IL ‘PORTALE’ DI LAURA PIERDICCHI

IL ‘PORTALE’ DI LAURA PIERDICCHI

Laura Pierdicchi, Il Portale (Biblioteca dei Leoni). Un portale sorge lungo un transito, è luogo di ingresso e/o di uscita posto quindi al limite tra un di qua e un al di là. Non è dato muovere, se non a determinate condizioni, da uno spazio o da una dimensione all’altra senza commettere violenza o profanazione. Il suo senso forte pertanto è quello di valico, di frontiera. Persino nel linguaggio corrente un portale internet è un sito di accesso ad informazioni o servizi. Ma non è aperto a chiunque bensì è riservato a chi sia debitamente abilitato. Ed è proprio così che è inteso da Laura Pierdicchi sin dal testo introduttivo, simile ad una esortazione, al suo ultimo lavoro: “Entriamo nella luce dal portale del mistero”. Non c’è dubbio: per la poetessa la sfida è sondare il confine, cercare la chiave che sciolga il velo estremo, che ammetta alle risposte che tutti agogniamo. Da sempre abile e particolarmente apprezzata per la sua capacità di cogliere la realtà delle “cose quotidiane” con una acutezza di sguardo e una finezza di racconto di incomparabile grazia, ecco che ora Laura Pierdicchi ci sorprende con una poesia che si alza aerea e arriva a sfiorare aspetti mistici. Con una decisa sterzata in direzione di un’area più rarefatta del pensiero, con “Il Portale” approda a suggestioni metafisiche, si direbbe ad una poesia filosofica: “Il divenire / è il percorso da compiere / ed è sempre diverso / anche se uguale a se stesso”; “niente / succede per caso / nella continuità / del nostro trascorrere”; “tutto esiste da sempre / senza tempo / in un eterno presente”; “L’apparenza di ciò che esiste / è nell’insieme di forme / e di elementi percepiti”. Tanto passaggio dal concreto all’astratto è sottolineato dal fatto che la consueta (e ribadita) levità del verso trabocca qui in enunciazione, quasi in aforisma. Con ogni evidenza la motivazione profonda va ricercata nella più recente esperienza di vita dell’autrice, marcata in particolare dalla scomparsa del marito. Dallo smarrimento iniziale alla elaborazione del lutto fino ad una presa di coscienza intima e, per quanto sofferta, meditata con razionalità, la maturazione appare oggi chiaramente tradotta in versi di alto sentire e di raggiunta convinzione. È un caso che uno dei termini più ricorrenti in questa raccolta sia il verbo intravvedere? Sembra di no: a chi, dopo un itinerario di dolore e di disperazione, si arresta ed interroga la soglia fatale simboleggiata dal portale giungono solo piccole folgoranti illuminazioni, barlumi, squarci di quella luce che “di là” impera e “di qua” si può soltanto intuire. Non resta, per l’appunto, che strizzare gli occhi – e la mente – e accontentarsi di quanto si riesce a malapena a percepire. Certo, la memoria della poetessa è ancora e sempre presente e incombente (“Il passato è un luogo incantato / dove m’inoltro come Alice / tra meraviglie di scene…. / Tutto si disperde nel nulla / da dove è iniziato / e dove andrà a finire”; “Qualcuno è entrato… / qualcuno tra me e te / in modo che la mia mano / non coprisse la tua”; “Attraverso il ricordo / compongo il fervore di gesti / e parole – nell’abbaglio / di credere a ciò che eravamo”; “Tra gli abiti / è rimasto l’odore / a trascinare la mente / alla meraviglia di un tempo… / Continuo a parlare / a pronunciare il tuo nome”) ma la vista, per quanto consapevole di essere impossibilitata ad oltrepassare il varco, tenta adesso di affrontare la barriera e di captare ciò che il portale ha per il momento rinchiuso dietro di sé. Inevitabile cedere a simile oltranza, tuttavia non si può non rilevare come ancora una volta la collaudata sensibilità di Laura Pierdicchi si traduca in una poesia essenziale, lucidamente controllata e “ridotta” al puro fondamentale significato. Una poesia ispirata, mai banale, che si propone tra l’altro attraverso una elegante e armoniosa scelta lessicale.

Sandro Varagnolo

Literary

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