GIANI: TRA FISICO E METAFISICO

GIANI: TRA FISICO E METAFISICO

La raccolta di Mariateresa GianiL’integrità del mondo (Contatti) si dipana come un cammino di consapevolezza nel mondo fisico e metafisico, carnale e spirituale. È divisa in tre sezioni: iniziamo dall’ultima, “Verticalità della visione”, che ci porta un po’ all’esito di questo percorso dantesco e si apre con “Poesia è mistero / di sangue e respiro” (p. 53). Ecco allora che vi troviamo versi di nitore impalpabile e correlativi oggettivi ramificati, scarificati, nudi e fiammeggianti: “Al buio ho sottratto parole / a forgiare una veste alla luce” (p. 77); “Ha messo in croce la Verità: / questo è l’uomo. Eppure Cristo / lo ha reputato degno di tanto / (…) / di schiodare dal legno di morte / alla vita eterna l’anima immortale.” (Pasqua!, p. 75); “Gli alberi ostentano palchi da cervi / maestosi isolati o in branchi.” (Giornata d’inverno, p. 70)… Riproduciamo integralmente L’albero (p. 69), composizione essenziale e perfetta: “La cupola di foglie giallo-oro / s’accende di un fuoco da eruzione / solare e cede all’ecatombe / della massa di detriti inceneriti / al suolo. Lo scheletro, lambito / snudato presagisce nelle nere / ferite l’acerbo bruciore del gelo.” Spesso nei non rari endecasillabi restano impressi flash sapienziali di cui troviamo in più punti di questa raccolta empatici bagliori, sinestesie, accostamenti lessicali saporosi, immagini evocative, ossimori affascinanti. Dalla seconda sezione “Risonanze, relitti, evocazioni”: “e le parole tastano visioni che / affondano ed emergono, oniriche / e reali, sfiati d’ambiguo vero.” (Magia, p. 49); “L’anima non è uno sterile grembo, / ma un pullulare di presenze mute / che balenano – s’oscurano come lucciole” (La foresta dell’anima, p. 47); “I versi sono tenere labbra di un cuore che, assopiti i sensi, / assapora il respiro mite delle cose” (La poesia, p. 39). Siamo infine giunti all prima sezione che dà il titolo all’intera silloge: “La volontà di farsi cibo, carne / e sangue, a nutrimento d’anime / è l’apice cristiano dell’amore” (Corpus Domini, p. 23), “Se fossi te, vorrei essere libera / nell’etere, un pensare palese, / ebbrezza pura i sensi e sottile / tanto da penetrare rocce interdette / infiltrandone l’aspro grigiore” (p. 11). A questi versi che ci proiettano oltre con il loro desiderio di resurrezione aggiungiamo l’esplicativa e intensa chiusa della poesia che apre L’integrità del mondo (p. 9): “Ho intessuto tele sospese / nel profondo-alto, dall’oscura / trama materia ho estratto, / filtrando luce emulando / l’intreccio coeso del Tutto.”

Alessandro Ramberti

Farapoesia

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