LA POESIA DI GIOVANNI SATO

LA POESIA DI GIOVANNI SATO

L’ormai trentennale percorso letterario dell’autore riserva a ogni nuova opera delle sorprese. Giovanni  Sato è nato a Padova nel 1958 ed è oculista specializzato nella riabilitazione visiva dell’ipovisione: sembra che tra luce e poesia vi sia uno stretto rapporto, come se la poesia portasse in sé la luce aprendoci successivi spazi. Ciascun libro di Sato si connota per una sua cifra personale, partendo spesso da un tema, che poi viene variato con una capacità metamorfica non comune. La poesia dunque è mutazione, pur restando ancorata a un principio la cui forza propulsiva si esplica nella parola. La Completezza del Mare (Raffaelli Editore) ci introduce in un mondo equoreo nel quale, in forma di simboli, e non solo, si svolgono ‘storie’ racchiuse persino in poche linee. Difatti, una peculiarità del poeta sta proprio nel suscitare idee che gradualmente assumono l’aspetto di una realtà ulteriore, quella dello spirito. Perciò la costruzione linguistica concorre a uno stile che procede in senso opposto alla logica del postmoderno, ove qualsiasi elemento crea poesia o sedicente tale. Se è vero che lo stile nasce dal linguaggio, non c’è dubbio che Sato possiede uno stile inconfondibile attraverso una serie di componenti singolari. Per esempio: non troviamo nessun riferimento storico, si direbbe che la scrittura sia un luogo altro in cui definire l’identità dello scrivente e nel contempo dare avvio a un universo di percezioni e figure che oltrepassano il normale sentire. La misura dei versi li fa ritenere originati da un retroterra classico; in effetti, se esaminiamo il lessico – fondamentale per attuare il dato stilistico – alcuni termini vi provengono; citiamo aere silente che, oltre a darci un’impressione quasi misteriosa, è un modo poetico che si conserva nel suo decorso diacronico; oppure un latinismo, il verbo ruinare, più suggestivo del consueto rovinare: simile prospettiva si dispone nelle varie epoche, poiché nessun poeta è totalmente disancorato dalla tradizione. La grande ‘allegoria’ marina si perfeziona tramite una serie di soggetti che la rendono attiva, mai però chiusi in una loro unicità distintiva; le liriche, per quanto prese singolarmente riescano a trasmettere ogni volta uno specifico attributo, appartengono a una specie di progetto complessivo che dà alla raccolta la piena unità formale. Per affrontare un libro di questo tipo occorre liberarsi dall’idea di un’inventiva che segue determinate regole, e accogliere invece un diverso modulo di lettura, al fine di ricostruire all’interno del fruitore quel mondo umano e spirituale che il poeta vorrebbe trasmettere; tuttavia può risultare irrilevante il fatto che dei versi siano in grado di avere contenuti universali, anzi, il concetto di universalità sovente viene disatteso per un messaggio che supera le convenzioni e si esercita semmai sul piano individuale. Ci apparirà allora la dimensione etica che la raccolta propone. Gli elementi fondanti partono dalla natura e si sviluppano mediante la vita, che solo nell’amore trova la sua ragion d’essere. Dal punto di vista letterario si cerca sempre un risultato; in tal caso dobbiamo affidarci alla struttura semantica, di qui la possibilità di piegare l’ipotesi creativa a una volontà che intende significare prima di descrivere. L’eleganza del verso trova concreta realizzazione anche con il metro, e nella sua scioltezza mantiene intatta una carica espressiva di luminosa trasparenza: “leggero il tempo di promesse porta || il rumeggiare limpido dell’onda.” E che dire di questo passo? “e poi rinasce | in una vela bianca che scivola lontano.” [doppio settenario]. L’immagine ci riporta una purezza visiva percepita come movimento che svanisce. In fondo, dobbiamo ritornare al segno primario, la conchiglia, fonte di bellezza, che talora diviene suono. Se consideriamo la copertina, ecco la caratteristica isola di Santorini ripresa dall’alto, e ci viene da pensare: è forse l’essere umano un’isola?

Luciano Nanni

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