‘IL LIBRO DEI LIQUIDI’ DI IRENE SANTORI
Irene Santori, Il libro dei Liquidi-TheBook of Liquids (Nino Aragno Editore, italiano/inglese, traduzione dell’autrice con Elena Buia Rutt)
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In una lettera al critico Stefano Agosti, Irene Santori narra una vicenda ad alto valore simbolico. Un giorno immergendosi nel Mar Morto, ovvero in un Mare che si trova “mille e trecento dodici piedi/ sotto al livello del mare”, fa un incontro strano. Una “sconosciuta” le chiede di accompagnarla perché è spaventata all’idea di entrare in acqua: “io l’ho presa per mano e passo passo ce l’ho portata dentro”. Che questo bagno possa significare un valico fra morte e vita lo dimostra senza equivoco l’allusione a Mallarmé di cui Agosti fu sommo specialista . Ma il significato della favola è rinchiuso nel nome della sconosciuta: “Maria, Maria Assenza”. Parole di vita e parole di morte si rispondono. Una Mater Dolorosa che soffre la morte del figlio teme il Mare della morte, privo di porto e lo attraversa grazie alla parola poetica portata da una voce madre anch’essa, ma che segue la lezione di Mallarmé e scava: “l’assoluta apparenza della calma / e ovunque l’alfa / privativo / in a-mare / aacqua / e a-senza”.
La poesia funge allora da spartiacque: “mi separa le acque sotto il piede e nell’asciutto pesto di tutto”.
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Ma come pensare il legame fra linguaggio, acqua, vita e maternità? Questo è un nesso profondo de Il Libro dei Liquidi, libro dove le acque sono femminili. Marie Bonaparte scrive in un libro famoso: “il mare è per tutti gli uomini uno dei più grandi e più costanti simboli materni”. E fu proprio Bachelard, seguendo Marie Bonaparte, a fare notare il legame fra maternità e acqua (“ogni liquido, scrive, è un’acqua, e ogni acqua, un latte”) e fra maternità, acqua e linguaggio . Sottolinea anche quanto quest’associazione possa scaturire poesie celebrative: “la poesia è sempre un vocativo”. Cita Saint-John Perse e Claudel, Michelet e Quinet, Novalis anche e Lamartine. Non fa sorridere che un filosofo così attento alla poesia dedichi un capitolo intero alle acque femminili senza citare neanche una poetessa.
Voglio sperare che avrebbe dedicato un capitolo a Il Libro dei Liquidi e che l’avrebbe aperto commentando questi versi dove l’acqua è latte: “Hai cassetti pieni d’acqua / in memoria delle nascite, / e colori e colori / dall’emostasi del bianco”.
In Lingua Madre, cure materne e origini del linguaggio, l’antropologa Dean Falk offre spunti di rilievo per approdare al nesso fra maternità e linguaggio . E’ una storia notturna, una storia di corpi e di bambini in braccio alla mamma; è una storia di “baby talk”, o “maternese”. E’ una storia di musicalità e di prosodia dove si capisce che il linguaggio è materia e legame, gesti, corpi, toccatine e carezze. Fondamentale sembra l’ascolto intrauterino e l’esperienza prenatale dei suoni che si svolgono mentre il feto galleggia nel liquido amniotico. Ed è a questo liquido che sembra risalire il legame fra espressione, acqua e femminilità. Riveder come riversare.
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Martin Rueff
dalla Postfazione