SATO E LA LUCE

SATO E LA LUCE

Giovanni Sato, Sabbia e luce (Biblioteca dei Leoni). Queste poesie sono improntate all’incandescenza della luce, laddove la sabbia si fonde col sole, nell’abbraccio tra cielo e mare. Sono testi pervasi di intenso lirismo: “Sabbia e luce dormono vicine: / strie d’ombra e di sole / si attraversano l’un l’altre / senza moto né parola, / solo un silenzio rotto dalle orme / nel passaggio stretto della via. / Altri lidi attendono / ed il sonno che unisce continua / fra mare e terra / in imperterrite maree.” Tale calore e splendore costituiscono un perfetto scenario d’amore: “Non c’è un granello che d’istinto / come fai tu conosca / l’inclinazione della Terra / ed il suo consumarsi / a poco a poco presso il Sole. / Il tempo gira e cambia con il vento / la conformazione / del cuore e delle dune / dove posano gli amori / le loro pupille addormentate. / Non c’è istinto fra i granelli / grigi e argentati / come fai tu che conosci / e sai sfiorare le albe con un dito / mentre ancora il sonno / è posato tra le maree. / Come fai tu che attraversi / le fessure della luce / e stai con le tue forme / reclinata su di me / sciogliendo il passato / in sorprendenti baci.” L’amata sembra essere un tutt’uno con lo spettacolo malioso del panorama che dalla notte sfuma nell’alba: “Prima che venga l’avvio / scopro il tuo corpo / e scorro le dita sulle tue lune dischiuse. / Scendo poi lieve / verso le albe: / il suono appare / sospeso del giorno. / Tu poi ti volti / e mostri le parti / nascoste del cuore: / un lago d’amore, / scioglie le voci / su fino all’acme del dare.” Il mare ha un fascino voluttuoso: “Sulla sabbia / in frange di sottili fili / uniti a guisa / come capelli / della dea del mare. / E vaste ondate / di profumati cuori, / salgono dalle loro assenze / e dall’immobilità / voluta in fondo / dalle creature / qual erano nel mare.” È purezza ed ebbrezza spumeggiante: “Trovare una forma perfetta / fra quelle che il mare ruìna / è pura bellezza del cuore, / è musica intensa d’amore. / Ed amo del mare la forza / incessante dell’onda che viene.” La riva regala sorprese: “Rotte dal suono del mare / conchiglie rare stanno / immacolate anime senza corpo / nel limite bivio delle essenze / e attraversano le rive / di diverse plaghe. / Rare stanno nel chiasmo / dove passi ignoti rompono / le sottili pareti della pioggia.” Le onde tramandano le umane vicissitudini: “Fra le alghe frammenti di volti / case abbandonate ai flutti, / riemerse vicissitudini d’altro: / tutto questo prima del regno / dove le anime non soffrono né godono / né stanno sospese né altro / ma stanno lì distese / scrivendo sé stesse sulla sabbia, / perché rimanga / la loro storia fra le maree / e restando senza restare si volgano / alle essenze pure di morte e vita.” Si accarezza l’infinito di là dall’orizzonte: “Percorrendo / il filo d’ombra dell’infinito / con l’acqua fra le dita / sospesa fra le maree. / Ad occhi chiusi / sentendo il bene e il male delle cose, / arrivando / a capo dei respiri / in quel sottile / punto / fatto di tutto e nulla, / di origini e di intercalate fini. / Percorrendo il pieno / delle essenze e delle vite, / nel bordo chiaro / dove conchiglie stanno / pur senza vita vive / d’ogni più profondo amore.” La bellezza va sospirata e cercata nell’attesa: “Saremo premiati per l’attesa / e da pioggia inondante / come pareva dall’inizio / forse riapparirà la luce, / pur nel fragore esplicito del mare / che monta su sulla rena / resti di conchiglie e di meduse. / Saremo premiati per l’attesa / e le minuscole gocce che rinfrescano la sera resteranno tali / se il grecale tarderà ed il volo / del gabbiano che cerca nella sabbia / resterà nell’aria ancora un poco.” Essa colma il cuore di azzurro stupore: “Non altro che un disteso / pelago senza intrichi / se non la superficie d’onda che prosciuga / anche il minimo pensiero in infinito. / Da lì al volo dell’amore d’onda / il passo è breve e non si confonde / il mio e il tuo / volto davanti all’incommensurabile / vastità d’azzurro.” Il fulgore luminoso tutto trasfigura di divina meraviglia, anche i luoghi consueti: “La mia casa qui è un cielo d’angolo: / l’infilata delle cabine / ancora chiuse dall’oblio / sono nell’insieme / una cattedrale che attende / una preghiera dai gabbiani / perché i loro voli planino / sui cuori dispersi e sulle orme / e perché basti / quel silenzio che non preme / e sta così / sospendendo il male / nell’azzurro di quella porta / di puro paradiso.” Giovanni Sato ha lo spirito di contemplazione capace di catturare le immagini che specchiano la levità dei sentimenti: “Ora la purezza è distesa / fra la sabbia e l’aria in quello spazio / che gravità contiene: / l’attimo è nel bivio: / sale e immobile fra i corpi / per quell’attimo rimane. / La luce è sabbia / e la sabbia è luce. / Tutto ora riluce.”

Flavia Buldrini

Literary.it

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