GASTON BACHELARD SULLA POESIA 2

GASTON BACHELARD SULLA POESIA 2

L’immagine e la poetica della casa

Cominciamo col considerare le immagini che attirano. Per quanto concerne le immagini, ci appare ben presto chiaro che attirare e respingere non portano a esperienze contrarie. Solo i termini sono contrari. Studiando l’elettricità o il magnetismo è possibile senza dubbio parlare simmetricamente di repulsione e di attrazione (è sufficiente un mutamento di segno algebrico), ma le immagini non si accontentano affatto di idee tranquille né soprattutto di idee definitive. L’immaginazione incessantemente immagina e si arricchisce di nuove immagini: è proprio tale ricchezza di essere immaginato che noi vorremmo esplorare. In primo luogo, come è dovere in una ricerca sulle immagini dell’intimità, poniamo il problema della poetica della casa. Sorgono numerose domande: come accade che camere segrete, camere scomparse divengano dimore in un passato indimenticabile? Dove e come il riposo incontra e produce situazioni privilegiate? Come è possibile che i rifugi effimeri e i ripari occasionali siano investiti talora dalle nostre intime rêveries di valori senza alcuna base obiettiva? Con l’immagine della casa ci avviciniamo ad un vero e proprio principio di integrazione psicologica. Psicologia descrittiva, psicologia del profondo, psicoanalisi e fenomenologia potrebbero costituire, con la casa, quell’insieme di dottrine da noi designato col nome di topo-analisi. Esaminata negli orizzonti teorici più disparati, l’immagine della casa pare diventare la topografia del nostro essere intimo. Dobbiamo dire che ha senso assumere la casa come uno strumento di analisi per l’anima umana. Aiutati da un simile «strumento» riusciremo a ritrovare in noi stessi, sognando nella nostra semplice casa, le comodità della grotta? E la torre della nostra anima è stata mai del tutto rasa al suolo? Non siamo sempre, secondo il famoso emistichio, esseri «à la tour abolie»! Non solo i nostri ricordi, ma anche le nostre dimenticanze sono «alloggiate», il nostro inconscio è «alloggiato», la nostra anima è una dimora e, ricordandoci delle «case» e delle «camere», noi impariamo a «dimorare» in noi stessi. Le immagini della casa (ce ne accorgiamo fin da questo momento) procedono nei due sensi; esse sono in noi così come noi siamo in esse. Tale gioco è così complesso che dobbiamo ricorrere a molte pagine per abbozzare i valori immaginativi della casa. Dopo quelle sulla “casa degli uomini”, dobbiamo studiare una serie di immagini che possiamo assumere come appartenenti alla “casa delle cose”: i cassetti, le cassapanche e gli armadi. Quanta psicologia si cela dietro le loro serrature! Racchiudono una sorta di estetica del nascosto. Per iniziare fin da questo istante la fenomenologia del nascosto, sarà sufficiente una preliminare osservazione: un cassetto chiuso è inimmaginabile. Esso può solamente essere pensato. E per noi, il cui compito è descrivere ciò che si immagina prima che sia conosciuto, ciò che si sogna prima di verificarlo, tutti gli armadi sono pieni. Un tipo di rêveries. I capitoli che dedichiamo ai Nidi e ai Gusci – i due rifugi dei vertebrati e degli invertebrati – testimoniano un’attività immaginativa a stento frenata dalla realtà degli oggetti. Noi che meditiamo così lungamente sull’immaginazione degli elementi, possiamo rivivere mille rêveries aeree o acquatiche, nella misura in cui seguiamo rispettivamente i poeti nel nido degli alberi o nel guscio dell’animale. Talvolta si ha un bel toccare le cose, si sognano sempre elementi. Dopo aver seguito la rêverie sull’abitare tali luoghi inabitabili, siamo ritornati a immagini le quali, perché noi le viviamo, esigono che, come nei nidi e nei gusci, ci facciamo più piccoli. Nelle nostre stesse case, in effetti, non troviamo forse luoghi appartati ed angoli in cui ci piace andarci a rannicchiare? Rannicchiarsi appartiene alla fenomenologia del verbo abitare. Soltanto chi ha saputo rannicchiarsi sa abitare con intensità. A questo proposito, abbiamo in noi stessi tutto un apparato di immagini e di ricordi che non confidiamo volentieri. Non c’è dubbio che lo psicoanalista, se volesse sistematizzare le immagini del rannicchiamento, sarebbe in grado di fornirci numerosi documenti. Noi non avevamo a nostra disposizione che documenti letterari ed abbiamo perciò scritto un breve capitolo sugli Angoli, sorpresi noi stessi quando grandi scrittori davano a quei documenti psicologici dignità letteraria.

Gaston Bachelard

La poetica dello spazio

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