Giuseppe
CORDONI

Giuseppe Cordoni è nato a Viareggio nel 1941 e vive a Pietrasanta (Lucca). Ha studiato a Pisa e a Grenoble, è laureato in Lingue e Letterature Straniere e in Lettere Moderne. Ha pubblicato le raccolte di poesie: L’altra riva (1965), Dal mare della sera (1978), Malbacco (1989), Luce d’inverno (1995), Il corpo sognato (1996),  Le mimose di Sekina (1996), Apua Mater (con il pittore Raimondo Sirotti, 1998), Il fiore e la ferita (2004), Tenera è la Beltà (2004), Nato a Viareggio (2009), Città dell’anima (2009), Il pane in prestito (2013), L’anima trovata (con la scultrice Helga Vockenhuber, 2013), L’innocenza della neve (con il fotografo Erio Forli, 20014), Una città segnata da cinque roghi (con il pittore Brunello Baldi, 20017), Geometrie dell’amore disperso (con il pittore Glauco Di Saccco, 2017), Codici Rossi (con lo scultore Claudio Tomei, 2018), Dalla terra tradita (2019). Sue poesie sono apparse sulla Rivista “Erba d’Arno”. É stato membro della giuria dei Premi di Poesia “Giosuè Carducci” (Pietrasanta) e “Alpi Apuane – Enrico Pea” (Massa). Per il Festival della Versiliana (Marina di Pietrasanta) ha ideato e diretto L’angolo dell’immaginazione (Incontri di poesia e scrittura creativa). Con il regista Paolo Benvenuti ha scritto la sceneggiatura del film Confortorio. Come critico d’arte, sono oltre duecento i suoi interventi su artisti italiani e stranieri. In modo particolare si è interessato della realtà creativa di Pietrasanta quale crocevia internazionale della scultura contemporanea, curando numerose rassegne di scultura e pittura sia in Italia che all’estero (Praga, Parigi, New York, Roma, Seul). Con lo scultore Adriano Bimbi, ha coordinato le Scuole Internazionali di Pittura del Paesaggio “Bilancino & tagliaferro” (Mugello) e “Lo Spirito del Lago – Massaciuccoli & Puccini”. È stato per undici edizioni ideatore e curatore della sezione espositiva di Arte & Città (San Giovanni in Persiceto – Bologna).

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POESIE

da LA PASSIONE SECONDO CATERINA (Inedito)

DI COLPO DOPO UN TUNNEL
Di colpo dopo un tunnel i fari fendono
un luminoso turbinio. Fiocchi fitti s’adagiano
sul buio dell’asfalto. Di stupore vellutano
la notte. Crosta sul parabrezza
quasi subito.
Morsa che non si sbrina
e riduce la vista quasi a zero.
Tanto che ormai allarmati, sul manto
scivoloso a passo d’uomo, sospiriamo
l’uscita per Savona …
Ci accoglie una modesta pensione
appena fuori l’autostrada. La camera
dai gigli sfioriti sulla carta da parati.
Ma tutto trasfigura questa neve che dentro
ci accompagna. I fiocchi che scuotiamo
dai capelli ingemmano
l’usura del tappeto.
S’intromette
dai vetri stupefatti il lenzuolo
che e sceso sulla terra. Ci avvolge
nel suo letto sterminato. Cosi le nostre braccia
cantano d’una gioia senza nome. Scegli
questo candore. Quest’ora scegli
per venire al mondo.

da L’ANIMA TROVATA, 2013

LE ROSE DELLA MENTE
Oh quelle rose
Immense che non vedi
Quando vai per il mondo
Segretamente
Sbocciano
Nei cuori che hanno pianto
E soffrono d’amore
Verso l’uomo
Se ti sorridono
Ti regalano il perso
Paradiso

da DAL MARE DELLA SERA, 1978

LA PIOGGIA IMPIETOSA SUI MURI
La pioggia impietosa sui muri
scolora delebili inchiostri;
agonia di parole cubitali.
Altre che accende la sera
sempre ti parlano d’altro.
E infinita la distanza
persa la sintonia della tua voce.
E ogni giorno ci dilava;
abiti una memoria
che s’allaga: paese
che smarrisce i suoi confini.

da MALBACCO, 1989

SCENDI NEL TULLE ESTASIATO
Scendi nel tulle estasiato.
Quasi voli sull’erba.
All’unisono vibrano per te,
le pietre. Le campane.
Le sposa l’eco
lungo le tue valli.
Ogni suono felice
fugge mentre si dona.
A te solo si lega mentre sfuma.
A se sottile filo l’addipana
il tuo cuore. E non trapela nulla
dell’inno che lo invade.
L’ape di un dio discreto
la rosa dei sensi ti punge
e t’ama aldila della luce.

da MALBACCO, 1989

URTI SEMPRE
Urti sempre
su spine disperate.
Lividi sguardi su cui
gia si rapprime ogni luce.
Così sicuri di se,
mai stemperati da un’ombra.
Oh se possibile sogna
di chiudere libero gli occhi.
Nella tua mente s’accenda
la scia d’ogni ucciso sorriso.
0ltre un limite di suoni
impuri che taglia la notte.
Dove il silenzio e una duna
docile, mai calpestata.
E l’ansia migra e si calma
s’un’isola attorno ai suoi seni.
Dov’anche il mare trema
di giungere infine estenuato
con una sola carezza.

da MALBACCO, 1958

NON CONTA IN CHE PUNTO SEI APPARSA
Non conta a che punto sei apparsa.
Tu fiorire mi dovevi da un nulla di deserto.
Riportarmi alla luce
ogni tempo deluso, sprofondato.
Anche la cella piu remota,
tutto t’appartiene di me,
del mio delirio d’essere felice.
L’autunno di sere contrite
al buio di gelide altane.
Quanto gia e poco l’amore
e mi tremava avvilita
dentro questa passione di cercarti.
E la tenebra lungo le inferriate;
e lo sfiorire di campane d’acqua,
dissolte sui crepuscoli di fiume.

da IL FIORE E LA FERITA – MADRIGALI PER UNA MADRE, 2004

CERCA LA TUA ATTENZIONE
Cerca la tua attenzione un bimbo corre
Via lungo lo stradone verso il ponte
Per gioco lo raggiungi poi lo sporgi fuori
Dal parapetto e la vertigine
Lo coglie di cadere nella liscia
Corrente assieme a te che gli sorridi
Riflessa giu sul fondo con le nubi
Che veleggiano bianche verso i monti
Finche pulsando un muggine traversa
La visione e ti ruba via per sempre

da IL DOLORE TEMPERATO (inedito)

AMAVAMO L’AUTUNNO
In ricordo di Ennio Minieri
Amavamo l’autunno,
il coro mite d’ogni foglia
che migra, l’aldila
dei fossi ove finiscono
le case.
Ecco il vero
confine; lì a varcarlo vive
volano e l’oro che le resta
come pedaggio vale, – mi dicevi.
Loro ben sanno l’arte
di cadere. E il buio
che le inghiotte non
lo temono.
Da dichiarare
solo un dolce niente
e bastato anche a te.
Solo un sorriso;
e poi con loro sei
planato via.

da CODICI ROSSI, 2018

FRA RAPPE POLVEROSE
Fra rappe polverose
in sorte sul ciglio e finita
gracile una famiglia
di papaveri. Nascere lì
l’ha esposta a una pena
indicibile. Così lontana dall’oro
del grano che lento
matura e ne magnifica
il colore.
Ora che giorno e notte
senza requie un sibilo
di ruote la rasenta
e la scuote; e quasi la strappa
via il vento d’ogni auto
che passa.
La costrizione amara
dell’esilio tocca persino
ai fiori. Eppure non meno
acceso e il rosso con cui
esplodono. Non meno
viva la passione d’insistere
alla luce.
Anche tu, tenero
mio papavero, non sei
sottostata alla polvere
ne hai mai smarrito il fulgore
che adesso ci consola. Malgrado
la forza assassina
del vento.

da DALLA TERRA TRADITA, 2019

IMMENSA ERA LA FOTO
Immensa era la foto
dei bisnonni (io così la vedevo
da bambino). Pendeva
in una nera cornice
sull’arcile di cucina. Ersilia
e Salvatore: lei minuta
con il volto compreso
in una cuffia, come se ritornasse
da lontano, ansiosa ti fissava
interrogando. Bonaria
l’espressione di lui, calvo,
ti sorrideva sotto i baffi
bianchi. Chi sono?… Dove
sono?… Che ne sa un bambino
del poi dover morire? … A chi chiedevo
mi parlava di cielo, di scomparsi,
d’anime sante ancora
in purgatorio.
Il vetro ando in frantumi.
All’orlo della fiamma si raggrinzì
la carta inumidita; si sfascio
in un baleno il legno
logorato dalle tarme. Nessuno
piu li vide ne si seppe
del confine che lega i vivi
ai morti.

da DALLA TERRA TRADITA, 2019

E PANE PRESO IN PRESTITO
E pane preso in prestito
la vita: oh, renderlo
potessi e dire grazie
(ho dissodato il campo sodo,
seminato ogni solco, fatto fede
all’attesa del sole e della pioggia,
pago d’ogni misura
che mi dava).
Di lacrime
e sorrisi l’ho impastato;
oh, renderlo potessi ancora
caldo, profumato di pena
trasmutata in crosta bionda
che non duole piu.

da DALLA TERRA TRADITA, 2019

IL MEDAGLIONE
Sebbene ancora giovane
vestiva sempre di nero
la Nilde di Lombrici
vedova gia a vent’anni
col marito
inghiottito da un crepaccio
sull’Adamello. Dopo,
a guerra finita, le portarono
a casa la piastrina: solo un nome,
una data e il reggimento.
Niente del figlio che mai vide
il padre. Alpino, anch’egli, dentro
la tormenta sparì disperso
in Russia, quando vi fu la grande
ritirata. E lei per le campagne
mendicava il suo pane,
fissa vagando dentro
il suo tormento. Seguitava
a chiamarli… Gli parlava… Agitava
sul petto il medaglione ovale
doubleface per baciarli.

da LA PASSIONE SECONDO CATERINA (Inedito)

FIDATI TALISMANI
Anche qui testimoni
essenziali sono poche le cose
che accompagnano
chi parte. Solo il minimo
che serve ancora al tuo
decoro quotidiano.
E li, sul comodino, inseparabili,
le reliquie che contano
di piu. Quelle che il senso
dell’amore indubitato con se
trascinano. Un rosario consunto.
Un libro amico. Una piccola
foto di un bambino sul mare.
Una madonna di Duccio
con un tenero uccellino
li, sul braccio posato.
Bastasse anche chi resta
con la stessa sobrieta
sopravvivere.

da LA PASSIONE SECONDO CATERINA (Inedito)

AVE MARIA
«Oh Gratia plena ascolta,
madre nostra. Tu grembo d’ogni vita
oltre la vita. Sii la benedetta.
Nel giardino del sogno. Nel giardino
che in eterno fiorisce sei la rosa
più tersa mai pensata.
E a un destino di grazia
in te converti il parto del perdono
che ci libera. A un destino di grazia
in te converti il sale d’ogni lacrima
smarrita. Nel giardino del sogno
dove aspetti, ci spalanchi
le braccia oltre la luce.
E così come l’azzurro
di stamani tersa di Caterina
la Passione accogli».

da LA PASSIONE SECONDO CATERINA (Inedito)

ALLA PORTA DEL SILENZIO
L’aldilà mai lo si vede
né lo si tocca. Lo si porta dentro.
Come una madre: in grembo
fecondati dal suo mistero.
Grande è l’amore di chi resta solo
sulla soglia del mare
lì a parlare col vento.
Nella casa deserta
a misurare il vuoto
d’ogni stanza.
Lì a bussare pregando
senza voce.

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