UN ROMANZO PER L’ESTATE: POTENZA E BELLEZZA DI ELIDO FAZI
Già in passato Elido Fazi ha dato prova di sapersi fare tramite tra le personalità del passato e una loro trascrizione/ricostruzione al presente, fedele sempre alla Storia ma intanto capace di dare corpo vivo ai personaggi. Lo ha dimostrato in modo scintillante con quel colosso della poesia inglese e del Romanticismo che è John Keats, in Bright Star (2010), ricostruendone in modo esemplare la vita. Ora si ripete mirabilmente in Potenza e bellezza. Cronache da Roma e da Parigi 1796-1819 (Fazi Editore), un racconto storico che ricostruisce romanzando, ma senza inventare. Vi si narrano i fatti che vanno dall’incontro a Bologna nel 1796, epoca dell’entrata in città di Napoleone, di due cittadini di Recanati, l’agricoltore e artigiano Costantino e Monaldo Leopardi. Fatti che proseguono fino agli eventi di Waterloo e alla composizione dell’Infinito nel 1819. Due storie parallele (l’ennesima invasione militare e la tradizione colta della provincia) che, per ritornare al titolo, sfociano l’una nella Potenza e l’altra nella Bellezza.
È la risposta di due uomini di temperamento alle armate francesi che si presentano nel Piceno col vessillo delle nuove idee subito chiare agli abitanti nella loro ambigua realtà di progresso e violenza, proclami e imposizioni, e con l’effetto concreto che hanno su di loro di saccheggi e di tasse. E portandosi dietro come conseguenza inevitabile la peste della guerra a rovinare drammaticamente la vita della gente.
A Napoleone Bonaparte, che si presenta come liberatore d’Italia e d’Europa, in pochi credono a Recanati, sonnolenta cittadina dello Stato Pontificio. Costantino diventa capobrigante rendendo la vita impossibile alle truppe francesi che presidiano la zona e ai simpatizzanti locali che cercano di approfittare della situazione. Monaldo si sforza di preservare la sua vita di prudente maggiorente, chiudendosi nella sua casa foderata di libri in difesa della famiglia. La Storia li mette a confronto: pur così diversi, si stimano per la comune fede nel vecchio potere costituito retto dal papa. Entrambi danno il nome di Giacomo ai propri primogeniti, e il figlio di Costantino come il padre sceglierà l’azione e prenderà le armi contro i francesi, mentre il figlio di Monaldo nel nido colto di casa Leopardi porterà ai massimi livelli la creazione letteraria.
La bravura di Fazi è ancora una volta legata alla capacità della sua scrittura di creare riverberi e suggestioni, oltre che di approfondire un’originale indagine psicologica dei protagonisti. Sullo sfondo del racconto si sviluppa una straordinaria rappresentazione del mondo naturale ed umano delle Marche, vivido di scorci e di situazioni che tendono anche simbolicamente a disegnare un quadro di piacevolezza addirittura edenico all’insegna della Bellezza, rispetto al quale a tradire l’aspirazione degli uomini alla felicità risalta l’ostinato perseguimento degli interessi e del dominio nell’esercizio folle della Potenza.