RICORDO DI FRANCESCO PIEMONTE

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RICORDO DI FRANCESCO PIEMONTE IL POETA DELLA VALBELLUNA CHE AMAVA LA LAGUNA

Il passo lungo, gli occhi attenti, la parola limpida. Arrivava a sorpresa, s’incantava nel canto del bello, discuteva di politica e poi via. Ri-Partiva. La sua area, la sua circonferenza tracciava una linea perfetta: dalle cime dolomitiche alla laguna. Creando un cerchio di luoghi amati dove le soste-stazioni erano le case degli amici, il bar del ritrovo domenicale, la trattoria del mangiare tipico, la casa dei versi condivisi, l’enoteca Mazzini. Lontano dai riflettori, preferiva rimanere a lato delle vie per meglio scrutare l’intorno del suo vivere e il respiro dei luoghi-vita di sempre. Questo era Francesco Piemonte. Un uomo che sapeva essere eternamente grato all’amico che gli diceva di leggere quell’autore, di andare a visitare quella mostra, di gustare quel nuovo vino. Non aveva importanza che l’artista o l’autore fossero del novecento o del trecento, lui li amava per il bello che contenevano eliminando ogni prospettiva storica. Era come se facesse sparire la linea del tempo per trattenere tutto e tutti nelle sue mani del presente, e questo grazie all’ingenuità pura e fanciullesca dei suoi occhi. E nelle sue mani tratteneva molte cose, anche le parole dell’amata: Aspetto le tue parole / per farne un nido nelle mani, recita un distico presente in Amuleti (Edizioni del Leone, 1990). Una delle ultime mostre da lui visitate è stata quella di Udine, La forma dell’infinito. Ne è rimasto così affascinato che subito è andato a far visita a Stefano Lotto, uno dei suoi amici di sempre, per raccontargli quanto bella, quanto intensa, quanti colori, quanto infinito contenesse. Affascinato dal fascino trasmesso, Stefano, di lì a poco, è partito alla volta di Udine. Francesco riusciva sempre a convincerci! Ma anche gli piaceva farsi convincere, così nei giorni chiusi del Covid ha ascoltato il suggerimento dell’amico Francesco Piero Franchi: io rileggerò Sant’Agostino e tutta la Divina Commedia. Piemonte non se lo fa ripetere: rileggerà tutta la Divina Commedia e ne parlerà poi con gli amici, evocando personaggi, angeli, diavoli, luoghi infernali e luoghi celestiali, Matelda e Beatrice. Due donne che gli ricordano le sue intense donne, belle, leggere, raffinate e piene di grazia: Quando il tuo Amore vola, / quando mette le ali incantato di sé / spalanco le braccia perché cada su di me. Ma anche si arrabbiava, uh quanto si arrabbiava quando parlava di politica e non capiva come potessero esistere disonestà e incapacità in uomini che invece avrebbero dovuto occuparsi del bene pubblico, del bene di tutti. Si arrabbiava così tanto che iniziava con delle invettive contro l’Italia che definiva e chiamava: questa imbarazzante penisola! Ne sono testimoni i molti amici che sorridono al ricordo del suo fervore, della sua vena polemica accesa sull’attualità. E molto si indignava verso il male fatto al paesaggio, al suo paesaggio che non odorava più di bosco dopo la ferita… La pala meccanica romba dentro lo scavo, / crepita sugli alberi la frana / per uno slargo piano disegnato a livello… denuncia in Dalla periferia del verde (Edizioni del Leone, 1997). Dice una poesia del suo ultimo libro I nostri giorni perfetti (Biblioteca dei Leoni, 2014): L’aria gelida di gennaio di là dai vetri / solo i passeri chiacchierano sulla siepe / In piedi nella piccola stanza / mentre leggi un poeta polacco impronunciabile // Avverti improvvisa la mattina andare via / assieme a giorni, settimane, mesi / Senti scorrere il tempo, al di fuori / cadenza di una musica ignota / Sfinire / Devi ricordarlo. Se n’è andato piano Francesco, dopo una cena con gli amici per festeggiare il suo compleanno, in una fredda notte di gennaio 2022, con la radio accesa, un libro in mano e il caldo della sua camera dove ci piace pensare che, nella partenza, abbia recitato questi suoi versi: Mentre cala la luna, / spuntano i tuoi seni sulla maglia.

Serena Dal Borgo

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