Daniele Cavicchia
SEI D’AUTUNNO
Sei d’autunno e mani maculate
non più replica, baratto o un divenire;
una stasi, un albero in attesa del boscaiolo
incurante delle tue radici.
E se ricevi una lettera temi di aprirla
per timore di un dolore o di parole delicate
decidi di riporla in un cassetto
lasciando agli altri il compito di leggerla
e non chiedi chi sarà quel qualcuno
come se il postino avesse sbagliato porta
giacché il mittente sarebbe anonimo
e la scrittura ti sarebbe sconosciuta.
E quando il cassetto sarà pieno
le brucerai in giardino perché il vento
disperda la cenere nella memoria delle foglie,
ma la domanda è sempre lì
come un testamento da completare.
Ogni cosa ha fine nel riposo forzato di un sorriso.