I VOCABOLARI DI CLAUDIA M. TURCO

I VOCABOLARI DI CLAUDIA M. TURCO

Claudia Manuela Turco (Brina Maurer), Vocabolari e altri vocabolari (Macabor). Nei primi anni novanta, dopo il crollo del muro di Berlino, il politologo statunitense Francis Fukuyama proclamava la “fine della storia” e il trionfo dell’Occidente liberal-capitalista. Come tutte le affermazioni assolutistiche non si è rivelata del tutto corretta. Cito questo esempio perché, in ambito poetico, mi viene spesso da pensare che la poesia italiana sia finita con la scomparsa di Pasolini, ultimo dei grandi poeti. Ma poi ti accorgi che la poesia è come un fiume sotterraneo che scorre placido ed ogni tanto riemerge, con impeto, dalla superficie del suolo. Succede quando trovi opere come quella di Brina Maurer, titolata Vocabolari ed altri vocabolari che ti fanno tirare un sospiro di sollievo e dire: la poesia vive! Le liriche contenute nella raccolta sono state scritte durante il periodo più acuto della pandemia di coronavirus, pur essendo frutto, come spiega l’autrice, di una elaborazione precedente. Sin dalla prima poesia si avverte l’urgenza di comunicare: “Voglio una parola / che sia violenta scarica elettrica, / pensiero per immagini, / taglio che chiude la pagina. / Non il sottovoce che non ha funzionato”. Versi che sarebbero piaciuti a uno dei miei poeti preferiti: Vladimir Majakovskij, il bellimbusto con la gialla blusa che, prima che la barca dell’amore si spezzasse contro il quotidiano, voleva essere “tagliente come un eccomi”. E tagliente, Brina Maurer, lo è, con la sua poesia che non è sbagliato definire civile giacché dà veramente voce ai senza voce, ovvero ai nostri fratelli animali, abbandonati, torturati, assassinati, dimenticati, figli di nessuno, esseri considerati senza anima come lo erano le donne nelle epoche buie della nostra storia. Una poesia sofferta, sentita, a tratti indignata, in una società ormai assuefatta all’odio e alla violenza. Naturalmente non mancano i riferimenti all’attualità. Gli animali sono così bistrattati perché: “Semplicemente non votano. / E contano come gli anziani / ai tempi del Covid-19. / E pensare che il cane è / Le Civilisateur / di Magritte…”. E poi: “Il pericolo, / dietro la mascherina: / quella bocca, / capace di mangiare zuppa di pipistrello / cane o gatto, / può uccidere / con la parola. / O con il silenzio”. Versi di denuncia che aprono a mille riflessioni. Ormai è sempre più evidente che se continuiamo a non rispettare l’ecosistema siamo destinati a fare una brutta fine. La pandemia è anche una conseguenza delle azioni dell’uomo, basti pensare all’urbanizzazione selvaggia ed alla deforestazione che costringe gli animali a spostarsi dai loro habitat naturali. Oppure gli allevamenti intensivi, il non rispetto della biodiversità, le cattive abitudini alimentari e i mercati dove si vendono gli animali selvatici, potenziali vettori di virus, non tanto per sfamare i poveri, ma per i banchetti dei nuovi ricchi, come spiega anche David Quammen nel suo libro “Spillover” (Adelphi 2014, recentemente ristampato). Dobbiamo essere grati a Brina Maurer per questo libro prezioso perché, grazie alla sua empatia, provoca sentimenti, sveglia le coscienze dal torpore, scaccia l’ipocrisia. Sono le stesse sensazioni ed emozioni che ho provato leggendo qualche tempo fa una lettera del 1917 di Rosa Luxemburg, la pasionaria e rivoluzionaria tedesca allora in carcere per il suo impegno pacifista contro la guerra, in cui raccontava con commozione ad un’amica il dolore provato vedendo dalla finestra della sua cella la scena di un bufalo, utilizzato per il traino di un carro, maltrattato e percosso a sangue da un soldato. Rosa, provando empatia per l’animale, scrisse: “Oh, mio povero bufalo, mio povero, amato fratello, noi due stiamo qui impotenti e muti e siamo uniti solo nel dolore, nell’impotenza, nella nostalgia”. E seguendo il misterioso filo dei pensieri mi è apparso nella mente anche l’episodio che vide protagonista nel 1889 a Torino il filosofo Friedrich Nietzsche quando abbracciò, piangendo disperato, un cavallo violentemente frustato dal vetturino. Quasi tutti gli studiosi concordano che quel momento segnò l’inizio della follia del grande pensatore tedesco. Invece a me piace pensare che quello sia stato il punto più alto della sua filosofia e la realizzazione del vero Superuomo. Brina Maurer scrive: “Nessuno nasce nazista. / Qualcuno ha partorito / e cresciuto / anche questi vigliacchi / dalla coscienza inerte”. Dunque, la scelta se vivere o meno in armonia con il creato o madre natura che dir si voglia è solo nostra. Le poesie di Brina Maurer aiutano a fare la scelta giusta.

Emanuele Bellato

Il Popolo Veneto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto