GOVONI TRA CREPUSCOLARISMO E FUTURISMO
Corrado Govoni, poeta italiano ferrarese, era nato nel 1884 in una famiglia di agricoltori e non aveva mai completato i suoi studi. Questo non gli aveva impedito di dedicarsi all’arte poetica e di esordire prima dei vent’anni con le sue prime composizioni. Destreggiandosi tra poesia e narrativa, Corrado Govoni collaborò a diverse riviste letterarie e alcuni suoi scritti apparvero su Lacerba, rivista fondata nel 1913 da Giovanni Papini e Ardengo Soffici. Collaborò altresì con i Quaderni di poesia diretti da Filippo Tommaso Marinetti, scrivendo le famose Poesie elettriche (1911). Attratto da Pascoli per i temi vicini alla sua esperienza di vita, Corrado Govoni amò anche la ricerca crepuscolare e fece sue per un po’ le aspirazioni parnassiane di origini francesi, che volevano un verso ispirato al classicismo e lontano da contaminazioni personali ed emotive. Autodidatta, in tutta la sua ricerca e produzione poetica e letteraria, Corrado Govoni arricchì le istanze dei movimenti che più lo appassionarono con un personale tono fiabesco e con il richiamo ai colori e alla vitalità, che furono per lui il ponte tra il crepuscolarismo e il futurismo. Oltre a portare le immagini della sua esperienza di poeta cresciuto nella natura, lontano dalle città e dai circoli poetici, Corrado Govoni arricchì l’evoluzione del verso poetico italiano sperimentando il verso libero e vi introdusse anche espressioni tipiche della sua regione. La sua produzione poetica si nutrì della sua vena immaginativa: dalle parole in libertà futuriste, alle immagini in libertà, in libero accostamento. Immagini che non stridevano quanto quelle futuriste, non disturbavano, ma cercavano, nel loro apparente caotico movimento, una loro personale armonia ed una giocosità fanciullesca che fu spesso cifra letteraria di Govoni.