GIOVANNI SATO E LA SUBLIMAZIONE
A proposito di Cambiamenti di stato Giovanni Sato (Biblioteca dei Leoni) la metamorfosi – il cambiamento di stato per l’appunto – contempla una prospettiva metafisica e, allo stesso tempo, cosmica del dato sensibile. Il rapporto con l’altro, alla base della poetica di questa raccolta, diviene quindi viatico, sublimazione occasione di retaggio dantesco per una sorta di trascendente riflessione sul tempo e sulla transitorietà dell’umana specie: “Ora il transito è la meta / e le cose mutano di continuo / mentre si produce / ogni giorno di più / la metamorfosi del nostro cielo.” La natura diviene logos, si fondono raziocinio e pathos, cielo e terra in sintesi di estrema pregnanza: “L’erba mossa / è il fluido / inespresso / pensiero della terra / che esce allo scoperto / e tutto dà del suo ricco umore.” Anche il dettaglio emotivo, il legame carnale in tale facilità di sguardo e agilità linguistica assume toni quanto mai ispirati, a significare che il cambiamento di stato è anch’esso uno stato, quasi ad assottigliare il nesso metaforico: “E ad una parvenza d’ombra / il vento assomma / fra la sabbia e l’acqua un velo, / simile al tuo bacio / dato all’improvviso.” Soltanto un’eleganza e raffinatezza di penna può supportare tale atteggiamento nei confronti della scrittura e soprattutto scongiurare il rischio dell’iperbole. Sato ne è capace e ci lascia con immagini che alla delicatezza uniscono profondità di pensiero: “Un tonfo / sordo d’opale / allittera le ore. / Come le cicale / invisibili cantano / sul ramo.”