LA PESTE
Antologia di poesie sul coronavirus Seconda parte
Carla Baroni, Lorenzo Bonadè, Francesca R. Brandes, Ennio Cavalli, Daniele Cavicchia, Alfredo Alessio Conti, Vittorino Curci, Massimo Dalle Luche, Roberto Dall’Olio, Claudio Damiani, Antonio Donadio, Roberto Donati, Sara Fruner, Sonia Giovannetti, Maria Gloria Grifoni, Mauro Imbimbo, Paola Mancinelli, Franco Manzoni, Tiziana Marini, Roberto Pacifico, Rita Pacilio, Umberto Piersanti, Giuliana Piovesan, Nadia Scappini, Umberto Segato, Enza Silvestrini, Lilia Slomp, Alessio Vailati, Rodolfo Vettorello, Gian Mario Villalta
IL CAVALIERE DELL’APOCALISSE di Carla Baroni Chissà se tutto ciò avrà memoria o il silenzio regnerà sovrano sulla burrasca che ci avvolge immane e sarà questo il giorno preannunciato dai biblici trattati entro il quale il cavaliere dal destriero pallido porrà la fine a ogni speranza umana. Chissà se questo fiore di corallo minuscolo dai petali spinosi ci piegherà e solamente il fuoco ci lascerà mondati al nostro Dio. Rimane a noi soltanto la preghiera. PANDEMIA ALLUCINATORIA di Lorenzo Bonadè Tento inutilmente di ergermi tramite i sanitari del bagno per tre (?) giorni. Sul pianerottolo: “Ha respirato poco e male, Bonadè, una bella polmonite interstiziale non manda ossigeno al cervello; ora inspiri, da bravo, il nostro ossigeno, così…” Medicone mi tampona tra gli infelici Battezzati da covid-19 (?), traccia e autocertifica la sanzione di “nebbia al cervello”. AMULETI di Francesca R. Brandes Dovrei chiamarla gioia. Un poco mi vergogno, ma so che il meglio, subitaneo irriverente, sbuca dalla più fitta oscurità orrore tangibile, nube. Come una punta sottile. Infine marea lunare onda forza del seme fecondato, sbuca un sorriso e te lo dono, ti faccia da amuleto. L'INDOVINO RINUNCIATARIO di Ennio Cavalli L'indovino rinunciatario vuol sapere cosa farò quando tutto sarà finito, quando tutto ripartirà. Due viaggi. Il primo a Baratier, Provenza, in cerca delle arance col bollino di Apollinaire e dei versi per Lou: "Hanno il sapore del tuo corpo caldo come il sole". E poi a Celleno, nel viterbese, per la gara a chi sputa più lontano i noccioli di ciliegia. I paesani festeggiano così la Maggiolina nero-carbone la Cora a forma di cuore e la Durona insensibile ai cataclismi. IL KILLER INVISIBILE di Daniele Cavicchia Puoi fingere di parlare con chi non vedi Magari perché non vuoi risposte Burlarti ridendo di te e della tua paura Quando pensi che la tua ombra ti sia nemica Oppure ti convinci di essere immortale Perché sai che si parla sempre della morte altrui Ma non puoi tacere quando la mano si arresta sul foglio Bianco temendo di scrivere che un killer ti cerca E vuole abitarti e renderti un numero aggiunto Una data certa su una lapide che per te sarà invisibile. SALUTO ULTIMO NELLA PANDEMIA di Alfredo Alessio Conti Non ho mai sentito come in questo tempo le campane suonare ininterrotte per giorni singulti dolorosi a ricordare gli ultimi battiti di quei cuori abbandonati nella loro disperata solitudine. Rintoccano ancora in questo surreale silenzio ultimo saluto in questi giorni di pandemia. OGGI È LUI CHE REGGE IL PESO di Vittorino Curci oggi è lui che regge il peso di questi mattini claustrofobici. ossessivamente, al centimetro, sistema le sedie dei tavolini che resteranno vuoti. nessuna giustizia per i mortali. verso le dieci attraverso le ultime foschie del sonno. dipingo per non pensare diffido dei miei pensieri IN TEMPO DI PESTILENZA di Massimo Dalle Luche In tempo di pestilenza nelle aiole incolte scoppiano i rosolacci. I rosolacci scostanti bruciano di fronte al viale. Un auto perfora nel vento il lungomare: qualche maschera di cartapesta sbiadita che sbatte sui terrazzi deserti. La voce dal video enumera morti e contagiati a sostegno della dimora coatta. Nel vuoto i rosolacci del colore del cuore colano sull’asfalto LA SCUOLA AL TEMPO DEL COVID di Roberto Dall’Olio Si sentono frasi in latino e in greco antico I libri sono in quarantena Anche loro stanno in pena Si stagliano formule matematiche Nel vuoto si parla di Nietzsche del Paradiso e di Beatrice Lingue ostrogote Persone che puliscono e sanificano Mascherine che girano Su facce ignote IN ATTESA DELLA PRIMAVERA di Antonio Donadio In questo giorno di lontana primavera s’impossessa d’attoniti silenzi l’atteso primo tiepido raggio. Così lungamente lunga questa notte di macabre danze e grida d’orribile guitto balzato nel sonno. Avremo domani occhi meraviglia ancora al ritmo di ritrovate nenie cantate per le genti di sempre. TUTTI QUELLI CHE MUOIONO di Claudio Damiani Tutti quelli che muoiono in questa guerra virale sono come i morti insepolti degli antichi lasciati ai cani sul campo di battaglia, non poterono i familiari lavare i loro corpi ungerli e piangerli e preparare il rogo, trasportati di notte su camion militari come sacchi di spazzatura in altri cimiteri. Ma noi sappiamo che la loro battaglia fu eroica, combatterono fino all’ultimo sangue un corpo a corpo senza risparmio di colpi, alla fine caddero facendo risuonare con fragore la loro pesante armatura. La loro vita è incisa nel cimitero del tempo a memoria perenne, e la loro tomba è un altare. MORSA di Roberto Donati Sbattono le ali credono di liberarsi si illudono di scappare addirittura vivere. Sono mosche nelle tele dei ragni sbattono le ali l'illusione di fuga diventa prosaica e più articolata prigionia. Siamo le stesse mosche se ci fermassimo, moriremmo più sereni felici no. Mai. I DISPERSI di Sara Fruner i pesci dei sorrisi nel fiume della strada le parole sussurrate nella metropolitana la lingua della pelle la sua viva parlantina non dare per morti i dispersi sono un mare di discorsi aperti INSIEME A CONTEMPLARE di Sonia Giovannetti Ancora canti. Talvolta vieni sul mio tetto e ti annunci pulendo il becco sul muro sbrecciato. Puntelliamo così il nostro muto contemplare. Mentre attenui la fame col grano che ti offro riesci a percepire lo sgomento, il delirio e la ferocia del nemico? C’intendiamo poco, ma nello scatto che precede il trasvolo, lasci piume sui fogli che scrivo. Materia che s’amalgama col mio fare. Vivremo mai alleviati da quella quiete che fa chiaro il cielo, sgravati da ciò che in terra angoscia e uccide? PRIGIONIERI SENZA SENTINELLA di Maria Gloria Grifoni Imparammo la scienza degli addii Ascoltando il congedo a testa nuda. Diventammo un crocefisso con chiodi di parole. Come esseri sequestrati non sappiamo più chi siamo. Il grido Alto Continuo. Uomini bendati attraversano La solitudine. Prigionieri senza sentinella. MISURE DI SICUREZZA di Mauro Imbimbo Rinserrossi al barbacane, sol per tema del contagio, col pandemico disagio e l’endemico degrado dei costumi delle genti, costumate a palpeggiarsi. Catàstematico sarà lo stile, negli anni Venti inveleniti, e filo apònica è la saviezza: in quei contatti c’è punto tatto! PIETÀ di Paola Mancinelli Sugge e rapprende, morsa glaciale il respiro. Silente, tenace, febbrile abbraccio lo sottrae alla vita in invertita estasi E subito è grido immemoriale a sfogliare petali d'umanità ed invoca illimite infondata Pietà GESTO DEL MIO SCONCERTO di Franco Manzoni quando m’assale resto buio del virus aperto gesto del mio sconcerto pesto nel meno incerto sete di un cielo terso NELL’ULTIMA STANZA di Tiziana Marini Abbracciami negli occhi come fioriscono i meli esplosi con la neve ora che è inverno e si muore facilmente. Una madre senza nome e senza volto mi tiene tra i rami d’ospedale. Mi consegna dolcemente alla morte. COVID19 E NUOVA CASTITÀ di Roberto Pacifico Forse sei più terribile dell’Aids, che, almeno, ci lasciava, anche se rari, il piacere dei baci e degli abbracci. Catullo manderà mille e poi mille baci alla sua Lesbia tramite Zoom. Mascherina sempre indosso, maledice il dittatore, Covid19, che lo danna all'eterno celibato. CADUTA NELLA FERITA di Rita Pacilio Caduta nella ferita delle mani giunte provo a resistere come una cerimonia chiara, l’allegria dei giardini, la mimica dei fiori, quel movimento di nascita il sorriso. Quale colpa ha la bufera se la vita ha avuto questa voce in custodia mentre scrivo l’accordo di una promessa prodigio che deciderà la nostra comparsa nell’amore che fedele aspetta lì fuori e insiste. FEBBRAIO È ALLE PORTE di Umberto Piersanti il primo favagello forse è uscito da sotto il gelo in mezzo all’erba fredda, ma dentro il sortilegio che tutto avvolge non scendo allo Spineto e non lo guardo quel giallo che precede ogni altro fiore PREGHIERA PRESUNTA di Giuliana Piovesan Un giorno di nebbia ancora concedimi o cruda mia bellezza di primavera Abbi pietà per questo bollore di vita che nella cavità dell’anima fermenta I piedi ancora affondo nel duro inverno E COME POTREI di Nadia Scappini e come potrei chiamare se non paura l’ombra che ci sorprende col suo fiato sul limitare della sera una spina che s’incarna e brucia al momento ma non fa male poi tace e ricompare quando vuole dietro una punta di lontananza viola come a rammentare che nell’ansia di domani c’è una vertigine una geometria ignota e dolorosa verso l’uscita necessaria, il viaggio di fuoco la gloria finalmente della luce CORONAVIRUS di Umberto Segato Coronate di lutto le sofferenze Officiati i decessi senza il parente Ruba la morte il tempo alla vita Ogni minuto la lista s’infitta. Natura insorge da secoli ferita Aria mefitica, acque insozzate Vita umiliata su tutto il pianeta. Insulsi saccenti da diuturne bocche Rovesciano sacche di parole indecenti. Ubris umana gli dèi condannavano Saette invisibili dal cielo mandavano. LA PESTILENZA di Enza Silvestrini quel giorno tornò la pestilenza nel folto delle generazioni educate dalle guerre si spiava nel corpo nel rancore umiliato tu le conosci le cause del dolore? i superstiti si rincorrevano per strada quando la sera destava le radici IN ORIZZONTI DI PAURA di Lilia Slomp È come respirare una non vita racchiusa in una bolla di sapone. Persone che si abbracciano da sole proibiti i baci, ogni tenerezza tristezza nello sguardo dei bambini laccio di solitudine nei vecchi appesi a una lacrima d’oblio. Il virus porta a spasso la corona è palloncino pronto per lo scoppio appeso in orizzonti di paura. TEMPO DI VIRUS di Alessio Vailati Ma cosa dire di questa natura così indifferente sopra il suo equilibrio di vita e morte: non puoi strapparle che un solo istante fra i secoli e le ere... E noi con l'illusione di domarla, in affanno davanti al microscopico, un virus, tu mi dici, il volto per metà coperto, naso e bocca tenuti ormai al riparo per una strana forma di salvezza. MURO DEL PIANTO di Rodolfo Vettorello È un mese di abbracci, Dicembre. La Casa Protetta “Anni Azzurri” propone altri modi di abbracci. Divisi da un figlio, da un telo di plastica molle, potremo toccarci le mani, baciarci la fronte, sentire il calore del sangue che scorre. “Tortura” la chiamano quelli già troppo vicini alla morte ma noi che nutriamo speranze, chiamiamo quel muro col nome che amiamo: “Speranza” di mille altri abbracci. UN’ALTRA VOLTA di Gian Mario Villalta Ancora, un’altra volta… Se fa male? Mi si rivolta contro ogni pensare e anche il piatto, il bicchiere, l’insalata soffre una forza molle, tutto cola colore, frana la forma, la materia si sfa, e non so più niente. Niente lamenti però, perché farsene accorgere? È solo un’altra volta… un niente… di speciale, oggi che tutto il mondo è un ospedale.