LA POESIA ATTUALE saggio di Alberto Casadei

LA POESIA ATTUALE

La poesia attuale (Edizioni ETS), Introduzione. Il primo problema nella riflessione sulla poesia italiana attuale è definire il suo statuto. L’idea di un codice riconoscibile sulla base di parametri metrici, retorici e stilistici sembra ormai accantonata, ma anche l’opposizione ‘tradizionale/sperimentale’ non individua un discrimine significativo, tanto meno valori o disvalori. Aumenta invece il bisogno di poesia come effusione sentimentale, molto rappresentata nei social e, a volte, nell’editoria tradizionale grazie a qualche picco di vendite librarie, per esempio nel caso di Ti voglio bene #poesie di Francesco Sole. Ecco come viene descritto questo libro nella pubblicità su amazon, che statisticamente rappresenta al meglio (si scherza, ma non troppo) lo Zeitgeist: «Le #poesie che hanno generato milioni di visualizzazioni sul web diventano un libro: “Da quando ho iniziato a scrivere poesie ho trovato il coraggio di esprimere ciò che provo, senza vergognarmi di condividere gli aspetti e le sensazioni più forti della mia vita. Proprio attraverso la condivisione ho imparato che siamo tutti contenitori di emozioni. Ciò mi ha permesso di togliere quella maschera che troppo spesso la società ti obbliga a indossare. Abbiamo bisogno di amore, chiarezza, sincerità, felicità e gentilezza. Ed è per questo che vi invito a fare lo stesso. Attraverso queste pagine le mie parole diventano vostre: potete aggiungere versi, decorarle, farne tesoro e poi condividerle con le persone a voi più care attraverso i social network usando #tivogliobene. Vi basterà un click sull’hashtag per riconoscervi negli occhi di qualcun altro.» Si dirà che stiamo parlando di un mero fenomeno adolescenziale, e certamente è vero; tuttavia, il campo dei possibili utenti di poesia è in gran parte formato, in Italia, da ragazze e ragazzi che seguono cantautori di ultima generazione, rapper magari un po’ addomesticati o Francesco Sole e affini. Dopo questa fase giovanilissima, non esiste in effetti un pubblico abbastanza ampio per sostenere con continuità ‘poeti adulti’, che devono in genere confrontarsi con lettori che sono, a loro volta, poeti, spesso piuttosto attempati e con gusti standard: l’Ungaretti dell’Allegria, il Montale degli Ossi (ma adesso tutti citano sospirosamente Ho sceso, dandoti il braccio…), qualcosa di Saba, Quasimodo, Caproni e, quasi sempre, Alda Merini. Insomma, un’idea di lirica scolastico-sentimentale, con possibili aggiunte personali e aggiornamenti di moda: per esempio, sino a poco tempo fa La cura di Franco Battiato, ora magari un testo a scelta di Franco Arminio. I vari tentativi di fornire inquadramenti e mappe della ‘vera’ nuova poesia italiana, nonostante gli sforzi spesso meritòri, non sono mai arrivati a una condivisione ampia. Il territorio è diviso in riserve più o meno estese, quasi sempre in lotta fra loro, senza possibilità e nemmeno volontà di arrivare a sintesi come quelle, all’incirca di mezzo secolo fa, di Edoardo Sanguineti e di Pier Vincenzo Mengaldo. Gli effetti però sono alle volte controproducenti: l’allargamento a dismisura dei poeti da considerare sfocia in un esito indefinito se non caotico; la restrizione a un tipo di poetica o di generazione o di gruppo conduce all’azzeramento delle versioni concorrenti. Si arriva così al paradosso per cui sarebbero indispensabili canoni, giudizi di valore, selezioni a vario livello ma si è consapevoli che ogni tentativo in merito è contestabile perché non giustificato da alcun tipo di autorevolezza, né di un critico competente né di un gruppo giudicante, ossia alla maniera delle “Giubbe rosse” fiorentine tra le due guerre. Ci si accontenta di accordi non scritti che conducono a giudizi interconnessi (quasi dei meme che si diffondono e replicano) su singole raccolte o su intere opere, magari per i pochissimi che hanno ottenuto, dopo decenni di attività, uno statuto stabile e super partes: un esempio per tutti, quello di Milo De Angelis. Esistono, ed è un bene, iniziative che aspirano a ‘bilanciamento’ fra ricognizione e segnalazione: gli incontri durante il mese della poesia, i dialoghi durante i festival, in particolare a pordenonelegge, i premi che, su basi più o meno durevoli, garantiscono almeno un processo di selezione. Ma il problema essenziale è quello di allargare l’interesse autentico verso una poesia che non sia facile esercizio egotico, come invece, in una sorta di romanticismo svilito ma indefettibile, si ritiene largamente debba essere. D’altronde, la stagione della poesia nazionalistica o politico-civile o satirica sembra da tempo residuale, benché non manchino esempi in merito, e quella della poesia mitopoietica o sapienziale o filosofico-religiosa è forse più vitale, però spesso sopra le righe. Per tentare di agire in un contesto così complicato e parcellizzato, servono il più possibile indagini che mettano in rilievo l’azione di tantissimi attori sottovalutati, come si fa in questo volume che raccoglie contributi relativi alla critica, ai media, all’editoria. Al di là delle opinioni dei singoli autori, è il quadro d’insieme che conta, per riuscire a mostrare aspetti rimasti in ombra in opere degli ultimi decenni e recenti, senz’altro rappresentativi di idee di poesia che ne integrano altre più diffuse o sostenute. Si tratta allora di un’esplorazione, parziale com’è inevitabile, e tuttavia utilissima per non perdere elementi necessari per descrivere lo stato delle cose. Il punto insomma non è quello di riconoscere la settorialità dell’elaborazione lirica non ingenua nella società dello ‘spettacolo ininterrotto’, bensì quello di non escludere esperienze vive e durevoli all’interno di questo campo. Potrebbe tutto ciò condurre a rinforzare le motivazioni di un pubblico non autoreferenziale? Non è facile, e comunque qui si esamina pure la questione capitale della lingua della poesia, ovvero della sua natura stilistica forte. Se fino agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si pensava di poter riconoscere nella ‘funzione poetica’ del linguaggio un fondamento presente e realizzato nella specifica comunicazione lirica, adesso bisogna considerare che il primum della poesia è biologico-cognitivo, ritmico e metaforico prima ancora che retorico-linguistico, quindi il ‘poetico’, se vogliamo usare questa categoria, si può realizzare in molti modi diversi, e anzi è probabile che si vada sempre più verso un’integrazione di testi, immagini, musiche e video in oggetti intrinsecamente intermediali. Ma, comunque vadano le cose, occorre mantenere ‘nuclei di senso’ (ne ho parlato nel mio Biologia della letteratura, il Saggiatore 2018) che solo un’idea larga e nuova di lirica può trasmettere: questo andrebbe forse fatto comprendere nei primi anni del ciclo scolastico, nelle primarie e nelle secondarie di primo grado, dove invece spesso si arriva a imporre la memorizzazione di testi lontanissimi dall’esperienza vissuta dai pre-adolescenti, con l’ovvia conseguenza di farli distanziare da ogni forma di lirica elaborata e avvicinare al poetichese di Sole o chi per lui.  Occorre quindi, da parte di chiunque operi nell’ambito della poesia attuale, un grande sforzo, intanto per aprire i confini; poi per agire oltre i confini. Forse manca un format di poesia-azione, in cui l’argomentazione critica, ma non elitistica, su quali sono i modelli considerati, almeno da una parte della comunità, condivisibili, si coniughi con l’esposizione di vari tipi di ricerca, senza preclusioni a priori: non a caso questo volume è rappresentativo di una pluralità di voci. Anche grazie a indagini come quelle qui proposte si potrebbe cominciare a immaginare un progetto davvero innovativo.

Alberto Casadei

Introduzione

 

 

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