LA CRONACA DI NAZARIO PARDINI
Il viaggio multicolore e scandito che il poeta invita ad intraprendere potrebbe mutarsi in riflessi orchestrali che dalle immaginarie mura di una stanza avviano alle maestose illusioni dell’immenso: Cronaca di un soggiorno (The Writer). Il soggiorno allora non è assolutamente temporaneo e immediatamente assorbito, ma è il brivido di chi vive ed ascolta, tra la voragine del nulla e lo splendore della memoria. Nazario Pardini trasfonde nei suoi versi “un canto ottobrino, autunnale ed estivo – scrive Giorgio Linguaglossa in quarta di copertina – che si nutre dei colori dell’autunno e dell’estate, la sua è una poesia che poggia sulle sinestesie e su un endecasillabo dalla classica positura piuttosto che sulla riforma prosastica del verso che ha egemonizzato la poesia italiana del tardo Novecento e dei nostri giorni.” Pardini riesce a incidere nella pagina con un bagaglio culturale di notevole spessore, e sa ben redigere la parola nel verso, indicando con superba fattura la meraviglia musicale del ritmo: “Sono rimasto a lungo a questa luna / che vela malinconica la terra. / Solo con me , con voi , assieme a noi, / miei morti che tacete / il cumulo dei giorni, le memorie, / con il vostro pallore in preda al tempo / che attende rumoroso vane ceneri / da spargere al silenzio. Solitudini / immemori di sole, solitudini / di morte compagnie lasciate alla pietà / di chi vive la fine inconsciamente / giorno per giorno. È l’ora che sfrascando / fra i popolati cipressi regala / rubini di rimbalzo, raggi vecchi / di un antico tramonto che, impietosi, / lisciano i marmi, con in seno l’aria / di una campagna larga e profumata.” Il dire ci parla di un altrove dove il mondo è visibile e palpabile, di un soggiorno esperibile che da forme alle assenze, e colori al divenire, ed incalza senza tregue tra le pagine per cercare disperatamente di dare conto alla sorgente, la quale disperde e riaffiora in un cielo incontaminato o in un apparire empirico e causale. Allora la poesia tenta di diventare essa stessa vita preparando gli indizi dell’ignoto e coinvolgendo il ricordo nelle molteplici manifestazioni dei contrasti. Atomi e tempo , armonie e spazi , corrispondenze ed artifici, la linfa o gli affanni, le immagini o le tracce, segnano le rivelazioni attraverso le quali si realizza la trasmigrazione delle idee e delle illusioni, perché il significato incide nella storia, musicalmente autentica, mai enigmatica, mai misteriosa, ma dalla immediatezza modulata. La singolarità del poeta Nazario pur appartenendo alla tradizione esprime la sua esperienza nella densità di una scrittura lampeggiante e disincantata, nell’arabesco dei silenzi, nella cascata dei suoni, nella festosità del senso, per custodire con fermezza il perseverare della lingua nella pluralità del dicibile.