’, che prende corpo all’interno del contingente individuale per approdare a un percorso universale. Il vivido realismo di tante immagini si assottiglia in sentimento grazie a una versificazione priva di retorica e di figure antiche. La scansione poetica di Sedime contiene tracce indelebili della tradizione italiana, acquisite e ricomposte in una voce personalissima, onesta e sincera. La lucidità nel dolore, la ricerca di una comprensione della condizione umana, sia a tutto tondo sia nei frammenti del tutto, impone un’ultima riflessione su quanto è autentico e su quanto invece risulta falso. Rimane spazio per una salvezza, esiste pur sempre una maglia nella rete. Nella scrittura lirica di Marcantoni si coniuga il destino con il suo umanissimo percorso.
Postfazione