POETI STRANIERI: JAMAL E. BENHAYOUN TRADOTTO DA PAOLO RUFFILLI
Jamal Eddine Benhayoun è nato a Marrakech nel 1968 e risiede a Tetouan, nel nord del Marocco. Poeta, critico letterario, commentatore e studioso. La sua poesia è canto aereo che viene dal fondo della storia della sua terra, con le sue armonie, le sue bellezze e con i suoi echi insanguinati. Rompe il silenzio e come la voce della notte risale fino alla luce dell’oggi, tra le tracce di un solido passato e la realtà contemporanea in continuo cambiamento e disfacimento. Gridi di gioia sfrenata e lacrime di lutti, in un intreccio polifonico. Si muovono sulla pagina folle variopinte, resti di carovane beduine, donne e bambini, e si mescolano nella musica dei versi l’eco dei canti della tradizione e il ritmo sincopato di oggi. Sullo sfondo di un paesaggio che conserva tutti i suoi colori e i suoi sapori, dal deserto alle montagne alla costa e al mare. (La notizia biobibliografica continua in coda alle poesie)
Il Beduino e la Luna
Canterò per te con il mio cuore e farò balenare le mie parole negli oceani di un silenzio blu scuro.
Meno rimpianti, meno dolore e molto più di quel po’ che abbiamo lasciato su spiagge lontane
Altre parole digitate con tratti distanziati da un dito per accompagnare il canto nei giardini del transitorio e sguardi misteriosi.
Altre speranze e desideri disordinati
I resti di carte raccontano la storia delle feste mobili sotto il sole di cieli ripiegati e di città palpitanti
Mentre andiamo, vengono
Loro, le cui mostre sono state allestite
In magazzini freddi come il ghiaccio
Accumulano entrate lorde da desideri in bottiglia e inventari incompiuti,
Tu per il quale non suona mai la campana
Cerchi di conoscere le nostre azioni passate che sono rotolate nelle aste locali
Nomi per metà cancellati su pietre tombali spezzate
E fredde collane d’oro negli armadi dei musei
Qui, dove le alte camere ospitano la nostra eterna assemblea,
lo dicono nelle preghiere…
Dolcemente, dolcemente, dolcemente
Se ne sono andati e noi arriviamo facendo trekking tra le rovine di antichi palazzi vicino al giardino perduto
Una sera è stata sufficiente perché la luna perdesse la sua aura e rimanesse tranquillamente abbandonata dalle cortigiane rianimate dal letto del Sultano.
Una storia porta a mille storie e le notti si susseguono
Come un vento che ulula e insegue una carovana mal guidata.
Nessuna oasi è un’intuizione. Solo dune di sabbia e cobra sibilanti nel cesto di vimini dei beduini
Il nostro domani è passato quando ti sei convertito in un fanatico filatelico e hai offerto il tuo album di nozze.
Io ho fatto il contrario. Ho conservato l’album.
Ho tenuto il beduino al mio fianco
La luna è sempre lì timida e poco invitante
Le camere sacre si sono illuminate per la rapsodia di cortigiane e leggiamo Milton e Donne…
L’alba è la mia felicità e l’ora che dura.
Staccato
“Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù, s’ell’è possente,
prima ch’all’alto passo tu mi fidi. “
Dante, Inferno, Canto II
I tuoi piedi nudi scivolano su specchi di ghiaccio
Il sole meridiano è bordato dal silenzio di strade un tempo rumorose
Gli scrosci ci sorprendono come il vento che sale sulle colline piene di spini
Stavamo piantando vecchi ombrelli nella discarica della mia città natale
Sono crollato e ho sentito le onde rotolare sulle coste rocciose
Divorando i nostri ricordi e le nostre impronte su piste di sabbia
Ha sfondato la porta e se n’è andata senza un biglietto, senza passi
Senza un sorriso, senza rabbia
Senza una bandiera della vendetta da brandire a distanza
Si sono sentite solo note goffe di una bambina a cui non importava niente
Sapevo che era “To a Wild Rose” di MacDowell
Nota per nota, torturato, soffocato, distorto, smembrato
È quello che ha fatto alla bambola che le ho mandato vestita di rosa e di bianco
Suo padre credeva fermamente nell’arte per l’arte
Con le orecchie chiuse, gli occhi fissi su ciò che resta della “Madre di Whistler” sul muro
Vent’anni fa il muro sembrava più scuro con la finestra chiusa
È ancora buio e lo staccato non porta luce
In cosa consiste questa carneficina?
Rose appassite lungo il ponte che scricchiola da una riva all’altra
Cadaveri senza copertura, senza nome, senza evidenza
La vita era noiosa negli anni Trenta e Quaranta, fumo e monasteri con suore lì a guaire
Guarda! Sono tutti esposti a cieli infuocati di arancione e nuvole irregolari
Guidami a ritroso verso l’inizio della storia dei beduini
Chiedi la loro mailing list e rattoppa le sacre scritture lacerate da speranza e perdita
Cercami tra le persone a cui hai dato erroneamente il nome di nemico
Porta il violoncello sulla schiena e percorri la via dolorosa alla ricerca del tuo nome
Accarezza tre accordi e suona una nota o due, canta le tue cose
Canta la tua sofferenza ai bambini del Monte Sinai
Cambiamo la liturgia del culto mattutino e salutiamo i ricordi del nuovo esodo
Adoriamo gli uccelli che cantano ancora nell’aria calda del Mar Morto
La nostra scorza è a galla a trasportare un carico di sospiri e di visioni contrastanti
Nessun posto dove andare, ma dobbiamo arrivare ancora ai confini invisitati del tempo e dello spazio
Per terre remote senza mappe e tracce del passato
I nostri volti dipinti sulla superficie della luna
Per mostrare a quelli che non lo sanno
Che tu e io lo sappiamo
Quel canto non finirà qui o lì.
Riprenderemo la musica del silenzio e canteremo l’inno della disperazione
Sopra i mari e le montagne circostanti.
(Traduzione dall’inglese di Paolo Ruffilli)
Jamal Eddine Benhayoun, è vicepreside responsabile della ricerca e della cooperazione, professore ordinario di studi culturali comparati e letteratura inglese, oltre che coordinatore del Master in Letteratura inglese e Storia delle idee nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Abdelmalek Essaadi di Tetouan. È autore di numerose pubblicazioni in arabo e in inglese, tra cui Narrazione, Navigazione e Colonialismo (Peter Lang, 2006). È professore di poesia classica e moderna e caporedattore di “Poems on the Edge”, una rivista di poesia online e curatore di un’imminente antologia con lo stesso titolo. Le sue poesie sono apparse in arabo e in inglese su riviste e giornali. Sta traducendo in arabo il lavoro dei poeti cinesi Tian He e Meier Gao. È anche noto per i suoi articoli di opinione.