VERSO IL CIELO CON MARIO BAUDINO

VERSO IL CIELO CON MARIO BAUDINO

Il titolo di Aeropoema (Guanda) di Mario Baudino ricorda il mondo futurista di Marinetti e di Corra, ma la raccolta di Baudino, poeta e autore fra l’altro di Una regina tenera e stupenda, Grazie, Colloqui con un vecchio nemico, non ha nulla a che fare con quel mondo d’avanguardie. In verità il titolo porta lo sguardo verso il cielo, l’altezza, la leggerezza e il volo. L’apertura è proprio nella riscoperta del cielo, perché lo sguardo contemporaneo ha perso la luce delle stelle offuscato dai lampioni, la visione delle nubi e dell’azzurro nei fumi dello smog e dei grattacieli. Lo sguardo dell’uomo contemporaneo non è più verticale ma solo miope e orizzontale. Il mondo dell’aeroporto, dell’uomo che vola e non viaggia, che si sposta e ha perso le coordinate del vivere, sono i temi trattati in questo sapiente poemetto. Se non sappiamo guardare il mondo dal basso lo vediamo però dalle nuvole, e proprio questa prospettiva è quella del personaggio che dice io. È una poesia ricca di citazioni quella di Mario Baudino, di autori amati che offrono le chiavi di lettura del testo, come Baudelaire, Lermontov, D’Annunzio che definì lo stesso Marinetti un fosforescente idiota, per finire con scoperte intonazioni sul poema di Caproni Congedo del viaggiatore cerimonioso. L’aereo e l’aeroporto sono, come li ha definiti un sociologo, non luoghi, senza coordinate spazio-temporali, e proprio dentro questa dimensione Mario Baudino riesce a lavorare con grandissima libertà. L’aereo è un viaggiare stando fermi, è un luogo dove ci si muove ma non accade nulla. E’ in questa dimensione moderna, dove tutto perde la sua connotazione storica e memoriale, sta la bellezza di questo poemetto, con dialoghi al check-in che si sposano perfettamente con memorie di poemi e sconfinamenti dentro l’Eneide. La strumentazione tecnica di Mario Baudino è di alto valore, tanto che cambia continuamente registro, dal verso lungo dell’inizio a quello più breve e ritmato in quartine a seconda dei vari episodi, dimostrando ancora una volta un alto artigianato di scrittura. XV capitoletti più un epilogo in frammenti d’amore che chiudono questo Aeropoema, all’insegna del Caproni del Franco cacciatore, come dell’Inferno dantesco. Un poema del caos contemporaneo, della deriva senza direzione, nella terra dell’oggi, sulla moderna barca di Caronte che invece di navigare vola.

Guido Conti

Italia Oggi 

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