CORTELLESSA SU MANGANELLI
Se c’è un continuatore della prodigiosa avventura linguistica di Gadda, è senza dubbio Giorgio Manganelli che, in assoluta libertà e autonomia, ha perseguito un oltranzismo espressionistico trasferendo all’«artificio dell’opera letteraria», come lo chiamava lui (La Letteratura come menzogna, 1967), una verve mimetica straordinaria, in pagine come quelle di Hilarotragoedia, di Sconclusione, di Centuria, di Angosce di stile, di Dall’inferno, di Tutti gli errori, di Laboriose inezie, per citare qualcuno dei suoi titoli maggiori. Il «miglior fabbro» della prosa italiana del secondo Novecento si è fatto come pochi interprete di una poliforme letteratura senza distinzione di generi, capace di uno sviluppo delle idee in nuovi orizzonti. Se ne ha l’evidenza in questo prezioso saggio di Andrea Cortellessa Il libro è altrove, Ventisei piccole monografie su Giorgio Manganelli (Luca Sossella Editore), il cui titolo deriva da Nuovo commento, testo di Manganelli fatto solo di note a un libro assente, ai margini del cui commento si dichiara appunto che «il libro è altrove». Cortellessa, che dell’opera di Manganelli è stato il più attento studioso, ha raccolto e rielaborato in questa pagine, in una chiave seriale quasi manganelliana giocata creativamente, alcuni suoi interventi critici, recensioni, interviste, organizzandoli in una «centuria» di approfondimenti coinvolgenti e illuminanti sullo scrittore più singolare del Novecento. I significativi risultati di indagine e di decifrazione di Cortellessa discendono dalle qualità che ne fanno uno dei talenti più sottili delle ultime generazioni e il suo fare critica, mentre si distacca con grande libertà dagli schemi e dalle formule correnti, testimonia anche l’invenzione letteraria che possono avere le parole che indagano altre parole.