LA PAROLA TESTIMONE DELL’AMORE IN SATO
Giovanni Sato, Le metamorfosi del cuore (Biblioteca dei Leoni). “Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce” (B. Pascal). Scrivere poesie d’amore è un azzardo, considerando gli innumerevoli autori che han cantato l’amore in tutte le sue forme, prova che però Sato ha superato brillantemente riuscendo, in una cospicua raccolta, a dirci qualcosa di nuovo, di personale certo ma anche in un linguaggio che rispecchia la forza universale di questo sentimento. E le novità ci sono, anzi, in diversi casi la poesia si innalza proprio in virtù del tema trattato. Con la scrittura l’amore – supponiamo tra uomo e donna – può disincarnarsi e assumere ogni volta quei particolari risvolti che ne costituiscono tutto il fascino. “O grigio | bellissimo grigio | che nascondi l’azzurro” scrive il poeta (p. 25) pensando che non di rado si verifica il contrario. Ma qui dobbiamo valutare lo spirito poetico, che si svolge comunque in una dimensione diversa, quasi non reale. La costante amore penetra ciascun testo, e strofa, e verso: “quello che conta è il cielo | che si legge | negli occhi di chi ama” (p. 58), e affiora un senso remoto, antico: “Qui sotto il velo | fra le riviere d’occhi lontani” (p. 61). Ci vuol poco a capire con quale eleganza, purezza di linee e spesso peculiari metafore, l’autore riesca a emozionarci. La trasparenza del segno coinvolge i singoli elementi, per esempio la rosa, ora mistica e ora dotata di una sua fisicità. All’insieme poi concorre un principio filosofico che suscita folgorazioni liriche: “La notte è un corallo” (p. 127). Se l’amore si prefigura come enigma destinato a sparire, resterà comunque la parola a testimoniarlo.