GUERRA-WAR, antologia italiano-inglese Traduzioni e cura di Paolo Ruffilli

IL SAPORE DELLA GUERRA
27 poeti di diversi paesi del mondo ci ricordano quanto sia aspro ed urticante il sapore della guerra, grondante sangue e sofferenza al di là di qualsiasi retorica. Tutte le guerre, passate e presenti.
THE TASTE OF WAR
27 poets from different countries of the world remind us how bitter and stinging the taste of war is, dripping with blood and suffering beyond any rhetoric. All wars, past and present.

Eldar Akhadov, Ataol Behramoglu, Pat Boran, Maurizio Cucchi, John Deane, Mimmi Diệu Hương Bergström, Kjell Espmark, Ruth Finlight, Mordechai Geldman, Joumana Haddad, Sungrye Han, Toshiko Hirata, Alexander Karpenko, Christos Koukis , Raquel Lanseros, Sylvie Marie, Brane Mozetič, Cees Nooteboom, Fernando Rendon, Mamta Sagar, Hadaa Sendoo, Andrey Valerievich Serdyuk, Krzysztof Szatrawski, Tuğrul Tanyol, Willem van Toorn, Jean-Charles Vegliante, Adam Zagajewski

Eldar Akhadov

È stato ucciso in guerra

Tremavano le ombre sui muri della casa
E tremava il vetro per le esplosioni.
È stato ucciso in guerra
Ma non si era autorizzati, no, a saperlo.
Ai margini di un gran villaggio,
Dove gli usignoli cantano a squarciagola
Su di lui non è arrivato un pezzo di carta,
Non ci sono stati i funerali.
Nella tomba c’è già sua madre,
Ma il mormorio nelle stanze non si ferma:
“E se fosse vivo da qualche parte
E, vivo, non si ricorda magari di se stesso?!
Oltre l’incrocio delle strade
Contro ogni idea di perdita
Risuona: “Figliolo, ti aspettiamo.
Che non ci fosse carta non lo crediamo”.

He was killed in the war

The shadows on the walls of the house trembled
And the glass shook from the explosions.
He was killed in the war
But you weren’t allowed, no, to know.
At the edge of a large village,
Where the nightingales sing their hearts out
Not a piece of paper has arrived from him,
There were no funerals.
His mother is already in the grave,
But the murmur in the rooms does not stop:
“What if he’s alive somewhere
And, alive, does he not remember himself?!
Beyond the crossroads
Against any idea of loss
It resonates: “Son, we are waiting for you.
That there was no paper we don’t believe it”.

Ataol Behramoglu

I bambini non hanno nazioni

I bambini non hanno nazioni
L’ho capito la prima volta fuori dal mio paese
I bambini non hanno nazioni
Il modo in cui tengono la testa è lo stesso
Guardano con la stessa curiosità negli occhi
Quando piangono, il tono della voce è lo stesso

I bambini sono i fiori dell’umanità
Rose pure, altrettanti boccioli per lo più
Alcuni sono bei frammenti di luce
Alcuni sono uve scure

Padri, non dimenticatevi di loro
Madri, proteggete i vostri bambini
Fate tacere, fate tacere, non lasciate fiatare
Chi vuole parlare di guerra e distruzione

Lasciamoli crescere con passione
Possano germogliare e fiorire come alberelli
Non sono tuoi, né miei, né di nessuno
Appartengono al mondo intero
Sono la pupilla degli occhi dell’intera umanità

L’ho capito la prima volta fuori dal mio paese
I bambini non hanno nazioni
I bambini sono i fiori dell’umanità
La sola e unica speranza del nostro futuro

Children have no nations

Children have no nations
I realized it the first time outside my country
Children have no nations
The way they hold their heads is the same
They look with the same curiosity in the eyes
When they cry, the tone of voice is the same

Children are the flowers of humanity
Pure roses, just as many buds mostly
Some are beautiful shards of light
Some are dark grapes

Fathers, do not forget them
Mothers, protect your children
Shut up, shut up, don’t let them speak
Who want to talk about war and destruction

Let them grow with passion
May they sprout and blossom like saplings
They are not yours, mine, or anyone else’s
They belong to the whole world
They are the pupil of the eye of humanity

I realized it the first time outside my country
Children have no nations
Children are the flowers of humanity
The one only hope of our future

Pat Boran

La bomba

Dopo che la bomba è esplosa,
per minuti non ha sentito nient’altro
che un fischio acuto.

Come se la guerra,
e i suoi molti suoni terrificanti
fossero finalmente finiti.

Come se i suoi vicini feriti
ora barcollanti, come lui,
per le strade piene di polvere,

fossero festaioli notturni
di ritorno a casa la mattina presto
da una celebrazione della vittoria,

i loro volti pallidi, i loro vestiti a brandelli,
e le loro voci spezzate (ora poteva sentirle)
dall’aver ballato e cantato
e cantato e ballato tutta la notte.

The bomb

After the bomb exploded,
for minutes he heard nothing at all
but a high-pitched whistling.

As if the war,
with its many terrifying sounds,
were finally over.

As if his wounded neighbours
now staggering, like himself,
through dust-filled streets,

were late-night revellers
wandering home in the early morning
from a victory celebration,

their faces pale, their clothing tattered,
and their voices broken (he could hear them now)
from having danced and sung
and sung and danced the night away.

Maurizio Cucchi

Il bersagliere ferito

E mi raccontava un po’ cupo,
lì nell’angolo della stanzetta,
del mangiare rubato dalle pentole,
della città di Dnepropetrovsk
delle povere scarpe e tutto
come suonava strano. Poi del braccio
ferito mi mostrava il bianco ancora vivo
sfregio. Sentivo e non capivo,
capivo solo il suo dolore inciso.

Leggiamo adesso di quei luoghi e dell’orrore
che quotidiano li devasta
e ancora più di allora non capisco.
Così io penso che l’umano spesso fa,
distrugge, e crede di sapere ma non sa,
ma crede di capire e no: continua a non capire.

The wounded bersargliere

And gloomy he told me,
there in the corner of the little room,
about eating stolen from pots,
the city of Dnepropetrovsk
some poor shoes and all
how strange it sounded. Then from the
wounded arm showed me the white still alive
scar. I felt and did not understand,
I only understood his engraved pain.

We read now about those places and the horror
that daily ravages them
and even more than before I don’t understand.
So I think that the human often does,
destroys, and thinks to know but doesn’t know,
but thinks to understand and no: still doesn’t understand.

John Deane

Cedro

In quale anno di guerra Geova
abbandonarli? Un uomo
in sella a una Yamaha XS 400 modello 1982
ha preso le sue due figlie dalle rovine della loro casa,
ha lasciato i corpi martoriati di sua moglie e sua madre
tra le macerie e cerca di fuggire
attraverso i bruciati, amati campi del Libano –
in un buco da qualche parte, per favore Dio, i due
bambini, terrorizzati, occhi grandi pieni di lacrime, con le dita
stringe forte, ma la moto si muove a malapena, scoppietta, sbanda,
una bambina davanti, una dietro, entrambie legate a lui
con lo stendibiancheria azzurro intorno alla vita, le due ruote
scivolano fuori nel giorno e girano, ti prego
Dio, a nord su una strada piena di crateri, il cielo stesso così bello,
una creazione immacolata, e le voci delle bambine gemono
più forte della tosse riluttante stop-go della moto
fino a un F16 israeliano, impercettibile, quasi invisibile, così alto
sopra, oh Dio ti prego Dio, disegna
uno squarcio di fumi nel cielo
e padre, figlie, moto esplodono in schegge
di carne e cromo e si perdono
nella tetra eredità dell’Antico Testamento
mentre solo la ruota posteriore della moto
una Yamaha XS 400 modello 1982
gira con velocità e volontà strepitose
e non si fermerà, non si
fermerà

Cedar

In what year of war did Jehovah
abandon them? A man
riding a Yamaha XS 400 model 1982
has taken his two daughters from the ruins of their house,
has left the battered bodies of his wife and mother
among the rubble and tries to flee
across the baked, beloved fields of Lebanon –
into a hole somewhere, please God, the two
children, terrified, big eyes filled with tears, fingers
gripping hard but the bike will scarcely move, it sputters, skids,
one child before him, one behind, both tied to him
with light-blue clothes-line round their waists, the bike
slithers out into the day and turns, please
God, north on a cratered road, the sky itself so beautiful, such
an immaculate creation, and the children’s’ voices wail
louder than the stop-go reluctant coughing of the bike
till an Israeli F16, inaudible, well-nigh invisible, so high
above, oh God please God, draws
a gash of fumes across the sky
and father, daughters, bike explode into shards
of flesh and chrome and are lost
in the bleak inheritance of the Old Testament
while only the back wheel of the bike
a Yamaha XS 400 model 1982
spins in uproarious speed and will
not stop, will not
stop

Mimmi Diệu Hương Bergström

Nessuno vuole la guerra

La guerra non ha ragioni
Niente luci, niente orizzonti
Solo buio nei rifugi
Niente cibo tra i pianti dei bambini
Sotto le bombe che piovono giù forte
Il colpo di pistola contro i vicini
Milioni di persone che lasciano le case
Un esodo senza speranze
Le madri salutano i figli amati
Corpi sepolti sotto i blindati
Chi ha fortuna in mezzo ai campi
Nessuna mano premurosa, solo il cielo
A pregare per l’anima loro

Nobody wants war

The war has no reasons
No lights, no horizons
Only darkness in the shelters
No food among baby cries
The bombs are pouring louder
The gunshot towards our neighbors
Million people leaving behind their homes
In an exodus without hope
The mothers say farewell to their beloved sons
The corps are buried under amour cars
If luckily in the wheat fields
No caring hands, only free sky
Prays for their souls

Kjell Espmark

Voce da sottoterra

Si diceva che la morte è bella quando
da coraggioso cadi in prima linea.
Non c’è proprio niente di bello
nel colpo sferrato da dietro sopra
la scapola o diretto al basso ventre
di chi è già caduto in ginocchio.
Per il tempo tanto o poco che ho
vissuto, una cosa posso dire: cerco
ancora quello che ha avuto il coraggio
di parlare della bella morte. Giro con
un coltello in tasca per tagliargli la lingua.

Voice from underground

It was said that death is beautiful when
as a brave you fall in the front row.
But there is really nothing beautiful
in the blow delivered from behind above
the scapula or directed to the lower belly
of those who have already fallen to knees.
For the time much or little that I lived,
one thing I can say: still i’m looking for
the one who dared to speak about
beautiful death. I go around with a knife
in my pocket to cut out his tongue.

Ruth Fainlight

Luna di guerra
                       (mattina presto, 18 marzo 2003)
È la sera prima
dell’equinozio di primavera,
l’ultimo giorno
forse, di pace –
e sono completamente sveglia.

Il buio più buio,
drappo più pesante
non può bloccare
il bagliore d’ottone
rimbalzato indietro
dalla dura sfera di pietra

di una livida luna
orbitante
sul nostrio infelice
mondo arrabbiato
come un tozzo, malizioso
dio della guerra
completamente armato.

Adesso ricordo –
ci sono lingue
in cui il nome della luna
è maschile

War moon
                       (early morning, 18 March 2003)
It’s the night before
spring equinox,
the last day
perhaps, of peace –
and I’m wide awake.

The darkest blind,
heaviest drape,
cannot block
the brassy glare
bounced back off
the hard stone sphere

of a livid moon
orbiting
our unhappy,
angry world
like a fully armoured
squat, malicious
god of war.

I remember now –
there are languages
where the word for moon
is masculine.

Mordechai Geldman

Chu

Un’auto ha investito il gatto Chu
e ho pianto per il mio gatto Chu
(affettuosamente l’ho chiamato Chu-Chu)
come se fosse mio figlio o la persona amata

Ma il mio pianto mi angosciava…
come puoi, dissi, piangere per un gatto
mentre la morte mangia le persone nelle sue mille bocche
il paese è pieno di vedove e orfani
e molti genitori hanno perso i loro figli
e chi non è morto in guerra è morto in un attacco terroristico
e chi non è morto in un attacco terroristico
è morto in un incidente d’auto, un’inondazione, un incendio

E chi non è morto così è morto di vecchiaia o di malattia
e chi non è stato ingoiato dalla morte
ora è cieco e zoppo o segnato da cicatrici
e tutti aspettano la prossima guerra
che distruggerà anche gli uccelli e i gatti

Chu

A car hit the cat Chu
and cried for my cat Chu
(affectionately called him Chu-Chu)
as if he was my child or a loved one

But my tears distressed me…
how can you, I said, cry for a cat
while death eats people in its thousand mouths
the country is full of widows and orphans
and many parents lost their children
and who didn’t die in war died in a terrorist attack
and who didn’t die in a terrorist attack
died in a car accident, a flood, a fire

And who didn’t die in this way died of old age or disease
and who has not been swallowed up by death
now he is blind and lame or marked by scars
and everyone is waiting for the next war
which will also destroy birds and cats

Joumana Haddad

La mia terra

Ho visto.
Ho visto una madre ballare intorno ai cadaveri dei suoi tre figli. I soldati la picchiavano con le fruste. La prendevano a calci. La stavano spingendo fuori da casa sua. Ma lei non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe lasciato soli i suoi figli. Ha continuato a ballare per loro, come faceva ogni volta che si sentivano giù. Ha continuato a cantare quelle ninne nanne, anche dopo che i soldati hanno sparato pue a lei. L’hanno trascinata fuori per i lunghi capelli neri e l’hanno gettata sopra il mucchio di cadaveri sulla strada. Alla madre non potrebbe importare di meno. Nei suoi sogni ballava ancora con i suoi figli. Nei suoi sogni, i suoi bambini non moriranno mai.

Ho visto una donna anziana, con gli occhi chiusi, che riposava su un letto di fortuna in una scuola in rovina. Corpi morti nella sua mente, cadaveri nel suo cuore, cadaveri sul suo petto, cadaveri sulla sua spalla destra, cadaveri sotto le sue palpebre rugose. La vecchia aveva gli occhi chiusi, per correre più veloce nel suo viaggio verso il nulla. Aveva gli occhi chiusi, per evitare di vedere la sua anima appesa allo stendibiancheria, che si asciugava lentamente accanto ai vestiti dei suoi nipoti, sì, i suoi nipoti, quei diavoletti che l’hanno colta di sorpresa e sono morti prima di lei.

Ho visto bambini giocare con pistole di carta. Non sapevano nulla delle play station o dei film di Nintendo o Walt Disney. Hanno strappato pagine bianche dai loro quaderni e le hanno piegate una, due, tre volte per trasformarle in armi. I bambini simulavano la guerra che fischiava nelle loro orecchie. La guerra li attendeva come un orco, per divorarli una volta cresciuti. Hanno scavato trincee. Stavano di guardia. Miravano. Hanno sparato. Caddero. Ho visto bambini uccidere la loro infanzia e il loro domani con pistole di carta. E il mondo sorrideva stupidamente.

Ho visto un uomo piangere davanti alla sua casa distrutta. Non diceva niente, stava solo piangendo. Guardava e piangeva, seduto su un mucchio di cemento informe che era la stanza del figlio maggiore. La stanza non c’è più. Anche il figlio maggiore. La mano sulle sue lacrime tremava contro la sua volontà. La sua mano sconfitta stava imparando ad abbandonarsi al suo oscuro destino. Divorata, addomesticata, la mano dell’uomo non guarirà dai suoi ricordi.

Ho visto fratelli uccidersi a vicenda, uccidersi l’un l’altro. Madri chiedere cibo. Padri non tornare più a casa. Bambini dai corpi a pezzi, in attesa di essere ricomposti dentro le loro bare bianche. Ho visto uomini e donne massacrati nella frazione insignificante di una virgola, e lasciati indietro. Le vittime si contano a centinaia, a migliaia, a centinaia di migliaia, a milioni. Irrilevanti sono quelli che non sono arrivati ai numeri arrotondati.

Ho visto, ho visto, ho visto.

My land

I saw.
I saw a mother dancing around her three kids’ corpses. Soldiers were beating her with whips. Soldiers were kicking her around. Soldiers were pushing her out of her home. But she wouldn’t let them. She wouldn’t leave her children alone. She kept on dancing for them, like she did every time they were down. She kept on singing them lullabies, even after the soldiers shot her too. They dragged her out by her long black hair and threw her over the pile of cadavers on the street. The mother couldn’t care less. In her dreams, she was still dancing with her kids. In her dreams, her babies will never die.

I saw an old woman, her eyes closed, resting on a makeshift bed in a ruined school. Dead bodies in her mind, dead bodies in her heart, dead bodies on her chest, dead bodies on her right shoulder, dead bodies under her wrinkled eyelids. The old woman had her eyes closed, in order to be quicker in her journey into nothingness. Her eyes were closed, so that she’d avoid seeing her soul hanging on the clothes line, drying slowly next to her grandchildren’s clothes, yes, her grandchildren, those little devils who took her by surprise, and died before she did.

I saw kids playing with paper pistols. They knew nothing about play stations or Nintendo or Walt Disney’s movies. They tore up blank pages out of their copybooks, and they folded them once, twice, three times to convert them into weapons. The children simulated the war that was whistling in their ears. The war was in wait for them like an ogre, to devour them once they grew-up. They dug trenches. They stood guard. They aimed. They shot. They fell. I saw children killing their childhood and their tomorrow with paper pistols. And the world was smiling stupidly.

I saw a man weeping in front of his destroyed house. He was saying nothing; he was just weeping. He looked and wept, sitting on a heap of misshapen concrete that used to be his eldest son’s room. The room disappeared. The eldest son too. The man’s hand resting on his tears was quivering against his will. His defeated hand was learning how to abandon itself to its dark destiny. Devoured, tamed, the man’s hand won’t heal from its souvenirs.

I saw brothers killing each other, killing themselves in each other. Mothers begging for food. Fathers never returning home. Children scattered into body parts, waiting to be reassembled inside their white coffins. I saw slaughtered men and women turned into an insignificant fraction after a comma, and left behind. Casualties are counted only by the hundreds, by the thousands, by the hundreds of thousands, by the millions. Irrelevant are those who did not make it to the rounded numbers.

I saw, I saw, I saw.

Sungrye Han

76 prigionieri di guerra

Dopo la fine della guerra di Corea, fu messo un palo al 38° parallelo.
Scegli un altro paese, non la Corea del Sud o la Corea del Nord.
Dispersi in giro
Voi ragazzi
Anche la mappa della penisola coreana nella mia testa.
La cancellerò.
Scegli un paese sconosciuto e più lontano.
Un ultimo sguardo sulla terra della propria patria.
un soffice rossore.
Le spalle asciutte sulla barca.
Mi chiedo se stesse tremando.
Una persona nella foto in bianco e nero sale sul ponte.
Sto fissando questo lato con gli occhi spalancati.

sparsi come i semi dei denti di leone da un paese all’altro.
Ho messo radici, ma…
Finora la tua guerra non è finita.
Nella schermata ora ferma del modulo,
Stanno ancora arrivando proiettili.
Svolazzanti per la valle.

Mangia anche se non hai fame.
Non avere sete.
L’ideologia è più leggera dell’istante.
Tu nella foto
con gli occhi trafitti da qualche parte nel mondo

la Corea del Sud e la Corea del Nord e il Terzo Reich
Dividi la strada in tre.
I soldati di altri paesi si sono semplicemente messi in fila.

Uscendo quel giorno, sarai in grado di…
la propria città natale nel retro della propria casa
Le unghie di tua sorella erano tinte di rosso.
come staccando i petali d’un bocciolo
Togli quei soli rossi uno per uno.
Buttati a mare

76 POWS

After the end of the Korean War, a stake was placed in the 38th parallel.
Choose a third country, not South Korea or North Korea.
scattered about
You guys
Even the map of the Korean Peninsula in my head.
I’m gonna erase it.
Choose a more unfamiliar, more distant country.
a gaze upon the land of one’s last homeland.
a fluffy blush.
The dry shoulders on the boat.
I wonder if he was shaking.
One person in the black and white picture gets on deck.
I’m staring at this side with my eyes wide open.

scattered like the seeds of dandelions from country to country.
I took root, but…
So far your war is not over.
In the currently stationary screen of the form,
I’m still getting bullets.
Fluttering through the valley.

Eat even if you’re not hungry.
Don’t be thirsty.
Ideology is lighter than instant.
You in the picture
have one’s eyes pierced somewhere in the world

the South Korea and the North Korea and the Third Reich
Divide the way in three.
Soldiers from other countries simply lined up.

On your way out that day, you’ll be able to…
one’s hometown in the back of one’s home
Your sister’s fingernails were dyed red.
as if by picking off the petals of a bud
Take the red sun off one by one.
dumped in the sea

Toshiko Hirata

18 aprile, soleggiato, alle Isole Salomone

Andare nell’emisfero australe
Un vecchio che non torna da oltre 60 anni!
Nato su una piccola isola nel Mar del Giappone
Il vecchio che affondò nel Sud Pacifico!
Zio che era minorenne!
Uno zio che (a quanto pare) non era preparato molto bene!
Un vecchio che non potrà mai scendere dalla nave da guerra!
Mia nipote mi vedrà per la prima volta collegando aerei e imbarcazioni.
Circondati dall’acqua salata, ti portiamo l’acqua di casa tua
Per favore annega nell’acqua dolce, zio!

Morto nella battaglia al largo dell’isola di Kolombangara, la vittoria navale del Giappone nella storia della guerra. Ci sono persone che perdono la vita in battaglie vittoriose e altre che restano illese in battaglie perse.

April 18, sunny, in the Solomon Islands

Go to the southern hemisphere
An old man who hasn’t been back for over 60 years!
Born on a small island in the Sea of Japan
The old man who sank in the South Pacific!
Uncle who was a minor!
An uncle who (apparently) didn’t study very well!
An old man who will never get off the warship!
My granddaughter will see me for the first time connecting planes and boats.
Surrounded by salt water, we deliver water from your home
Please drown in fresh water, uncle!

Died in the battle of Kolombangara Island, Japan’s naval victory in the history of warfare.
There are people who lose their lives in victorious battles and others who are left unharmed in lost battles.

Alexander Nikolaevich Karpenko

Parla con me, erba!

Vorrei che parlassi con me, erba verde.
Mi chiedo dove trovo la forza –
Ricordo solo tutto ciò che ho perduto,
Non posso dimenticare il mio doloroso passato.

Dimmi che ore hai trascorso
E qual è il tuo desiderio più grande –
Vedi, anch’io ero finito nel fuoco,
E anch’io, come te, completamente bruciato!

Ho anche pagato un grandissimo prezzo:
Pensavano che fossimo morti – ormai fatti cenere –
Ma dal blindato di guerra distrutto,
Come un’altra fenice, ci siamo rialzati.

Accontentati dunque dei giorni che passi.
Aspettali tutti, festivi e feriali.
Non trattarmi in modo severo.
Vorrei che parlassi con me, cara erba!

Speak With Me, Grass!

I wish you spoke with me, my grass.
I wonder where I get my forces –
I just remember all the losses,
I can’t forget my painful past.

Tell me what hours did you spend
And what is your supreme desire –
You see, I also was in fire,
And I, like you, completely burned!

I also paid an enormous price:
They thought, we perished – only ashes –
But over war machine that smashes,
Just like a phoenix, did we rise.

Congratulate the days which pass.
Expect both holidays and weekdays.
Don`t treat me with a gloomy strictness.
I wish, you spoke with me, my grass!

Christos Koukis

Mataroa*

Scoppia una guerra e subito il piacere del sesso rifluisce dentro di noi
Le profezie si sono trasformate in carta moneta e la carta moneta in esca
per un paese scartato dalle mani del suo stesso sogno

Colpa su colpa ho tirato su il disastro afferrando la catena lucente da terra
Ho letto i tragici nuotando nell’istmo della realtà passata
Solo così non mi sono svegliato, non mi sveglio al primo sangue

Non riesco a dormire quando ti vedo raccogliere
da ogni stagione un paio di respiri:

il mormorio di foglie gialle, la rapidità dei venti del nord
il battito del mezzogiorno estivo, il ronzio dei tetti innevati
il crepitio mortale dei ruscelli traboccanti e la risata del vento fortissimo

la rondine che sbuffa, il sospiro fumante del prato
il galoppo della cima della montagna, l’immersione nell’azzurro
lo scoppio di nuvole arruffate e l’incenso della terra umida
la polvere da sparo del tuono, i paraocchi della nebbia
rotaie di primavera, bussole dei frutti
il fumo del diluvio e le ceneri del sole

Il gelo del successo e la fame del fallimento

Le nostre lacrime chiedono di condividere il pane dei secoli

*La nave Mataroa fece due famosi viaggi: nell’agosto 1945, fu noleggiata per trasportare da Marsiglia ad Haifa 173 bambini ebrei sopravvissuti al campo di concentramento di Buchenwald; alla fine di dicembre 1945, ha portato dalla Grecia a Taranto, un certo numero di artisti e intellettuali greci con l’obiettivo di raggiungere Parigi, in Francia, nel contesto della guerra civile greca.

Mataroa*

There was an outbreak of war and instantly wild pleasures flowed inside us
Prophesies turned into paper money and paper money into tinder
of a country discarded from the hands of the very dream

Guilt by guilt I rake up disaster grasping the lustrous soil’s gunwale
I read the tragedians while swimming in the isthmus of bygone reality
Only thus am I not roused, I don’t waken the first blood

I can’t sleep when I see you gathering
from every season a pair of breaths:

the murmur of yellow leaves, the swiftness of north winds
the pounding of summer noon, the hum of snowy roofs
the death rattle of overflowing brooks and the gale’s guffawing

the swallow’s puffing, the steaming meadow’s sigh
the mountain top’s gallop, the azure’s dive
the dishevelled cloudburst and the damp earth’s frankincense
thunder’s gunpowder, the fog’s blinkers
spring’s rails, the fruits’ compasses
the smoke of deluge and the ashes of sunshine

The frost of success and failure’s starvation

Our tears ask for a share in the bread of ages

* Mataroa made two famous journeys: in August 1945, was chartered to transport from Marseille to Haifa 173 Jewish children survivors of the Buchenwald concentration camp; in late December 1945, brought from Greece to Taranto in southern Italy a number of Greek artists and intellectuals aiming to reach Paris, in the context of the Greek civil war.

Raquel Lanseros

Guerra con la G di genocidio
                                               Fu in Spagna che la mia generazione apprese che si può avere ragione ed essere sconfitti.
                                                                                                                                            Albert Camus
Ci sono molti modi per perdere una guerra.
La si può perdere per mancanza di consenso
per abuso della forza
per il macabro rotolare di monete
sopra i tavoli di alti ministeri.
Una guerra può andar persa per omissione.
Ed è possibile perdere
una guerra in ogni modo.

È successo in Spagna.
Come previsto, Golia ha battuto Davide.
Pablo Neruda ha detto: Guarda la mia casa morta,
guarda la Spagna devastata.
I miei nonni non hanno detto niente.
Capirono che si trattava di parlare o vivere.
In silenzio hanno dato alla luce i loro figli,
il silenzio che culla i nomi dei martiri.

Sono passati molti anni
ma il nuovovecchio non ha cessato
di coprire il silenzio con la rabbia.
Quel silenzio malato si è fatto così grasso
che la sua enorme pancia è una scogliera
dove ogni giorno si infrange la verità.

È stato in Spagna che la mia generazione ha imparato
che una guerra può essere anche persa
molto prima di esser nati.

War with W for wiping out
                                                It was in Spain where my generation learned that one can be right and be defeated.
                                                                                                                                Albert Camus
There are many ways to lose a war.
It can be lost due to lack of adhesions
for abuse of force
by the macabre roll of coins
against the tables of tall cabinets.
A war can be lost by omission.
And it is possible to lose
a war in every way.

That happened in Spain.
As expected, Goliath beat David.
Pablo Neruda said: Look at my dead house,
look at broken Spain.
My grandparents didn’t say anything.
They understood very well what it was to talk or live.
They silently gave birth to their children,
the silence that lulls the names of the martyrs.

Many years passed
but the newold did not cease
to nurse the silence with anger.
That sick silence got so fat
that her huge belly is a cliff
where the truth crashes every day.

It was in Spain where my generation learned
that a war can also be lost
long before birth.

Sylvie Marie

Uovo
da anni ti porti dietro un uovo che non deve rompersi.
vegli su di lui, lo metti a letto
tra morbide lenzuola, lo baci. a volte, nei tuoi sogni,
gli sussurri i tuoi nomi preferiti.

voi due ve la intendete. sai,
bisogna mantenere la calma, non si deve muovere l’uovo
senza preavviso. è così da un po’ di tempo ormai.
tutti sanno dell’uovo.

oggi hai gettato l’uovo in una borsa sulle tue spalle.
abbiamo tutti stretto gli occhi. come aspettandoci
brandelli di guscio addosso, provando pietà per l’uovo,
come fossimo noi l’uovo.

Egg

for years now you’ve been carrying an egg, and it mustn’t
break. you watch over it, put it
to bed in fine sheets, kiss it. sometimes, in your dreams,
you whisper pet names to it.

the two of you have an understanding. you know
you need to keep calm, that the egg mustn’t
move without warning. and that’s how it’s been for quite a while now.
everyone knows about the egg.

today you slung the egg over your shoulder in a bag.
we all screwed our eyes up. as if we were
expecting crumbled shells, we felt
for the egg, as if we were the egg.

Brane Mozetič

War profit

quel giorno dovevamo tenere una riunione a casa mia
per la rivista revolver. credo fosse verso sera,
estate. S. era già venuto mentre gli altri non s’erano fatti vedere.
poi N. ha chiamato. ha detto che c’erano carri armati per le vie.
che avrebbe cercato di farsi strada come una partigiana.
è arrivata molto più tardi e ha detto che era iniziata una guerra.
la riunione è stata annullata. quel che era iniziato mi ha lasciato
con un senso di colpa. si sono divisi il paese
tra loro, saccheggiando, lasciando un mucchio di sterco
nel giardino della nonna, come galline in lotta per i vermi, curiosando
tra gli schiamazzi. si sentono i cannoni in lontananza. non ero
dunque destinato a vivere nella pace, senza angoscia.
mi muovo per scappare. ma in nuovi paesi ci sono nuovi
cannoni, soldati, mitragliatrici, con le mani dietro
il collo, mi sdraio a terra, ripenso alle mie letture a sostegno
della democrazia – ed ecco cosa capita.

War profit

that day we were supposed to hold a meeting at my place
for the magazine revolver. i think it was towards the evening,
summer. s. had already come while the others hadn’t shown
up yet. then n. called. said there were tanks on the streets.
that she would try to push her way through like a partisan.
she arrived much later and said that a war had started.
the meeting was called off. what had begun has left me
with a feeling of guilt. they divided the country
among themselves, plundered it, left a pile of dung
in grandma’s garden, chickens fighting for worms, poking around
and cackling. cannons can be heard in the distance. i wasn’t
destined to live in peace, without heartache.
i travel to get away. but in new countries there are new
cannons, soldiers, machine guns, i put my hands behind
my neck, lie down on the ground, i recall my readings in support
of democracy – and now this.

Cees Nooteboom

In guerra

Ne aveva fatto esperienza in guerra, soldati
in ritirata per la sconfitta, terrorizzati, sporchi, le bocche
che cantavano a piena voce all’arrivo,
poi serrate. Di trionfi cantavano,

le loro vite modeste di colpo fatte grandi
piene di un nuovo avvenire, di vittime,
di altri da colpire, il dietro dello specchio,
di nuovo rovesciato, ineluttabile destino.

Se ne ricordava bene, schiene umiliate,
le rivedeva, non era un esercito ma sentiva
la lezione come un coniglio la punizione del cacciatore,
una misura senza perdono, e
tutto finito.

In war

He experienced it in warfare, soldiers
retreating in defeat, terrified, dirty, mouths
that sang loudly upon arrival,
then lock. About triumphs they sang,

their modest lives suddenly made great
full of a new future, about victims,
others to hit, the back of mirror,
reversed again, inescapable fate.

He remembered well, humiliated backs,
he saw them again, was not an army but
he felt the lesson like a rabbit the hunter’s punishment,
an unforgiving measure, and
all finished.

Fernando Rendon

Guerra

Avrai sempre le tue ragioni

Stai per estrarre la spada
come un angelo

E quando l’hai sfoderata
sei già un demone

War

You will always have reasons

You are going to shove the sword
like an angel

And when you have drawn it
you are already a demon

Mamta Sagar

Parlando di Dharma/Adharma*

hara hara mahadeva!**
canti di gole piene di veleno
lacerano questi corpi;
veleno in gola
penetra nelle vene,
il veleno della mente
rende il corpo blu
sparge il blu nel cielo,
trasforma coralli e perle dell’oceano
blu profondo;
questo è il momento che
la culla della morte dondola una ninna nanna
laa…laa…la.
Bambino, abbi cura di…
il coltello del macellaio luccica
nella pozza di carne e sangue
appena due pollici sotto l’ombelico,
fende la nitidezza;
prima dell’urlo
virilità dimostrata e raggiunta.
Il seno, la vagina,
latte materno, il mensile
flusso sanguigno ̶ tutto ha
significato diverso
nella politica del dharma.

qui, mani, piedi, testa, dorso,
amore, affetto, dolore
sono inzuppati di sangue;
una strizzata d’occhi al dolore
una lacrima o due per l’odiato
un po’ di compassione nel cuore,
questo è dharma…

*La legge morale, l’osservanza dei relativi doveri, e la sua negazione. **È il canto del nome del Dio Shiva pronunciato mentre i soldati partono per la guerra. Significa letteralmente nel nome di Dio!

Talking About Dharma/Adharma*

hara hara mahadeva!**
chants from throats filled with poison
rend these bodies;
poison in the throat
seeps into the vein,
mind’s poison
renders the body blue
spreads the blue across the sky,
turns the corals and pearls in the ocean’s
depth blue;
this is the time
the cradle of death swings with a lullaby
laa…laa…la.
Child, take care —
the butcher’s knife glistens
in the pool of flesh and blood
just two inches below the navel,
sharpness slits through;
before the scream
manliness proved and achieved.
The breast, vagina,
breast-milk, the monthly
blood flow ̶ all have
different meanings
in the politics of dharma.

here, hands, feet, head, torso,
love, affection, sorrow
are soaked in blood;
a wink of sleep for the pain
a tear or two for the hated
a little compassion in the heart,
that is dharma…

*The moral law, the observance of related duties, and its denial. **It’s the chanting of God Shiva’s name said as soldiers take off to war. It literally means in the name of god!

Hadaa Sendoo

Treno Verde

Sotto il cielo
Sono vivo
Mentre penso a te
I ceppi della pandemia stanno mutando
Pensando a te in questo momento
Ho dimenticato me stesso.
Pensando a te nelle notti
L’aria è piena del tuo respiro
Mentre mi mancavi
Il mondo era così bello

Nei momenti in cui mi manchi
Divento vecchio
Mentre mi mancavi
È scoppiata la guerra russo-ucraina
Quando mi manchi
Guardo il lontano confine ghiacciato
Quando mi manchi
Sei Ulan Bator
Quando mi manchi
Voglio guidare il vecchio treno verde perduto da tempo!

Green Train

Under the sky
I’m alive
While I am thinking of you
Pandemic strains are mutating
Thinking of you the moment
I forgot myself.
Thinking of you in the nights
The air is filled with your breath
While I missed you
The world was so beautiful

When I miss you
I am getting old
When I missed you
The Russian-Ukrainian war has broken out
When I miss you
I look at the distant ice-cold border
When I miss you
You are Ulan Bator
When I miss you
I want to drive the long-lost old green train!

Andrey Valerievich Serdyuk

Nuvole bianche e nere

Nuvole bianche e nere sulla mia testa
Cade la pioggia fuori dalla finestra.
Abbraccerei la terra e dormirei,
Solo tu non mi lascerai partire.

Nuvole bianche e nere sulla mia testa
Abbraccerei la terra e dormirei.

Non vedere, non sentire, non sapere
Terribile passato, secolo crudele –
È come uccidere te stesso
E continuare a chiamarti uomo.

Rubare il bacio del primo proiettile
Coprendo un fratello sconosciuto.
Con un gemito silenzioso finire
In cielo senza toccare il grilletto.

Cade la pioggia fuori dalla finestra
Solo tu non mi lascerai partire.

Black and white clouds

Black and white clouds over my head
The rain falls outside the window.
I would embrace the earth and sleep,
Only you will not let me leave.

Black and white clouds over my head
I would hug the earth and sleep.

Not seeing, not hearing, not knowing
Terrible past, cruel century –
It’s like killing yourself
And keep calling yourself a man.

Steal the kiss of the first bullet
Covering for an unknown brother.
With a silent moan finish
In the sky without touching the trigger.

The rain falls outside the window
Only you will not let me leave.

Krzysztof Szatrawski

Guerra lampo

quando ha detto quello che pensava
non era più possibile fermarsi
infranta la barriera al valico di frontiera
città bombardate morte
eserciti in marcia in formazione di battaglia
ordini a rotolare come fiches al casinò

e non c’era rabbia nel suo sguardo
piuttosto indifferenza immediata
non è successo niente di speciale
solo parole ad echeggiare all’infinito
con un campanello così metallico
come una connessione interrotta
rimasto ultimo suono nel telefonino

ma d’ora in poi il silenzio sarà solo questo

Blitzkrieg

when he said what he thought
it was no longer possible to stop
broken the barrier at the border crossing
cities bombed, dead
armies marching in battle formation
orders to roll like chips in the casino

and there was no anger in his gaze
rather immediate indifference
nothing special happened
just words to echo endlessly
with such a metallic bell
like a broken connection
last sound left on the phone

but from now on the silence will be just this

Tuğrul Tanyol

Bassora
                          in memoria dei caduti in guerra
Le acque calme del golfo si ritirano
Il folle stallone del tuo desiderio è in calore
Come un serpente dalla sua ombra di pece
S’alza l’autunno a riempire la valle della fredda estate

Foglia che ingiallisce di felicità mentre trema di dolore!
L’emozione rivive nel dilemma del pensiero
È una briciola? Si disperde nel gran vuoto
La polvere sacra della distruzione, forse una pietra di luna
Forse fin da Kerbela
Sulla via del pellegrinaggio tra le rovine
E a Bassora saccheggiata e distrutta
Quel satrapo scuro in verde

Uomo medievale con la barba bianca e il turbante nero
Scivola lentamente nelle acque tranquille del golfo
Dove la luna crescente si divide in due
Per morire, uccidere ed essere benedetti

Signore, dov’è la chiave promessa del paradiso
Le acque scure della baia prendono
L’ombra annerita lasciata dai morti

Basra
                  in memory of the dead in war
Calm gulf of receding waters
The crazy stallion of your will is in heat
Like a snake rising from its pitch black shadow
Autumn filled the valley of the cold summer

Leaf that turns yellow with happiness as it trembles with pain
Emotion revived in the dilemma of thinking
Is this a crumb? Shattered in a great void
Holy dust of destruction, maybe a moonstone
Maybe all the way from Karbala
After pilgrimage routes, ruined,
And in Basra, where there is great plunder
That dark satrap in green

A medieval man with a white beard and a black turban
Glides slowly into the still waters of the bay
Where the crescent moon splits into two
To die, to kill and to be blessed

Lord, where is the promised key of heaven
The dark waters of the bay take
Of the dead who have blackened their derelict shadow

Willem van Toorn

Così in alto*

In alto. Così in alto che non ci arriveranno mai
con i loro fari e le loro armi contraeree.
Linee tracciate con l’inchiostro bianco nel tardo
blu scuro sopra il polder. Gli aeroplani piccoli

come granelli di polvere d’argento sullo sfondo
del cielo. I ragazzi della strada nel buio della sera
sanno che sono amici potenti quelli lassù,
intoccabili, anche se l’allarme antiaereo

urla abbaiando come cento cani selvaggi,
gemendo per l’impotenza. Nella calma la città
trattiene il respiro, come possono le linee
nel profondo del blu esplodere sfrangiandosi

piume di vento in un bestiario di animali?
Ha il cielo spinto le correnti così tanto che
i nostri eroi vadano veloci a est? Vento forte,

qualcuno afferma. È un’americanata, dice
uno che passa. Dev’essere dalla parte sbagliata.
Hanno bisogno di ore e ore per raggiungere Berlino.

*Scritta per il Giorno della Liberazione (5 maggio) 2014, per gli abitanti del vecchio quartiere della città di Amsterdam, dove l’autore viveva.

So high*

So high. So high, they’ll never reach them
with their searchlights and their A.A- guns.
Lines drawn with white ink in the late
dark blue over the polder. The airplanes small

like silver dust-motes on the back-cloth
of the universe. The boys in the dark street
know they are powerful friends up there,
untouchables, even if the air-raid alarm

gives tongue like a hundred wild dogs,
howling for impotence. In the calm the city
holds its breath, so how can the lines
deep in the blue be blown out into

fans en windfeathers and mythical beasts?
Have the heavens raised the currents in order
that our heroes will go eastward faster? High winds,

a neighbour states. And some passer-by:
american swank. He must be of the wrong side.
They will need hours and hours to reach Berlin.

*Written for Liberation Day (May 5) 2014, for the inhabitants of the old quarter of the city of Amsterdam, where the author lived.

Jean-Charles Vegliante

Bandiera (stracciata)

La sangre, la guerra, la muerte
la muerte viva, purché vinca
il sangue dei nostri antenati
solo polvere in terra ormai
o liquame fra vermi neri,
“fratelli senz’occhi né orecchie”!*
Le case distrutte lamentano
il vano di vecchi e bambini
e cani, i miti protettori,
dove vento solo si pente
sotto la luna indifferente.
Chissà se lontano lontano
le madri aspettano noticias
di chi fu mandato a combattere
scudo inerme contro i cannoni
d’un nemico neanche odiato,
o se rassegnate riprendono
il filo interrotto del canto,
il filo infinito del pianto.
Intanto guardiamo gli schermi
inetti impotenti indignati
con misto di orrore e di rabbia.
La soledad de Soledar,
di Guernica ricordo amaro
eco del mar.

*Baudelaire

Flag (tattered)

La sangre, la guerra, la muerte
la muerte viva, as long as wins
the blood of our ancestors
just dust on the ground now
or sewage among black worms,
“brothers without eyes or ears”!*
The destroyed houses lament
the vacant of old people and children
and dogs, the mythical protectors,
where only wind repents
under the indifferent moon.
Who knows if far, far away
mothers are waiting for noticias
of those who were sent to fight
helpless shield against cannons
of an enemy not even hated,
or if resign they resume
the interrupted thread of the song,
the endless thread of tears.
Meanwhile, we look at the screens
inept powerless indignant
with mix of horror and anger.
The soledad de Soledar,
of Guernica bitter memory
echo of the sea

*Baudelaire

Adam Zagajewski

Fuoco

È probabile ch’io sia un comune borghese
che crede nei diritti dell’individuo, la parola
‘libertà’ è semplice per me, non vuol dire
la libertà di nessuna classe in particolare.
Politicamente ingenuo, d’educazione normale
(brevi momenti di chiara intuizione-visione
sono il suo massimo nutrimento), ricordo
il richiamo diffuso di quel fuoco che inaridisce
le labbra della folla assetata e brucia libri
e carbonizza la pelle delle città. Ero abituato
a cantare quelle canzoni e so quanto è grande
correre con gli altri. Più tardi da solo, con il
sapore della cenere in bocca, ho sentito
la voce ironica della menzogna e il coro urlante
e quando mi toccavo la testa potevo toccare
il cranio arcuato del mio paese, il suo orlo duro.

Fire

I’m probably an ordinary bourgeois
who believes in individual rights, the word
‘freedom’ is simple for me, it doesn’t mean
the freedom of any particular class.
Politically naive I have a normal education
(brief moments of clear intuition-vision
are its maximum nourishment), I remember
the widespread call of that fire that dries up
the lips of the thirsty crowd and burn books
and chars the skin of the cities. I was used to
singing those songs and I know how great it is
run with others. Later alone, with the taste
of ash in the mouth, I felt the ironic voice
of the lie and the screaming chorus and
when I touched my head I could touch
my country’s arched skull, its hard edge.

2 commenti su “GUERRA-WAR, antologia italiano-inglese Traduzioni e cura di Paolo Ruffilli”

  1. Valeria Massari

    Grazie per averci accostato a questi versi profondamente tragici.
    In essi vibrano voci polifoniche di forte impatto emotivo che ci commuovono nel profondo.
    In un terreno disseminato di angoscia e sofferenza abissale germogliano pensieri e sentimenti di una comunità sofferente
    che non si vuole arrendere allo annientamento e desidera salvaguardare la propria umanità.
    In essi si rispecchia una tragedia che è universale, nello spazio e nel tempo,
    ed esprime una ferita comune a molti destini.
    Una ferita che chiede di rimarginarsi
    In una prospettiva di speranza.

  2. Thank you, well done. I wiil read them all and that takes some time. Every day a couple of poems like a prayer. Let’s hope this grazy time will come to an end soon!

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