È scomparso il poeta olandese Willem van Toorn. Era nato ad Amsterdam nel 1935. Legato al nostro paese, traduttore in neerlandese tra gli altri di Cesare Pavese, Franco Loi e Paolo Ruffilli, ha pubblicato in Italia le raccolte di versi: Gioco di simulazione (Fondazione Piazzolla), Paesaggi (Edizioni del Leone), Il lago artificiale, La camera dei ragazzi, I giorni (Di Felice Edizioni). Per ricordarlo, pubblichiamo di seguito la prefazione di Paolo Ruffilli al libro Paesaggi.
Richiamo qui di proposito la sottigliezza analitica e la trasparenza di colore della pittura fiamminga, per avventurarmi nelle pagine di questo libro e nei suoi paesaggi, insieme fisici e mentali, adagiati tra le regioni settentrionali del Brabante e la distesa del polder fin dentro il mare, dove i Paesi Bassi si protendono sia pure difesi dalle dighe quasi alla deriva nel cuore dell’ignoto. Sono paesaggi colti, “nel riflesso sulla carta” o sulla pupilla di un compagno di strada, dall’autore che li fissa e vi si specchia. Come la terra entra dentro il mare, così Villem van Toorn penetra nel paesaggio naturale come dentro una donna, con il corpo e con la mente, fisicamente e per via di immaginario, consapevole che il simbolo è sempre l’assassino della cosa, eppure fedele alla realtà “reale” delle cose. E, da vero fiammingo, costruisce le sue “scatole di immagini” con la stessa precisione dei maestri antichi: la sua analisi lenticolare si innesta su di un eccezionale rigore ed equilibrio compositivo che realizzano nella sintesi una perfetta coincidenza delle possibilità espressive (di luce e colore, oltre che di musica e di senso) delle parole. Il risalto plastico delle immagini ottiene effetti di più tesa drammaticità proprio nell’equilibrio e la ricomposizione della realtà attraverso il supremo artificio, in una nuova aurorale immanenza delle parole, svela dentro ai calcoli matematici e alle esatte proporzioni geometriche, con una potente musica sincopata del verso, la verità nuda della vita. È, ogni volta, l’illuminazione di un attimo dentro la scena della poesia e suscita nel lettore, ogni volta, la meraviglia e lo sgomento della scoperta.
Paolo Ruffilli