Stefano
ZANGHERI
Stefano Zangheri è nato a San Giovanni Valdarno nel 1942 e vive tra Montevarchi e Firenze. Dopo l’esordio in poesia con Pensieri d’amore e Pigreco (Mondo Letterario, 1966-1968, prefazione di M.Martini), per oltre quarant’anni non ha pubblicato più raccolte di versi fino a Petali di luce (Calabria Editore, 2010, prefazione di N.Tindaro), seguito da Dissolvenze (Edimond, 2011, prefazione di M.Leombruno), kalòs agathos (Cleup, 2013, prefazione di R.Mascialino), Alcune notti (Magi, 2013, CD lettura di L.Ruggeri e musica di F.Caliò), La casa di ferro e di vetro (Magi, 2014, prefazione di L.Ruggeri), La melodia delle parole (Magi, 2014, CD lettura di L.Ruggeri e musica di F.Caliò), A Papa Francesco (Magi, 2014, CD lettura di L.Ruggeri e musica di F.Caliò), Bisogni assoluti (Magi, 2015, prefazione di L.Ruggeri), Note minime (Magi, 2015, CD lettura di L.Ruggeri e musica di F.Caliò), L’isola di Bouvet (Istituto Italiano di Cultura, 2015, prefazione R.Mascialino), E piove in petto una dolcezza inquieta (Istituto Italiano di Cultura, 2016, prefazione di A.Pasanisi), Lessico mentale (Aletti, 2018, prefazione-saggio di S.Zangheri). Ha pubblicato i romanzi Anatomia di un sileno (Edizioni Fondazione Mario Luzi, 2014, prefazione di M.Leonbruno), Lettera a una donna (Aletti, 2020, prefazione di A.Benagiano). Tra i saggi: L’universale nella mente dopo il contatto con il fatto ma anche dopo il contatto con il sogno; Il romanzo breve gioiello della letteratura; Letteratura ed integrazione dei popoli: Platone era razzista?; La pareidolia della poesia; Scritto scientifico e scritto umanistico, letteratura comparata, presentati nei Seminari Internazionali Interdisciplinari di Psicologia, Psicoterapia e Letteratura a Napoli presso l’Istituto Italiano di Cultura e pubblicati nei Quaderni dell’Istituto. Le sue opere hanno ricevuto molti riconoscimenti tra i quali il Premio Franz Kafka, il Premio Giovanni Pascoli, il Premio Vittorio Alfieri, il Premio Carlo Porta, il Premio Mario Luzi.
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http://www.literary.it/ali/dati/autori/zangheri_stefano.html
POESIE
dietro il muro
dietro il muro
mettere le mani come in croce
guardando
dalle screpolature degli occhi
movimenti
sfuocati in un ricordo
tra nebbie dense
cercando di copiarli con cura
amare
quei cavalli bianchi
assaporarne ogni tanto l’odore
prima di perderli nell’oblio
cercare
qualcuno cui raccontare la storia
attento alle parole
dette piano e con molta difficoltà
immagini
dietro improvvisi lampi di luce
senza capire le sovrapposizioni
di fantasie dilatate
dal gridare a singhiozzo parole straniere
niente
per convincere di avere più anni
di essere cresciuti ed essere uomini
di vivere felici
in una città di grandi cancelli
memoria
ricordo
vedere traverso il tempo
essere luce
nelle membrane della mente
appuntamenti esausti
sclerosi
di congiunture immobili
esaltazioni visibili
delle malinconie
orme nei pensieri
amnesie
rinunce di occasioni
desideri costanti
false verginità
nelle dimensioni del pensiero
giorni sulla collina
stretti spazi di case
arredate di stanchezze
l’ebanista cieco
palpeggiando il bosso
scolpisce
ludiche posizioni inverse
racconti equivoci
falsi coiti familiari
sessi immobili
tra cerniere aperte
di abbandoni giovani
movimenti di ombre
nell’assenza di immagini
eclissi di suoni
negli algoritmi dei silenzi
ultimo giorno
nella permanenza infinita
a te che sarai donna (a Rachele)
prendi una stella cometa
avvolgila
lentamente a un respiro
rimasto immobile
al mattino
alla sera
al brivido di notte
che gela il fiato
senza coperte addosso
prendi la luce
nei piccoli frammenti
dei pensieri che hai
e fanne lunghi dialoghi
di parole
di frasi lasciate libere
prendi un incontro
nei tuoi giorni
prendi solo lo sguardo
accoppialo
mettilo doppio
e portalo lontano
dove hai scelto di vivere
poi prendi
e prendi
e prendi ancora
quel che è rimasto
pietra serena
se questo giorno è stato complice
di un affetto
alla deriva di una solitudine
se il ricorrente senso di cercare
accorso a quel piccolo bisogno
ha creduto
nell’illusione di avere già trovato
casa che soffre
nel paese di scarse dimensioni
come idea che traballa
nei vicoli di pietra
qual’ è il momento della distrazione
nell’ignoto che parla
del sedicente oggetto di un discorso
un balzo
un ultima volata
un tuffo nel vedere e ricordare
la sera affronta l’orizzonte
senso di riconoscenza
di un affetto che trema
in un guscio di sé che lo consola
e poi lo sguardo colora il ritorno
l’orizzonte diviene arcobaleno
si piega il volto
scansando le immagini dissolte
una strada che torna alla sorgente
una stanchezza
nel passo che trascina
il desiderio di una volta ancora
il platano lontano è già vicino
il colore del prato sembra nero
il cuore di un momento
il cuore sente
che non arriveranno le altre ore
Matera
mi mancano i risvegli di Matera
scolpiti respiri
di queste notti senza apnee
lineamenti d’amore
nell’accecante bianco del mattino
esco nudo alla pietra
come nuda dormi ancora
ondeggiando l’odore della notte
dove l’umanità
ha iniziato piegata il suo cammino
dentro astrali destini
ed è attimo adesso
lampo di luce spenta
occasione di avere le tue mani
scolpite nelle pietre
dentro me stesso
pietra d’intarsio di molli frammenti
ciottolo calpestato
da mille camminate d’innocenti
ora che tremo
al mistico del luogo
cercando una ragione di divino
cercando di capire
se l’origine è pietra
se una corona di spine
ha disteso il suo sangue sopra i sassi
se tu sei nata qui
se quest’amore che mi porto addosso
è l’amore del mondo
se ha trovato adesso
il sonno dell’eterna conoscenza
di esserti figlio e amante
nell’infinito senso di una terra
immota al tempo
che ne fatto natura di sé stesso
ma ho rubato le notti
graffiti già pagati del mio tempo
insonnia
una facile escursione di parete
occhi fissati
alla figura rotta nella notte
formicolio nel sesso
digiuno d’amore
incomprese parole di vergogna
apro la porta
discinto di vestaglia e di calzari
vivo di luce
negli occhi resi ciechi dal brillio
lunga sequenza
di infinite stanze senza porta
improvviso rumore
di un corpo che si torce nel silenzio
lupo mannaro
della voglia di aversi
come vergine
presa e rimossa dalla sua virtù
in fondo
il giardino dei fiori non sbocciati
nell’alba grigioverde
in un saluto lungo di soldato
partito
sognando il corpo che gli da calore
la bocca che sussurra godimento
in fila ad aspettare
la leggerezza avara del ricordo
il grande Gatsby
scalfisce la distanza dirimpetto
i sogni che attraversano
la baia asciutta di un mare senza onde
una mano saluta
all’improvviso il cielo che scompare
in un sorriso abbozzato
in un ricordo che cade lì vicino
l’ora avvicina il parlare del tempo
il sapore che avevano le cose
quanto è costato
tenere quel pensiero assorto
scrutarlo immobile
nell’orizzonte di un lontano amore
quanto è bastato
quanto è successo ancora
in ogni angoscia
che portava i minuti sugli scogli
come speranze
di lunghi afflati della nostalgia
era lontano
scioglieva l’avvenire nella nebbia
si aggiustava il vestito
troppo corto e fine in una notte
umida di sperate delusioni
giovane bello com’è bello un dio
come lui peccatore
come lui speranza di abbracciare
la sua morte in un volto
godere da solo Maddalena
sublimando l’assurdo del ricordo
ombra mentale
ed eravamo notte
come quando
quando giravi il corpo
da una parte
in un sospiro lento
che giocava
capelli biondi e neri
in una mano
hai vinto ti dicevo
ma io raddoppio
questa polla di umore disperato
che da una parte lava
l’immagine
che porterò nel tempo
come allora
come dire ti voglio
semplicemente adorna
di un istante
di voglia disperata
per capire
un corpo che si muove
quanto vale
quanto rimane
su questa pelle che si deteriora
su questa mente
che non lo ricorda
spazio proiettivo
addormentare lo schiocco
della vita
e riposare il tempo
nell’immenso silenzio
di un vagito
TRADUZIONI
motionless dystonia
this question is recurring
interlayer
of an intriguing sense of remembrance
hypothesis of wise reflection
almost a greeting
a forgotten whisper of life
a corner
of a terrace overlooking the sea
to the balcony
vase of violets that pierce the sunset
in perspective
to the look that retracts over time
when the games in the evening
they lost their childhood
in a lost flutter
in the sudden flight into the sun
planet i
this season that smells of carbon black
this season it has clogs
this season that is thought and forgotten
this season of fumes
this season of roasted chestnuts
this season pissing on the walls
this season that finds the heat in the humps
this season he looks in awe
this season smoking cold in the evening
this season killing his days
this season that does without time
this season which is only six years old
this season that doesn’t have years to grow
this beautiful season
this season of my lost
if when
if when
the moment
it’s time of day
the weather
he will not have night
to close
sleepless
will dominate the breaths
if when
they will be eternal time
(traduzione inglese di Viktoria Starikova)
A toi qui seras une femme (à Rachel)
prendre une comète
envelopper
lentement à un souffle
est resté immobile
du matin
dans la soirée
au frisson de la nuit
qui fige ton souffle
sans couvertures
prends la lumière
en petits fragments
des pensées que vous avez
et faire de longs dialogues
de mots
de phrases laissées libres
prendre une réunion
dans tes jours
regarde juste
jumeler
mets le double
et emporte-le
où tu as choisi de vivre
puis prends
et prend
et reprends
ce qui reste
(traduzione francese Universum Academy Switzerland)