IL ‘FANTASISTA’ DI JACOBELLIS
Per il nuovo libro di Gianfranco Jacobellis, Il fantasista del mare (Biblioteca dei Leoni), vale la considerazione che ciò che è troppo evidente è sempre poco produttivo, perché ciò che conta resiste nel suo rimanere nascosto. “L’evidenza distrugge il segreto”, nel senso che, con la pretesa di mettere in rilievo, abbaglia disperdendo la nostra stessa profondità. “I pensieri sono le luci della nostra vita, dobbiamo conservarli ma tenerli nascosti” e “non profanare / il potere del segreto”. Di qui l’indicazione a consegnarsi alla ricchezza del silenzio e al ruolo della notte: “stare in silenzio / a pensare / è come dialogare / dietro la scena / con chi possiede / la chiave dei misteri”. Ecco come scegliere di riavvicinarsi ai propri pensieri che, “anche se ogni volta ci sembrano diversi, in realtà restano immutati come il rumore del mare dentro una conchiglia”. La libertà di cui disponiamo è il ricorso alla fantasia “per far coincidere il passato col presente allo scopo di rendere la vita imprevedibile” e, così facendo, “nel sovrapporre i suoi colori facciamo come il mare con le sue onde”. È questo il modo che consente a ciascuno di diventare Il fantasista del mare capace comunque di misurare il tempo. Anche in queste pagine, l’autore continua a tradurre in poesia (“raccolgo la poesia che la vita mi mostra… per intercettare / gli attimi eterni / che mai compongono la fila / ma sono dispersione / eco dell’infinito”) l’implacabile processo mentale che lo caratterizza in quello stato di inquietudine, apparentemente composto in un ordine, ma in realtà profondamente terremotato (“eterno resterà / soltanto il dubbio”, “dotato di pensiero / mi pongo domande / ma non ho aiuti per rispondermi”, “mai capiremo che senso abbia / questa assenza / della perfezione del vuoto), condizione che è la straordinaria dinamica intellettuale che anima l’intera sua esperienza creativa.
Editoriale