POESIE SULLA VERITÀ
Alessandro Agostinelli, Franca Alaimo, Carla Baroni, Alberto Bertoni, Corrado Calabrò, Maria Teresa Giani, Valeria Massari, Giovanni Parrini, Sacha Piersanti, Umberto Segato
Alessandro Agostinelli
Virtù (Virtus)
lo so ti sei trovato lì davanti
al fazzoletto e Pietro Terracina
a lacrimare di quei brutti tempi
col sole ormai già spento all’orizzonte.
eppur ti inchini sempre alle osterie
e in chiesa scorgi mappe di conforto
con l’arduo impegno e con coscienza seria
di rammendare ovunque la memoria.
sarai per sempre seme
vivrai per sempre intorno
Franca Alaimo
La tazzina di porcellana cinese
La tazzina di porcellana cinese
trovata al mercatino delle pulci,
uno stelo di lisianthus reclino
sul bordo di un vaso made in Poland
rubato da una camera d’albergo a Varsavia.
(Cadeva la neve e noi sotto le coperte,
la finestra aperta al suo silenzio lento,)
La tazzina, il vaso, il fiore svaporano
ogni sera nella luce d’uovo
della lampada sullo scrittoio.
Ma poco fa, entrando nello studio
sovrappensiero, mi ha afferrato
un arcano stupore come
fossero lì per dirmi qualcosa
che ha a che fare con un grande mistero.
Carla Baroni
Dicono che Verità
Dicono che Verità
tu cresci tra le ortiche
e che tu stessa hai spine e rari fiori
come pianta che alligna nel deserto.
Dicono ancora che ami la luce e temi
il sole che s’abbruna all’improvviso
e vuoi i silenzi e l’aria rarefatta
dei luoghi impervi dove s’accosta
già più forte il respiro di Dio.
Dicono, dicono, dicono.
Non ti conosco: io vivo nell’asfalto
tra sassi e pietre
che limitano l’azzurro
e un sole polveroso
segna le orme dei miei stanchi passi.
Alberto Bertoni
Sì qualche storta sillaba
… ma il problema è come
nella morte riascoltare
chi di una città ci ha svelato
i dedali infiniti delle tane
intanto che i parchi
gli incroci i profili delle case
urlano implorano piangono
tutte le sagome più care
Come farfalle inchiodate
cose assolute abbandonate
nelle scatole da scarpe
o resti indecifrabili di sogni
ci faremo ogni tanto bastare
quelle poche ed assorte
sillabe roche
e alla fine
le indelebili loro
verità distorte
Corrado Calabrò
Un sasso nell’acqua
Eh, la verità… Tu credi?
Secondo me
la verità gioca con un gatto
come una pallina
in sospensione in una boccia d’acqua.
Ci vuoi provare? Vedi questo ciottolo?
Lasciamolo così, a paragone.
Ecco, la verità
è come un sasso nell’acqua.
Ne puoi scorgere i cerchi in superficie
ma se lo segui con lo sguardo al fondo
non si distingue in mezzo agli altri ciottoli.
Maria Teresa Giani
L’amore
Non è lecito tendere con fatua
arroganza al cuore della Verità
orientando il cesello della mente
ai vincoli che cingono il santuario
del mistero, l’ombra inaccessibile
che incardina la vita dell’universo.
Sostanza di Verità è rivelazione
dell’amore, dono divino, seme
di umiltà e servizio che s’arrotonda
nel frutto della pace, quando, sciolto
dal cappio dell’egoismo, lo spirito
fraterno, per un mistero sapiente,
si estende tra le tenebre in una rete
che salvaguarda il sussistere del
mondo.
Valeria Massari
Il sentiero della verità
Conserva le mie orme,
sentiero boscoso
dove il mio passo non vacilla.
Conserva le mie orme
quando la mia ombra svanirà.
Che possa trovare,
chi dopo di me incontrerai,
un poco della mia verità.
Giovanni Parrini
Eppure, è vero
Eppure, è vero, qui, continuiamo
chiedendoci cos’è la verità;
ritentando – vedete? – siamo sempre
ai blocchi di partenza, alla parvenza
di ciò che è vero, perché si trasforma
e, dunque, non è vero. Però è ingiusto
o giusto, segno duale. Ma che sogno
siamo, facciamo, noi, periclitando!
Rammemorando, obliando, spettatori
attori, lo spettacolo, una storia
sempre la stessa e nuova. Siamo al prologo
agli episodi, agli stasimi, all’esodo.
Poi, domani, si replica. È tardissimo.
Andiamo, su, c’è il viaggio, la stanchezza.
Sacha Piersanti
Forse in foto
S’è estinto il me bambino
che cercava di schiodare
dal muro del mistero
la realtà, e che s’ostinava
a picconare (ahilui!, chiudendola
per sempre) quella porta
che si chiama Verità. S’è estinto
o è cresciuto, il me bambino
che sentiva fratelli quei poeti
a caccia di un Altrove
più vero della vita
che intanto gli moriva?
Forse in foto è ancora vivo
e sconta ancora l’indicibile –
che il Vero non è vero:
è vero il verosimile.
Umberto Segato
Che ci sia ognun lo dice
Tempo e Spazio son fratelli siamesi
Lo Spazio incurva, il Tempo rallenta dove
L’Universo s’espande per legge interna.
Materia e onda generano luce,
Ubiquo danza l’invisibile Quark.
Sono realtà di Scienza offerte al confronto
Non atti di fede che il cuore cieco accetta
Come la Muta, Eterna, Ultima Verità,
mistero di fede che il dubbio ignora.
Inquiete domande, di curiosità figlie,
Accompagnano il cammino dell’ultimo arrivato,
Lo scherzo di natura.
La verità è Una o son mille miliardi
Come le stelle del cielo stendardi?
Egregi interlocutori,
la prestigiosa rivista online “Italian Poetry” ha recentemente promosso una silloge di componimenti poetici sulla verità (https://www.italian-poetry.org/2021/08/12/poesie-sulla-verita/). Il risultato? Molti i “fuori tema”, tipo: “gli mando la prima che trovo sulla mia scrivania”. Dal punto di vista critico, si tratta di lavori, improntati a una visione post-moderna, che nulla hanno a che fare con le “RES”, con la realtà delle cose, ossia con un’oggettività che non può essere ricondotta, come riconobbero, peraltro solo quasi in articulo mortis, gli stessi Derrida e Foucault, fomentatori del post-moderno e promotori tardivi di un nuovo illuminismo, all’attività immaginativa della mente umana, come pretendeva, fra gli altri, il caposcuola Heidegger (alcuni recenti sodali del quale osarono dire che il ritrovamento del DNA del Mycobacterium tuberculosis in scheletri d’individui morti migliaia di anni fa* non rappresentava la realtà, essendo stato, il bacillo, “inventato” da Koch soltanto nel 1882 [sic!]). A riscontro vadasi al Ruffilli, poeta dotato di antenne sensibilissime, attivate da esperienze affatto personali, sul piano letterario ed esistenziale, de “Le cose del mondo”, rara avis nel panorama letterario nazionale, al Doplicher, matematico e fisico emerito alla “Sapienza” di Roma, de “Mondo quantistico e Umanesimo” e al Ferraris, eminente filosofo accademico torinese, del “Manifesto del nuovo realismo”).
Grazie dell’attenzione e buona giornata.
Michele Arcangelo Nigro
Verona, 13.08.2021
* M. Spigelman e collaboratori. Evolutionary changes in the genome of Mycobacterium tuberculosis and the human genome from 9000 years BP until modern times. Tuberculosis (Edinb). 2015; 95 Suppl 1: S145-9 (Google => Pubmed [repertorio del Ministero della Salute degli USA]).
Ho letto con interesse la nota. Mi preme confermare l’eccezionale qualità della raccolta “Le cose del mondo” dell’amico poeta Paolo Ruffilli.
Gian Paolo Roffi
Complimenti ai poeti.
La critica ai concetti di “realtà delle cose”, “verità”, “oggettività” e affini può muovere anche da posizioni che non siano solo quelle d’idealismo in salse varie o di un mal digerito post-modernismo – posizioni, queste, che il commento del sig. Nigro va giustamente a punzecchiare – e tuttavia, una critica mirata a un atteggiamento troppo ingenuo verso tali concetti può essere molto fertile, in fatto di pensiero. “Critica” da κρίνω, ovviamente… e, come scriveva Platone: “c’è chi è capace di generare i prodotti della tecnica, e c’è chi è capace di distinguere (κρῖναι) quale parte di danno e di aiuto essi offrano a chi ne farà uso” [ἄλλος μὲν τεκεῖν δυνατὸς τὰ τέχνης, ἄλλος δὲ κρῖναι τίν’ ἔχει μοῖραν βλάβης τε καὶ ὠφελίας τοῖς μέλλουσι χρῆσθαι]. Anche i concetti sono prodotti di una tecnica – quella del linguaggio – il cui uso va sottoposto al vaglio dell’intelligenza critica. Alla fine, come sempre, tutto si gioca nel grado di consapevolezza e di cultura proprie a chi si esprime: parlare di “invenzione” di bacilli senza saper davvero di che si parla, da “apocalittici”, è una cosa, parlarne avendo alle spalle Latour, Illich, Bachelard e Barthes è un’altra; così come parlare di “oggettività” o “verità” da semplici “integrati” è una cosa, farlo invece con un’ampia e robusta cultura a proprio sostegno è tutta un’altra cosa.
F. Zevio