RICORDO DI ALBERTO ARBASINO
Penso che uno dei libri che maggiormente rappresenti Alberto Arbasino, sia Fratelli d’Italia. Un libro intelligente che soltanto un intellettuale della sua portata avrebbe potuto scrivere. Il romanzo, edito da Adelphi, racconta uno sfrenato «viaggio in Italia» degli anni Sessanta, uno smisurato Gran Tour di ventenni on the road. Ma che Italia era quella! Cosi si legge nel risvolto di copertina: “Quando fu pubblicato nel 1963, Fratelli d’Italia era un romanzo di avventure intellettuali e picaresche attraverso le follie del boom economico e le metamorfosi della società e del paesaggio, delle illusioni e dei caratteri.” Oggi questo romanzo ci viene incontro come l’opera «totale» di una vita. Così rinasce tutto nuovo questo libro irriverente e imponente, che racconta l’Italia di allora e di oggi più di qualsiasi summa, con l’estro insolente di un autore che ha saputo infondere nella lingua e nella letteratura italiana una leggerezza e una mobilità senza precedenti. Comico, enciclopedico, spettacolare, efferato, divertentissimo, questo romanzo di formazione, di conversazione e di idee si presenta anche come una ricapitolazione allucinatoria del Novecento europeo: pieno di figure storiche e personaggi reali, di scoperte e polemiche, di peripezie mondane e aneddoti autentici e battute pazzesche. Notti senza fine di giovani che discutono dei loro autori e dei loro amori fino all’alba, progettando grandi opere-sogno letterarie e teatrali e musicali vere o immaginarie o fantastiche. Affetti e utopie e irrisioni e rivolte contro un oppressivo establishment culturale e politico. Ma anche la verve della café society, quando Roma era una capitale cosmopolita e «passavano tutti di qui», e le donne erano «molto più belle e più intelligenti e spiritose e anche più alte degli uomini corrispondenti». E che cosa significa aver vent’anni e molti desideri, nell’Italia di Petronio, di D’Annunzio e di sempre… Sul fondo, mercuriale e struggente, ironicamente nascosto nel proliferare delle trame, un timbro che non si lascia dimenticare, quello di «un gelido orgoglioso disperato romanticismo intellettuale». Questo era Arbasino. Tra i protagonisti del Gruppo 63, ha scritto moltissimi libri, spaziando dai romanzi alla saggistica alla poesia. È morto a 90 anni. Era nato a Voghera il 22 gennaio 1930. Si è spento, “serenamente dopo una lunga malattia”.