ALLA VOCE: DONNA
Franca Alaimo, Lucianna Argentino, Gabriella Bertizzolo, Maria Rira Bozzetti, Anna Maria Carpi, Serena Dal Borgo, Silvana Dal Cero, Raffaela Fazio, Patrizia Fazzi, Giovanna Frene, Lucia Gaddo, Sabrina Galli, Sonia Giovannetti, Vivian Lamarque, Valeria Massari, Maria Grazia Nigi, Rita Pacilio, Paola Parolin, Susanna Piano, Laura Pierdicchi, Patrizia Riscica, Antonella Rizzo, Anna Santoliquido, Nadia Scappini, Enza Silvestrini, Silvia Venuti
Franca Alaimo
ROSETTA
Con un gesto della mano
scosti dal volto
i capelli annodati dal vento
la luce che ti sorprende.
Il cielo si stende negli occhi
come una fresca
tovaglia di lino azzurrino.
Le nuvole seminate
nelle cisterne colme
d’acqua, nell’orto.
Lucianna Argentino
DETTO DA UNA DONNA
Abituata ad altro
questo che tu dici non lo intendo
né questo che tu sei: io vivo dissipando la mia forza
come Maria mi scelgo la parte migliore
e detto da una donna vedi
somiglia alla luce quietata dall’ombra,
al giorno confinato in fondo alla notte,
ma ancora olio ho nella lampada
e posso vegliare sul foglio, sull’avida pagina
di friabile grana su una lingua profana
cui testimonio il mio amore
perché anche lei possa amarmi
e di sé mi renda parte.
Gabriella Bertizzolo
DONNA DI DOLORE
Oltre la vita hai difeso
la tua-nostra creatura
che attonita sulla riva ora giace,
Donna di dolore,
bisaccia di asilo e di pace
squassata da palindromi venti di eccidio.
Vana la tua aspirazione
ad un vivere umano,
Donna cornucopia d’amore,
risucchiata nell’abisso
che tutti ci inghiotte.
Maria Rita Bozzetti
CANZONE DI PACE PER LA DONNA
Donna, nei pensieri lievita pane d’amore,
le parole intreccia con germogli di bene,
gli sguardi stipa con fiori di pietà,
i sogni con il cuore progetta,
dei gesti clona solo baci e carezze,
del cosmo argomenta in fraternità
per esplorare misteri con voce libera e concorde,
e parla all’altro offrendo la tua anima
per essere insieme centro di Universale amore.
Oh Donna libera la pace che è in te!
Anna Maria Carpi
UNA MADRE
Una madre io l’ho avuta,
viva ardente
sempre via con mente,
inetta a vivere.
Sarà stata poi lei? Mai le ho dormito in grembo.
Era un uccello
che migrava
con le ali tarpate.
Così io non ho misericordia di me stessa
e non ho niente che mi stringa a sé.
Serena Dal Borgo
PER GIORNI
nella casa buia ho atteso il sole.
per giorni. come se dovesse nascere
dalle mani di mia madre, lontana.
come se il caldo uscisse senza il nero.
Mia vita. Mano nera senza più vita.
Mia mano, minima. Molle mimosa,
mia foglia, mio tutto.
ho atteso il sole buono, nel buio
di quell’amaro lontano. per giorni.
Silvana Dal Cero
DONNA, VOCE DI VITA
Nel sole nel silenzio
una voce s’alza
di donna di madre di ragazza
cerca un’eco al suo canto
un duetto d’amore
tra il fumo di rovine roventi
tra terra e cielo
tra erba ed erba
germoglia pulsa scorre vita.
Tu Io Noi
dalla sorgente al mondo
benedizione.
Raffaela Fazio
(A MIA MAMMA)
Antico pudore del dire.
Ma so che sarai
il mio ultimo pensiero
senza fiato, senza peso
in cima alla salita.
Il filo di luce
sotto la porta chiusa.
Patrizia Fazzi
LA MARSIGLIESE
Donne che vedono il mondo da una fessura,
chiuse nel ‘burka’, prive di volto,
chissà cosa pensano, come sopportano
che sia un vestito la loro prigione…
Mentre noi qua troppo smaniamo
per un vestito in più che distingua,
noi, suffragette dell’Occidente:
“la rivoluzione l’abbiamo fatta,
ci basta oramai un jeans firmato
per essere libere e provocanti…”
Ma dietro l’angolo spunta uno stupro
per ali ignare ed innocenti
e negli uffici è pronto uno ‘stalking’
per ogni ‘no’ di dignità
(o peggio ancora si dice un ‘sì’
usando il corpo e non la mente)
“Dovremmo tornare al grembiule nero
di liceali anni sessanta
e ricombattere per uscire da sole
o andare al mare a fare l’amore…”
Le donne lottano, lottano sempre:
non si accontentano dei compromessi,
sono la marsigliese con la bandiera,
corteo in marcia per nuove frontiere.
Giovanna Frene
*
Mi impauriva vederti nuda già allora
vedevo la tua carne non adatta al tuo abito mentale
né a quello della mia memoria
mi sei sgusciata dalle sfere senza coscienza
e senza storia quasi felicemente inerme
come di fronte alle incredule lacrime
mentre la palpebra si spegneva in basso
come in una morte la pupilla s’avvolgeva indietro
in opposizione alla vista
Lucia Gaddo
VITA COMUNQUE
È che tanto abbraccia
il genere dalle tante braccia.
È che per amore per gioco e per azzardo
splendendo spacca
in più rivi esitanti.
Come l’erba dei prati sceglie
il magnete del mistero
vita comunque.
Sabrina Galli
LA FRONTE CHINA DEL VIVERE
Siamo esistenze dai balsamici stupori,
ci raggiungiamo nelle bimbe di allora,
ci ritroviamo nelle donne di oggi.
Sovrapposte figure, intersezioni
di lune vissute e recenti, siamo donne!
Siamo in conflitto con i sismi distruttori
di meraviglie, ma il coraggio è linfa, forza
che in noi traspare, come nervature di foglie.
Cadute e rinate nelle stesse crepe ci eleviamo
e accogliamo la fronte china del vivere.
Sonia Giovannetti
PORTO SICURO
Esuli navighiamo
per arrivare all’approdo,
ma c’è sempre un paesaggio
che si rincorre e una luce,
un ricordo, un sorriso.
Uno sguardo complice di madre,
una donna che cammina insieme a noi
e vive per non morire.
Vivian Lamarque
MIRYAM
Miryam, mia bambina, mia rima
mia infinita mattina.
Su verso la tua stanza d’infanzia
papà chiamava dal giù del giardino
Miryam, mia assonanza mia rima
era l’intatto tempo del prima….
Valeria Massari
FEMMINILITÀ
Caleidoscopio
dai mille colori
che getta bagliori
cangianti, imprendibili
ma sempre d’incanto.
per chi ti ama tanto.
E chi ti fa cadere?
In mille pezzi
vedrà frantumarsi il tuo e il suo potere.
Maria Grazia Nigi
EVA DEI MIRACOLI
Eva, chi sei?
Nata da quel miracolo
Che non è sempre Amore
Frutto succoso rotondo
Che hai dato Vita
Anche al tuo Assassino!
Eva Spirituale figlia del Mondo
Soltanto tu resisti…
Amata e odiata
Croce e delizia dell’Amore
Da sempre sei al timone
Di questa nostra Nave Universale
Rita Pacilio
LONTANO
Lontano dal mio pianto azzurro
dirigi fino a qui nuvole e spine.
Se per un istante chiamassi il sole
perlustreresti il fondo e quella chiazza
chiara che porta in petto l’anima.
Fa come te la magnolia che guardo
dai vetri quando si burla degli uccelli
spaventati e tristi, mentre nella gola
ingoio mani e un’altra spina: Dimmi,
dove andrò con questo cuore?
Paola Parolin
IDENTITÀ FEMMINILE
se tante cose rivedo della vita accalcate sovrapposte cancellate e poi rincorse magicamente fissate in seppia e poi se astraggo gli strumenti del lavoro e i volti familiari che chiedono a me qualcosa e tanto se lascio in ombra l’immagine mondana bastevolmente univoca agli occhi dei più e se in cerca di realtà non dico di verità mi guardo allo specchio senza prospettiva posteriore apicale e di tre quarti e ancora incompiuta mancando di ingranditore se mi fermo a ragionare anzi a elucubrare mi trovo nel limbo incerto di un bimbo non battezzato incolpevole ma non del tutto lindo un altro spazio per l’irriconosciuto sociale eppure sono io tutto nell’essenziale tutto ma quale tutto un involucro in cerca di contenuto in equilibrio a stento a chiedersi il perché della grande tribolazione
Susanna Piano
PRIMA DI DONNA
Da quando sei madre
è difficile parlarti
sei uscita spettinata
hai dimenticato il rossetto
da quando sei madre
prima viene la madre
poi la donna
Laura Pierdicchi
LIBERTÀ
Accarezzò il mare.
Argento i capelli – alba
di umide conchiglie. Scrollò
ali di farfalla – libertà tra pregiudizi –
e se ne andò a piedi scalzi. Unico contatto
per chi sente madre la propria terra.
Non più fiori di polvere
povere cose – ingranaggi
dove la sera non ha spazio
si carica l’aria di fiati sospesi.
Patrizia Riscica
SOTTO IL GLICINE
Si guardavano incerti.
Negli occhi la tristezza rincorreva la sfida.
i corpi tesi per parole ancora non dette.
Gomitoli d’ansia si attorcigliavano attorno ai tralci del glicine
Tremavano i rami e
forse non era il vento.
Ora le voci dapprima lievi crescevano alte
per poi scendere quasi un sussurro:
“Vado”, lei disse
Il volto teso e affilato.
“Non voglio”, rispose lui
e il vento si fermò in attesa.
“Ti ucciderò”, minacciò lui, con voce roca.
“Lo so è possibile”, rispose lei
– quasi un bisbiglio –
poi triste raccolse una lacrima,
forse qualcuna in più,
ma il suo sguardo era fermo quando si girò.
Antonella Rizzo
ROSA MYSTERIUM (à la femme)
Conosco ed è profondo il simbolo del fiore cosmico
allevato a terra da una Madre mistica.
All’inizio è visione, delirio
dalle spine, tra i petali, scorrono lacrime e sangue
un cuscino di vizi da spiare – in segreto –
poi assaggio l’odore barocco
la petit morte, il punto G dell’olfatto
ed è il creato che ingoio, insieme al pallore dell’estasi.
Ciniglia fine, rosa mysterium, inestimabile.
Anna Santoliquido
LA GOCCIA
nacque la goccia
che diventò ruscello
fiume e mare aperto
oceano in burrasca
poi le acque raggiunsero la terra
e la goccia s’innamorò
dell’albero il falco
le pietre e gli scogli
oggi si specchia nell’onda
e gravida scrive la storia
Nadia Scappini
UN VENTO DI FUOCO
una risata amara appesa
al cappio della sera:
si può piangere nelle ossa
urlando un sorriso
*
sotto la cenere
custodiscono
certe donne
un ventre di fuoco
Enza Silvestrini
NEL CARCERE FEMMINILE DI POZZUOLI
al primo sole della detenzione
ci scaldiamo nei calchi di luce
qui c’è la città murata
dove la vita di fuori
entra in foto cibi figli
azzannati in solitudine
nella folta distesa dei giorni
l’autorità è un fatto sottile
che fa risuonare i nomi più alti
le sinapsi erranti di Flora migrano
in un attimo confitto nel tempo
azionato come un grilletto
dalla finestra grande
il mare si vede a squame
sarebbe bello essere pesci
abbandonati alla corrente
Silvia Venuti
L’UNITÀ
Mi sembra di percepire
l’anima spirituale in tutte le cose
così vivo l’unità
di cui respira il cosmo.
Nelle leggi fisiche
che danno forma a tutte le forme
che danno colore a tutti i colori
che determinano spazi e tempi
c’è l’Universalità di Dio.
Il flusso comunicativo della più parte dei componimenti proposti in questa sede si articola, quanto a sintassi, punteggiatura, rapporti logici etc., secondo modalità che solo potrebbero, superficialmente, definirsi “tradizionali”, in realtà, manifestando l’urgenza, avvertita come non più differibile, di un ritorno del dettato poetico ad esigenze di adeguamento alla “Processing fluency theory of aesthetic pleasure” (=> vedasi, nell’ambito di una trattazione divulgativa, Wikipedia). L’intento programmatico di chi ha contribuito in questi termini alla silloge è chiaramente quello di recuperare un rapporto più aderente del testo alle modalità percettivo-cognitivo-emotive della mente del lettore. Alcune delle poetesse antologizzate intendono invece, dichiaratamente, attenersi a un modello che potrebbe definirsi, con termine sdrucciolevole, “neo-ermetico”. Tra queste l’amica Paola Parolin, la quale rivendica, orgogliosamente, la sua appartenenza alla sceglie di comunicare rifiutando le modalità della suddetta teoria ed esige che vengano preservate le regole della “fraternité” dell’opera aperta (Eco, 1962). Gradirei dibattere la questione.