GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA 2025

Elio Filippo Accrocca, Alessandro Agostinelli, Pietro Aloise, Sandrino Aquilani, Pasquale Balestriere, Bruno Balzan, Fabio Barbon, Carla Baroni, Raffaella Bettiol, Gabriella Bertizzolo, Maria Rita Bozzetti, Corrado Calabrò, Michela Castellazzo, Patrizia Cavalli, Carmelo Consoli, Alfredo Alessio Conti, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Vittorino Curci, Fabio Dainotti, Massimo Dalle Luche, Enrico D’Angelo, Ottaviano De Biase, Antonio Donadio, Patrizia Fazzi, Sabrina Galli, Aldo Gerbino, Maria Teresa Giani, Sonia Giovannetti, Margherita Guidacci, Mauro Imbimbo, Mario Luzi, Francesca Luzzio, Valeria Massari, Eugenio Montale, Maria Grazia Nigi, Roberto Pacifico, Rita Pacilio, Paola Parolin, Giovanni Parrini, Susanna Piano, Laura Pierdicchi, Giuliana Piovesan, Salvatore Quasimodo, Giovanni Raboni, Fernanda Romagnoli, Paolo Ruffilli, Anna Santoliquido, Fabio Scotto, Umberto Segato, Lilia Slomp, Maria Luisa Spaziani, Sandro Varagnolo, Umberto Vicaretti, Giovanni Zamponi, Andrea Zanzotto

Elio Filippo Accrocca
L’IMPRONTA
Se potessi portarti
qualche cosa di quello che hai lasciato
di qua… fammi sapere che desideri.
Beato chi non sa, chi non ricorda:
la memoria è da uccidere, non l’uomo.
Altro che un dono, la memoria è un peso.
Però se mi mancasse pure lei,
oltre che te, mi resterebbe il nulla:
la condanna sarebbe più straziante.
Le tue cose, gli oggetti col tuo nome
sono tappe del vivere
che ci danno l’impronta dei tuoi passi.

Alessandro Agostinelli
DANNI COLLATERALI
hai visto l’enormità
di tutto questo cielo,
l’illimite continuo
di missili e carezze?
come farò di questo
a riportarne il verso,
le domande che canta
la poesia riposta qui?
oggi nella bellezza
non finirà la guerra.

Pietro Aloise
ESTATE 1965
Sopra letti di sterpi
e dune assolate
una bocca insaziabile
succhiava la mia anima
e in balia
di ubriacanti dissolutezze
che stanavano
una maldestra esperienza
penetravo quell’universo
affamato di sesso
che provocava
frettolosi orgasmi
imbarazzanti
e deliranti amori ansimanti.
Turba ancora la mia mente
quell’avvampante estate.

Sandrino Aquilani
UN SOFFIO DI VENTO
Erano bianche come il sale
le strade quando ero bambino
respiravo la terra sotto i piedi nudi
dolci come il pane appena sfornato
mia madre intenta a fare il bucato
mio padre lavorava tra il profumo
acre del legno appena tagliato. C’erano
i grilli e cantavano nelle notti d’estate
la nonna raccontava storie
e noi piccoli con gli occhi sgranati
intorno al camino ad ascoltare
storie di fate, giganti, boschi incantati.
Danzavano le lucciole tra stelle
e frammenti di cielo
il tempo allora era amico
il mondo sembrava infinito
invece è stato un soffio di vento
Grave o leggero… ma un soffio di vento.

Pasquale Balestriere
PASSAGGIO
Quando i poeti scendono alla morte
hanno alle spalle sempre un simulacro
di sole che fatica a trovar pace.
Ed un assurdo vizio di poesia
intona i nudi canti del passaggio.
Noi ce ne andremo lievi e la fedele
compagna d’una vita ci addurrà
del mistero alle soglie.
Questo dunque sarà,
né più ci apparterranno affetti e doglie.

Bruno Balzan
FERITO E UMILIATO
…ferito e umiliato nella
mia vertigine… nei miei
siderali vuoti che
scruto nel fondo… dello stare
… qui… senza un autentico: Dove…
…l’Angoscia
l’unico punto di
riferimento…
mi stringe a sé… nel
suo palpito… ancora
vitale…
“non fuggire!… non
fuggire!” … mi sussurra…
“io sono tutto quello che
ti rimane… di autentico…
di vivo… tutto il resto…
non è che:
recita e menzogna” …

Fabio Barbon
AUTUNNO
Il distante torna istante,
nella lacrima caduta
bagna il presente
d’ombra antica,
respiro l’attimo
del fiato autunnale,
spoglio ogni attesa
d’equilibrio sul crinale,
attraverso il bosco
di bianche betulle
la nudità del tronco
ora m’assomiglia.

Carla Baroni
IO SONO L’ACQUA
Tu credi di conoscermi, tu speri
ch’io sia docile come canna al vento.
Io sono l’acqua, amico, sono l’acqua
acqua di roccia, acqua di sorgente
che sa intorbidarsi al primo limo
ma mai l’afferri, scivola silente
dalle tue mani anche fatte a conca,
evapora, ti sfugge, la ritrovi
sotto forma di pioggia, aspra salata
nel cavo mare dove già scintilla
con lampi di metallo la lorica
che le fa scudo, che ne rende vana
ogni ricerca ed è nel gorgo, amara,
che t’avviluppa rapida all’affondo.
Io sono l’acqua, amico, sono l’acqua
che non conosci anche se è sincera.

Raffaella Bettiol
NOTTE DI HALLOWEEN A SEUL
29 ottobre 2022
notte assordante
di spregiudicata giovinezza
non turba l’afrore dei corpi
l’alcol che cola nella gabbia
di vicoli ciechi
l’aria pregna di festosa allegria
ma la luna guarda con occhio triste la scena
in un accordo di fatui bagliori
in un insonne svelamento dell’alba.

Gabriella Bertizzolo
ACCENTI DI-VERSI
Infide maschere gettiamo
nella fornace che ci consuma,
e con ali rigenerate
noi anime nude
librate nel respiro del Vero,
ritroveremo il senso dell’esistenza.
Nel tramonto di traguardi fallaci
giunge il grido della Terra violentata,
il gemito dell’oceano e dei coralli,
il trillo mesto dell’allodola
e il farfugliare del gorilla:
chi ci salverà dall’indifferenza?
Con dita contaminate d’amore
uniamo sillabe, parole, accenti di-versi
nel mosaico di un cosmico alfabeto,
sigillo di rigenerata alleanza.

Maria Rita Bozzetti
APPARENTE AMORE
L’ apparente Amore
che nella folla vocifera
e debole si stratifica al pensare,
è quasi parola di alito insapore,
coda di una festa in pianto,
lacrima secca di cuore,
fantasia con strappi di lamento,
geometria di fiori liberi caduti
su piani d’accesso a suoni muti.
L’affetto intessuto agli anni
è stabile colore d’accordo,
e dimentico del tempo
rincorre il quotidiano senso
con la mano in conforto di discesa,
senza storie nuove
ma vecchie eco del vissuto amore.

Corrado Calabrò
MA PIÙ CHE MAI…
Dall’inizio mi manchi,
come l’acqua alla sete del deserto.
Mi manchi quando ti cammino a fianco:
non vanno nella stessa direzione,
se non per breve tratto,
due treni su binari paralleli.
Mi manchi quando sono con un’altra,
come manca la freccia alla ferita
che per la sua estrazione si dissangua
Ogni giorno mi manchi; e in ogni dove
perché all’assenza di te
non c’è un altrove.

Michela Castellazzo
GATTA IN APPARTAMENTO VUOTO
Se insegnare è lasciare un segno
allora sono tutta un tuo tatuaggio
e di certo non riuscirò a perdonarti
per avermi preceduto,
abbandonata su questa mensola che non regge
a rovistare nella tua vecchia sciarpa
per sentire ancora l’odore di casa
graffiando questo legno nudo
senza potermi nemmeno affilare le unghie
miagolando un dolore
che maschera a fatica
fame felina arretrata.

Patrizia Cavalli
UNA PAROLA
Anche quando sembra che la giornata
sia passata come un’ala di rondine,
come una manciata di polvere
gettata e che non è possibile
raccogliere e la descrizione
il racconto non trovano necessità
né ascolto, c’è sempre una parola
una paroletta da dire
magari per dire
che non c’è niente da dire.

Carmelo Consoli
UN CANTO GREGORIANO
Un canto gregoriano mi scava dentro
apre celle di conventi, navate e cattedrali
porte celesti, cunicoli di preghiere.
Dentro c’è Dio, si sente che viene
da azzurri infiniti, dorati cherubini, arcane melodie.
Sale al cielo nel gorgheggio
come l’incenso alle vetrate, poi cala
e si richiude in un profumo di clausura.
Un canto gregoriano mi scorre nelle vene
dentro mille serafini memorie di santi, angeli vaganti.
Canto di Grazia, armonie di pace
nell’immensa luce che m’invade.
Sale nella monodia in dolci paradisi,
scende per scale segrete, altari di candele.
Seguo la scia dei suoni, i rapimenti del cuore,
mi perdo in sogni d’amore. Dentro c’è Dio lo sento,
un’altra vita mai nata mi chiama dall’azzurro dei confini.
Mi chiudo in labirinti di note.

Alfredo Alessio Conti
DAL PROFONDO
Ricordo quando m’apparisti
come in un sogno
ispirazione
tremante tra le dita
su foglio bianco
lasciasti la tua traccia.
Esiliata nel silenzio
Poesia
trovai pace
tra le dune desertiche
del vivere.

Vittorio Cozzoli
VENGA LA PAROLA
Anche al dolore chiedi il seguito
della sua storia, anche alla gioia.
Il mondo?
Li vedi, inventano le guerre, inventano
le loro paci. Li vedi, cercano le terre rare,
cercassero i cieli, uno solo, quello.
Ma tu, fine febbraio, leggi la reclusa di Norwich,
Giuliana, rileggi il suo “E tutto sarà bene”.
Sì, venga la parola, venga da dove
viene l’amore. Per di qua tutto passa.
Passa, e lascia il suo segno.

Maurizio Cucchi
SEGUACE DI NUVOLE
C’è chi si aggira con lo sguardo al suolo
e dunque a capo chino e chi invece
osserva diversamente il mondo
in cui si trova immerso e scruta, perlustra
lassù i disegni fantastici e insondabili
di minute particelle e cristalli in forme
galleggianti perché a sua volta attratto
da correnti ascensionali di cui si vorrebbe
parte coinvolta in un più ampio
e virtualissimo spazio, sentendosi fratello
sempre in divenire di chi viaggia
al tempo stesso inquieto e sereno
tra parola di poesia e sogno musicale.

Vittorino Curci
I LUOGHI FANTASMA
1 avviarsi a mani vuote
la giornata è lunga e stretta nella gola
dove nulla è definito e tutto splende meno
arrendersi nel dominio del gelo
senza chiedersi dove l’anima si è fermata
e quando
2 hanno piantato queste bandiere
la dismisura si apre a ventaglio sul crinale
è un fulgore che abbaglia
3 per te, lettore, che resti solo
con la verità del libro, il senso compiuto
ha sperato un’altra notte di quiete
ma il vecchio mondo è così vicino
che rimbomba su queste atroci colline

Fabio Dainotti
BIMBA
Veste una seta azzurra che la brezza, entrando
dalle finestre e dalle tende, agita.
Fuori una grande pace è nel giardino.
Sola una bimba gioca
sul ghiaino celeste tra le aiuole
di ortensie e di gerani, tra ombra e sole.
Agli uccelletti, cui sue miche tira,
parla; e s’adira.

Massimo Dalle Luche
IL NOME DELLA MADRE
Ci sono quelli che dopo la morte
con gli occhi volti a questo mondo, spalancati,
continuano a guardare l’abbaglio
del male, il tremendo della vita
e sulla loro assenza dilagano
la nube, le distese d’acqua, il vortice
del grembo che s’irraggia, di nuovo nel buio
della madre, distante una terra
conosciuta, e il nome si fa oggetto
di luce che pensa e li accompagna
ai primi gesti del silenzio.

Enrico D’Angelo
NERVI
Quel che avevo l’ho perduto di vero
la preghiera avendo resa nemica
coll’aspro odore della mia vendemmia.
Ah, questi miei nervi tesi nel nero
di un’ombra che intanto monta più antica
fin dentro la notte pura bestemmia.
Ah, questi miei nervi tesi di fino
lontano da loro io cerco rifugio:
al pianto acceso un conforto atteso,
una melodia che piano s’avvicini,
una nostalgia che più non abbia indugi,
d’un uomo l’illusione non più offesa…
così va e viene la mia malattia
e amor non so che sia se non poesia.

Ottaviano De Biase
LA TUA IMMAGINE
Sospesa mi fu la tua immagine immacolata!
Oggi, camminando,
sulla stessa strada incontro colori d’aria novelli
spruzzi d’acqua di questa terra
che neanche sanno d’onde tu vieni o che tu fai
anima mia
cielo ormai colmo di finestre vuote
ora o mai più
il giorno ti è amico
i miei occhi che continuano a nutrirsi di parole nuove
mia rugiada, culla della mia culla,
vita che dà vita ad altre vite, occhi fatti di noi,
in tua compagnia so che non mi verrà mai meno la speranza!

Antonio Donadio
TU, TIMIDA COME L’ONDA
Quando uscirai dall’ospedale
ti chiederai se il mare
è venuto da te o tu sei
andata al mare bambina
a piedi nudi di corse
e frenetiche soste
di grida e inascoltati silenzi
tu, timida come l’onda
lontana da ogni riva
da ogni sole ignaro e distante,
ti chiederai
se il partire è sul mare
o nel mare è il segreto
d’ogni partenza.

Patrizia Fazzi
GLI UOMINI DI POTERE
Gli uomini di potere non si turbano
se un fiore bianco muore calpestato.
Hanno elmi tesi su occhi bombati,
socchiudono appena l’anima al vento.
Hanno un occhiale di pietra
che non vede nei prati che fiorire zecchini.
Sono le albe dure del mondo
quelle celate in neon colorati di affari,
artificio privato di arte
cerniera bloccata sul retro del cuore.

Sabrina Galli
POESIA
Ti sento, ti seguo, mi chiedi una “forma”.
Ti accontento, mi placo nelle tue radici.
Affondano negli epiteli accesi dei tramonti,
assetate si diramano nelle notti,
si attorcigliano come galassie umane.
Con te cammino scalza sul terreno
dell’anima, con te che sali dai suoi pori.
La nebbia sale lambendo il suolo,
essa offusca la visuale, invece tu
rendi tutto più nitido.
A piedi nudi incedo scalza sull’incorporea
argilla per sentirne il fuoco, il gelo, le zolle
aride, il terriccio fertile, la terra alluvionata.
A piedi nudi incedo per udire la vita echeggiare
negli immani confini dell’essere, facendo di me
un umile errante nella sciarada dell’esistenza.

Aldo Gerbino
MISERERE
Miserere per noi tutti: per ogni vita, per ogni alito, per ogni corpo
percosso da fiammanti artigli, per ogni iride riflessa sui boschi,
tra i noccioleti, tra gli ulivi indenni dal tempo, per stridori
di rondoni (“Apus apus”), per il respiro dei colombacci,
delle ghiandaie poste su nidi di uomini, per le fronde
a nutrire la ragione bruciata nelle ardenti pire dell’indifferenza.
Sì, ci inoltriamo lungo il cammino posto ai confini estremi
per ritrovarci battuti da sguardi attoniti
tra i bagliori feroci del devastante incendio della terra,
in un precipitare di pietre e argille, esistenze, sentimenti,
odî migratori, crudezze, genocidi e brume virali.
Un tutto, ormai, senza più traccia di fiamma. Dissipato.

Mariateresa Giani
LA PAROLA, LO SPIRITO
La parola è un graffio nella tela
della vita e soffio aureo è l’altrove
dello spirito; l’una proietta a terra
lo spento profilo di una stele,
l’altro lo anima di luce e lo
avvalora.

Sonia Giovannetti
MUSICA
Stanotte s’è quietato il fiume
che scorre oltre le soglie del tempo.
Se tu giungessi ora, le fronde
canterebbero insieme al vento.
C’è un bordo oscuro nelle cose,
ma c’è chiarezza nelle note che
muovono il suono. Non morirà
così il verso nel percorso del dire.
Danzeremmo allora nella guazza
del mattino, ritrovandoci là,
dove il tronco pianta le radici.

Margherita Guidacci
IN SILENZIO
Scrivo parole ogni giorno.
Non so dove arriverò,
scrivendo.
So che potrei tacere.
Colui che sa, non parla.
Muto nel ventre del tempo
dove uomini gridano, anche.
Lo sguardo
basterà per comprendere e dire
quanto la voce non dice.
Sfioro ogni istante, ogni giorno
l’urlo e il tuono. Vivo intorno.
Potrei fermarmi e attendere.
In silenzio.

Mauro Imbimbo
ESISTENZA
In tetri antri
triboli e tremi,
poeta solo,
col mal di reni.
Sogni la visita
di un Iddio,
invece giunge
quell’assistente
sociale e molto
molto insistente.

Mario Luzi
VOLA ALTA PAROLA
Vola alta, parola, cresci in profondità,
tocca nadir e zenit della tua significazione,
giacché talvolta lo puoi
sogno che la cosa esclami
nel buio della mente
però non separarti
da me, non arrivare,
ti prego, a quel celestiale appuntamento
da sola, senza il caldo di me
o almeno il mio ricordo sii
luce, non disabitata trasparenza…
La cosa e la sua anima?
O la mia e la sua sofferenza?
Vola alta, parola.

Francesca Luzzio
ACQUA PROFUMATA
Camminai a piedi nudi
nell’immensa pianura dei desideri
e giunsi alle falde di un monte
che ascesi con simboliche ali
per poi sulla cima trovare
la vera sorgente dell’amore.
Lo scroscio dell’acqua profumata
divenne musica e canto,
effluvio costante di deliziosi suoni,
diletto delle orecchie e del cuore.
Un rumore assordante interruppe l’incanto:
era lo sciabordio verbale dell’umanità.

Valeria Massari
LEGGENDO POESIA
L’ode è finita
ma ne rimane l’eco,
come di un’anima smarrita.
La parola è pronunciata
ma nel cuore dimora
alta, indimenticata.

Eugenio Montale
NON CHIEDERCI LA PAROLA
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Maria Grazia Nigi
AMETISTE
Dalle fauci imbrunite della parola a monte
mi rispondeva un gelido silenzio
Quasiché superato il ponte
vedessi un guizzo luminoso
un cerchio bello di parole…
Che rincorrendomi animatamente
chiedessero a me che le pensavo
di unirmi a loro interamente
per dimostrargli che le amavo.

Roberto Pacifico
LA CONCHIGLIA DI ORFEO
Poter arrestare il nostro fluire
verso il cupo estuario che non si conosce,
in uno stagno che non viene mosso
e rispecchia l’immagine del suo fondo.
Ogni pensiero combaciasse
nell’incastro della giornata;
ma la palla sfugge alla ragionata
serie di passaggi verso il rovello
della strada.
Il discorso interiore
che si fa cadenza e forma
non ha l’armonia della tua mano
che accorda il cuore
e nel sabbioso finire di statue
ritrova l’orma.
Che almeno questo sia il nostro verso,
la conchiglia che ti riporta all’orecchio
un po’ del delirio marino.

Rita Pacilio
ARRIVA A ME IL BACIO
Dalla creazione del tuo amore innocente
arriva a me il bacio nella curva
del braccio, così furtivamente riscopro
il mistero della terra e le proprie mete.
Diventiamo tutta un’anima, una fiammata
incessante commento fedele e intatto
nella speranza che gli anni passati
conservino ancora cascate maestose
di margherite e piccoli gesti da cuore a cuore.

Paola Parolin
FRATELLI DELLA SPERANZA
fratelli della speranza
dall’inizio alla fine
se non da zero all’infinito
si racconta la vicenda di uomini
cielo sotto altri cieli dannati o redenti
per il marchio della terra
una mano di bianco e uno scavo più fondo
mani e piedi nudi nelle viscere del monte
cumulo sopra cumulo non servono
il cuore torto da ferita
misconosciuta nelle sue corde
a sé diretta per il peso del mondo
oggi uno specchio volto di lato
per scrutare il perdono
memoria sincera
pietosa condiscendenza
un tempo galantuomo intorno a benevola natura
per continuare a esserci

Giovanni Parrini
CARRO MERCI
Dunque, termina qui,
in una stasi di ferro e di morchia,
il conto sfinito dei viaggi
attraverso stazioni tramortite dal sole,
dilavate dalla pioggia; può darsi
che tutte quelle merci
che ti portavi addosso, per gallerie e pianure,
aggiogato a un altro tuo consimile,
valgano quanto il tuo fantasma di ruggine
o la bica di sassi dove muore il binario. Può darsi
che niente valga, né lo smercio, né
la manutenzione, le stazioni, gli orari,
la potenza che ti trascinava,
per un morso di vita,
per un sorso di luce in fondo ai giorni.

Susanna Piano
CANTO
Risveglio il silenzio
che dorme
nel ventre del vento
e schiudo la voce
che irrompe nel canto.
Respiro parole di carta
che s’aprono piano,
cammino,
raccolgo,
m’inchino.

Laura Pierdicchi
UN PRIMA E UN DOPO
Non è possibile esprimere un prima
e un dopo poiché tutto succede
in seguito a quello che è accaduto
è difficile concepire una realtà
che accarezza solo la parte fisica
privata della radice – svuotata
e che chiama e insiste a chiamare
quella radice ora nell’invisibile –
per una sperata conversione
per contemplare un nuovo giorno
per frantumare
l’incapacità di reagire.

Giuliana Piovesan
SENZA LUOGO
Il segno preciso che ora ci delinea
non saprà trattenerti sul foglio.
Seguirai la traccia del mio pensiero
e ti lascerai portare alla nostra essenza.
Ansimante e lieta salirai al mio respiro.

Salvatore Quasimodo
SPECCHIO
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.

Giovanni Raboni
NOTIZIA
Solo qualche parola,
solo una notizia sul rovescio del conto
sbagliato dal padrone.
Forse è tardi, può darsi che la ruota
giri troppo in fretta perché resti qualcosa:
occhi squartati, teste di cavallo,
bei tempi di Guernica.
Qui i frantumi diventano poltiglia.
E anch’io che ti scrivo
da questo luogo non trasfigurato
non ho frasi da dirti, non ho
voce per questa fede che mi resta,
per i fiaschi simmetrici, le sedie
di paglia ortogonali,
non ho più vista o certezza, è come
se di colpo mi fosse scivolata
la penna dalla mano
e scrivessi col gomito o col naso.

Fernanda Romagnoli
IL TREDICESIMO INVITATO
Grazie – ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano – lui ascolta.
Fra tante risa – cerca di sorridere.
Inetto, benché arda,
a sostenere quel peso di splendori,
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito “Sto per piangere!”
E all’improvviso capisce
che siede un’ombra al suo posto:
che – entrando – lui è rimasto chiuso fuori.

Paolo Ruffilli
SALVEZZA
Non aver fretta, Giulia, sii paziente, aspetta
e, proprio quando non ti importa
più di niente, lascia che ti attraversi
l’aria della vita. Quando ti sarai così
riempita, ecco che è lei che ti sostiene:
si gonfiano le vele e ti rifà volare.
E, più sei stata disperata, più ti riprende.
Tu non lo sai, ma ti sei già salvata.

Anna Santoliquido
RICETTA
un uovo e un distico
un pizzico di sale
e di cervello
aggiungo l’impetuosità del vento
e gli aromi dei campi
mescolo con un totem
prima di cuocere
spezzetto le ostie
e inforno nel ventre del mondo

Fabio Scotto
ACROSTICO
Dove denti dicono
Ancora l’ora che preme
Non sarà per sempre ma tiene
In te la fiamma accesa del cuore
E sia l’amore
La luce che ci salva
Avvinti come bambini al tepore dell’alba

Umberto Segato
IL SORRISO DELLA GIOCONDA
La Bellezza è come rugiada
che svanisce al sorgere del sole.
Il mondo resta, ma il suo splendore
senza quell’effimera grazia
per l’anima è sordo e opaco
come priva di musica una festa.

Lilia Slomp
RICERCA
L’ultimo sussulto di un amore
è un brivido bevuto a fior di pelle
sul ventaglio slabbrato della sera
quando s’inchina l’estro dei lillà.
Biancospino il petalo nel pugno
la ricerca di Proust al comodino
il trastullo di vita dentro il petto
bambino, come quando si teneva
prigioniera la lucciola al bicchiere.
Per questo amore che muore, esigo
silenzio cattedrale di preghiera
sacralità di sera contadina
alla semente germogliante aurora.
Pretendo il rispetto della soglia
varcata a tradimento dal destino.
Infinita sarà la rinascenza
quell’attimo, reliquia della fine.

Maria Luisa Spaziani
LE PAROLE OGGI NON BASTANO
Non chiedermi parole, oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.
Vorrei parlare con te – è lo stesso con Dio –
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell’universo.
Un fremere d’antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

Sandro Varagnolo
IGNORO SE L’APPRODO
Ignoro se l’approdo che hai toccato
si lasci circoscrivere
o persino sbaragliare
dal respiro della terra.
Il sasso che affonda nella limpidezza
è quanto vediamo noi
che non capiamo il nostro stesso pudore.
Scarseggiano le voci, le similitudini,
strano annuire adesso
al punto di domanda che spicca
nel vuoto di questa primavera
lancinante dalle foglie lievi.
Ti trasfiguri il mondo altrove
puro nel suo usurpare,
tu concedi allo specchio
il retaggio di una quieta afflizione.

Rodolfo Vettorello
BALLO SULL’AIA
Mi piace il tempo che si resta fuori,
che a lungo è così tiepida la sera
e quando, come un sogno che si avvera
la notte è ancora colma di colori.
L’aria profumerà di nuovi odori
come promesso dalla primavera.
Arriveranno qui dalla balera
le prime note, grappoli sonori.
Mi piace il tempo delle notti accese
quando non si finisce di sperare
che le fanciulle dalle braccia tese
t’invitino sull’aia per ballare.
Amo le notti delle lunghe attese
ed il mio sogno di lasciarmi andare

Umberto Vicaretti
ARRIVI/PARTENZE
Sulla spiaggia di Kos bambini affiorano
(Mosè distratto, immemori le acque).
Dormono sulla sabbia e più non sanno
se quel sonno è la notte, o se un altro
giorno cova la luna.
Più non sentono
il grido soffocato delle madri.
Lieve li sfiora e li accarezza, come
a chiedere perdono, la risacca.
Dispersa intanto avanza, agli arenili,
muta una folla senza più memorie.
Ma qui nessuno può restare! Il patto
era inseguire il sole ad occidente
(più a nord alziamo muri e non sappiamo
che quel popolo in fuga siamo noi).

Giovanni Zamponi
SOGNO VISIONARIO
La tortora volteggia sopra i rami
del leccio verde e dei solerti ulivi;
e mi sussurra: o tu, perché non vivi?
– modulando i suoi teneri richiami.
Hai carta e penna – dice – e allora scrivi,
scrivi l’elenco delle cose che ami,
scrivi delle api, scrivi degli sciami
che sfioreranno i fiori e i dì giulivi.
Poi vola in alto, su, e verso atmosfere
più trasparenti impenna le sue piume
dove abitano bellezze qui straniere.
Ascolto e guardo; e, come è mio costume,
ho nostalgia di queste cose vere
rare a vedersi tra le odierne brume.

Andrea Zanzotto
DICEVANO
Dicevano, a Padova, gli amici
“anch’io l’ho conosciuto”.
E c’era il romorio d’un’acqua sporca
prossima, e d’una sporca fabbrica:
stupende nel silenzio. Perché era notte.
“Anch’io l’ho conosciuto”.
Vitalmente ho pensato a te che ora
non sei né soggetto né oggetto
né lingua usuale né gergo
né quiete né movimento
neppure il né che negava
e che per quanto s’affondino
gli occhi miei dentro la sua cruna
mai ti nega abbastanza.
E così sia: ma io credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m’avvicini.

1 commento su “GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA”

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