GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Alberto Arbasino, Lucianna Argentino, Marco Baiotto, Attilio Bertolucci, Alberto Bevilacqua, Matteo Bianchi, Fabrizio Bregoli, Franco Buffoni, Corrado Calabrò, Giorgio Caproni, Anna Maria Carpi, Patrizia Cavalli, Giuseppe Conte, Raffaele Crovi, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Renzia D’Incà, Luciano Erba, Franco Fortini, Luciana Frezza, Gianfranco Jacobellis, Franco Loi, Mario Luzi, Valerio Magrelli, Valerio Mello, Renato Minore, Maria Grazia Nigi, Paolo Ottaviani, Roberto Pacifico, Roberto Pazzi, Susanna Piano, Laura Pierdicchi, Sacha Piersanti, Umberto Piersanti, Giuliana Piovesan, Giovanni Raboni, Pierangela Rossi, Paolo Ruffilli, Ito Ruscigni, Giovanni Sato, Nadia Scappini, Enza Silvestrini, Maria Luisa Spaziani, Claudia Manuela Turco, Alessio Vailati, Patrizia Valduga, Cesare Viviani
PIAZZE D’ITALIA
Ah, la buona società civile…
Ma quando i mostri “fanno vendere”,
bisognerà pure accondiscendere.
Signore, non siate severe.
Non tutti hanno buone maniere.
Ma poi, tanto, ritornano i “nostri”?
PRELUDIO
L’attimo serale
fiammeggiò l’attesa
e il desiderio si mostrò penombra
di parole in bilico
su sguardi clandestini
scambiati in un preludio
di quadro incompiuto
dove, approssimati per difetto,
siamo bianco su bianco.
BURRASCA NEL GOLFINO D’ANKARA
Sull’angolo del letto attentamente riposta
soltanto una piccola superficie d’angora,
arruffata ancora calda,
ancora quasi viva,
le maniche incrociate.
Felino tra le pareti,
mi domandavo come poc’anzi
lì dentro potesse vivere
la tua anima immensa.
Ma so che tornerai,
non mente il golfino,
i marosi non possono che placarsi,
stemperandosi sulle amanti rive.
CONVALESCENTE
Ancora vita il tuo dolce rumore
dopo giorni bui e muti riprende.
Porta il vento di maggio l’odore
del fieno, il cielo immobile splende.
Gli occhi stanchi colpisce di lontano
il rosso papavero in mezzo al tenero grano.
ANIMA AMANTE
Anima amante mia per sbaglio
segnata
come una data
in un estraneo anno domini
io ti ho forse
perché ho tutto quello
che non dovrei avere per averti
mio sapore d’altrove
cerchiamo di fare in fretta
la nostra eternità
sta godendo di poche ore.
LAVAPIATTI
Aiutando mia madre
scoprivo inutile di me
il puzzo del pesce
si levi dal piatto col limone.
Ma la frustrazione no;
quella è ostica,
si radica alle piccole cose
e investe la soddisfazione
mai a bastare
entro lo spazio del buio.
Impedisce un pasto tranquillo.
NUMERI PRIMI
«E non chiedere ragione a noi, numeri
primi. Siamo soltanto una biologia
minore, un rettilario inanimato
disumano. Scotomi,
chiazze squamose tra ℝeali: nel loro
campo completo, archimedeo
noi intrusi e nobili, la stessa grazia
spietata d’un fiore. Questo in fondo siamo:
soltanto un accadere,
ingenua sfrontatezza d’un esistere»
GALILEI
Sono nere rotonde
Ben pressate le ombre della cornice
Alla parete: coppie di sante sulle trabeazioni
Bernini da par suo inseriva
Realizzando cantorie.
E quando guardo questa statua, il suo
Marmo debordante,
Vedo in ginocchio il vecchio Galilei
Dinanzi ai cardinali tronfi e bolsi.
INTERVALLI
Non esistono note
senza silenzi
treni senza stazioni
voli senza atterraggi
sogni senza risvegli
ispirazioni senza espirazioni
parole d’amore
senza spazi bianchi.
SONO DONNE CHE SANNO
Sono donne che sanno
così bene il mare
che all’arietta che fanno
a te accanto al passare
senti sulla tua pelle
fresco aprirsi di vele
e alle labbra d’arselle
deliziose querele.
SCROSCIA L’ACQUA
Scroscia l’acqua sincera
fredda calda obbediente
e schizza per il bagno fino agli allegri led.
Care mensole colme di sciocchezze,
asciugamani bianchi
dove mi nascondo
a occhi chiusi
e non vedo più niente.
Sono io quel volto nello specchio?
Un sembiante il caso lo dà a ognuno,
ma se lo fissi e pensi “sono io”
ti fa impazzire.
L’ESPIAZIONE
Esseri testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l’espiazione, è questo il male.
UN GIORNO SE MI LEGGERÀ
Un giorno se mi leggerà il lettore del
terzo millennio, saprà che c’erano gli
alberi e i desideri, le palme e i pini, e gli
eucalipti dalle foglie a quarto di luna, e le
rose: chi non voleva più soffrire, e chi
voleva amare tutto, chi di se
stesso faceva dono e dei poemi
violenti e lontani erano, semplice e
deboli.
AMICI
Ci si incontra
per scherzare
si sta insieme
per parlare.
In compagnia
una giornata
non è mai finita:
gli amici insegnano
a corteggiare la vita.
GLEEN
La prima immagine é il Lago di Garda,
scavata in bianco e nero fino all’Ortles.
Sarò solo un bambino,
ma mio padre vive in eterno.
Dopo la Jugoslavia, nel luglio ’41,
con firma fiorita
salutava la Magda.
L’IDEA CENTRALE
È venuta in mente (ma per caso, per l’odore
di alcool e le bende)
questo darsi da fare premuroso
nonostante.
E ancora, davanti a tutti, si sceglieva
tra le azioni e il loro senso.
Ma per caso.
Esseri dispotici regalavano il centro
distrattamente, con una radiografia,
e in sogno, padroni minacciosi
sibilanti:
“se ti togliamo ciò che non è tuo
non ti rimane niente”.
LUI È UN ALTRO
lui è un altro da lui
loro non sono entrambi
loro non sono più
loro non sono mai stati
lui era l’Altro
lui si è inventato l’Altro
lui si illuse un Altro
poi venne il suono
poi s’increspò parola
si intrecciarono catene
riesplose la folgore
e fu mare e fu prigione
dall’estasi all’inazione
dal corpo al morto
sacra sindone deflagrazione
FINE DELLE VACANZE
Ero uno che sollevava la pietra
affondata nell’erba tra la malva
scoprendo un mondo di radicole bianche
di città color verde pisello;
ma partite le ultime ragazze
che ancora ieri erano ferme in bicicletta
nascoste da grandi foglie di settembre
alle sbarre del passaggio a livello
mi sento io stesso quella pietra.
Anche le nuvole sono basse sui campi di tennis
e il nome dell’hotel scritto sul muro
a nere, grandi lettere è tutto intriso di pioggia.
UNA FREQUENZA
E a mezzo della pagina che leggi,
a mezzo della lettera che scrivi, il no per sempre
e il mai più.
Quasi calda è la fronte ancora ma irradia
soltanto il suo segnale ormai. Così
lo sterno della bestia disgregata
nel carbonio e la scoria nel cemento
viva murata morderanno sempre.
SELF-SERVICE
Raramente si coglie la seconda occasione
anzi è la riconferma che non si poté non si volle
il bene era lampante ma c’era nell’inerzia
di lasciarlo sparire un piacere misto al dolore
e piacere e dolore sono lo strascico ornato
il ricordo della veste con cui si presentò la prima
la seconda occasione trabocca di meraviglia
e un senso di fatalità approfondisce la gioia
eppure esterrefatti ci si astiene dal gesto
per prenderla un’identica pania lo impedisce
anzi il nuovo strato stendendosi sull’antico
prolifera infrenabile di nuovi no senza più chance
I SILENZI
Non c’è solo il silenzio
dell’assenza irreversibile
c’è un silenzio che è come una sintesi
di tutti i pensieri
della nostra raccolta di parole
e c’è il silenzio strategico
della scomparsa volontaria
che aiuta a non farsi trovare
mentre aspettiamo che si arrenda il nemico
con l’ansia dell’attesa
SÈM POCA ROBA
Sèm poca roba, Diu, sèm squasi nient,
forsi memoria sèm, un buff de l’aria,
umbría di òmm che passa, i noster gent,
forsi ‘l record d’una quaj vita spersa,
un tron che de luntan el ghe reciàma,
la furma che sarà d’un’altra gent…
Ma cume fèm pietâ, quanta cicoria,
e quanta vita se porta el vent!
Andèm sensa savè, cantand i gloria,
e a nüm de quèl che serum resta nient.
LA NOTTE LAVA LA MENTE
Poco dopo si è qui come sai bene,
fila d’anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.
Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.
A TE DNA DELLA POESIA
Ella sen va notando lenta lenta:
rota e discende ma non me n’accorgo
se non che al viso e di sotto mi venta
A te Dna della poesia
elica e elastico
avviticchiati a forza
a malincuore treccia
attorcigliata torte e ritorte
rime
di un aereo giocattolo
che appena liberate
frullano via nei secoli
verso il futuro della lingua madre.
SARÀ UNA COINCIDENZA
Sarà una coincidenza
Integro e un po’ sbiadito
Lo scontrino di una libreria
Piazza Duomo
Cassa quattro
Ventitré ottobre duemilaundici
Ero in fila o no
Fossile vortice
Esile cifra strappata a quei portici
Quanto ricordare io debbo
Se conservare è stato un istinto
Affioro dall’interruzione
Inizio a salire
POTERE REGALE
Liquido torbido inarrestabile
lo spirito mortale dello spread
chiede fondi sicuri, non proficui
per la casalinga di Voghera
l’artigiano di Sao Paulo
il pensionato di Seattle
ma stiamo genuflessi
è un dio che parla
dal corpo incorruttibile
potere regale mai piegato
non s’ammala
nel maelström dei mercati
non invecchia.
MANEGGI DI UN CANARINO
Potresti mai pensare
che un biondo canarino
tenga nascosto dentro
il cuore
un potentissimo piombino,
pronto a scoppiare
ingiustamente
per chiudere per sempre…
la bocca più innocente.
UN VIAGGIO IGNOTO
Passeggio per i chiostri
un po’ soprappensiero
dal cuore mi zampillano dei mostri
in forma di parole… un messaggero…
un albero… un villaggio…
in cerca di una vita in un viaggio
ignoto… in un altrove…
Ora non so più dove
e con chi sono e se mi perdo insieme
alle parole o dentro un nuovo seme.
IL ROMBO DELLA MOTO
(a Marcello Lo Vetere, in memoria)
Il rombo della moto che frantuma
lo specchio del silenzio mi risveglia
dal sarcofago del sonno
con boato che fa tremare i muri,
sfreccia come siluro per il viale,
dardo scoccato da un arciere verso
il cuore del bersaglio. Così erano
i miei pensieri quando l’autostrada
della mente non aveva semafori
e le idee bruciavano i chilometri
con l’ansia di raggiungere una meta:
gli amici al bar, il mare, il proprio amore.
L’ACQUA
Quando ho sete faccio scorrere
a lungo l’acqua, vorrei poterla
bere più fresca, sempre più fresca.
Mi è capitato di non potermi decidere
e rimanere col bicchiere vuoto in mano,
pensando all’acqua che berrei
se attendessi ancora un po’.
E’ una differenza così leggera,
da riempire il mare nell’attesa:
c’è qualcosa di così mortale
nell’acqua, che ieri ho tremato
sentendo un bambino dire “ho sete”.
CHANSON DU CIEL INTERIEUR
Si è rovesciato il cielo
dentro questo bicchiere
e a guardarlo sprofondo.
E’ un abisso, un gorgo
o una specie di amore?
Rovesciato dentro agli occhi
di quelli che amano
forse è un cielo interiore.
QUEL MOMENTO
Quel momento. Noi. La panchina.
Quel momento. Noi. La panchina.
Quella sera. Le tue calde ginocchia.
Quella sera. Il tuo peso leggero.
Noi. Astrazione.
Noi. Astrazione.
Sepolto ogni concetto.
Smarrito il significato.
Quel momento. E più niente.
Quel momento. E mai più.
UN ELICOTTERO
Non provo nessun’emozione col cielo,
nessuna lacrima sfreccia sul viso
se alla fine muore il buono.
Non conosco le stupide lingue
degl’alberi, né riesco a intonarmi
al solfeggio dell’acqua e la Terra
davvero mi sa di terra.
L’unico colpo
che mi scoppia il corpo dentro
è veder rombare
questa spirale divina,
la mia doppia elica
di ogni altro Mestesso.
MI COMMUOVE IL RAGAZZO IMMORTALE
Mi commuove il ragazzo immortale
alla luce chiara di gennaio
ha il cammino lieve di un dio
e una femmina tenera sulla spalla.
L’ho sentito parlare con voce forte
ai ragazzi splendenti con le giubbe e i pastrani;
si scuote ora nei capelli lunghi e nel sorriso
gli si allaccia la compagna per lo stradino.
Anche tu sei entrato di soppiatto
insieme agli altri, con parole ed atti
già nella storia, come l’ultimo gioco.
Ma ti è ignara la meta
e il tempo che ti sovrasta.
L’ABITO ROSSO
Lungo la linea dell’abito rosso
molle scivolava il ventaglio nero
L’antico tondo trasudava vita
nello smalto che la racchiudeva
Incisa a filo dell’orlo floreale
la dedica ancora si leggeva
“zefiro di rugiada il prato bagna”
CONTESTAZIONE
Una, improvvisamente
s’alza dal letto dicendo
“questo non si può fare”, E s’agita, tira fuori
roba dai cassetti nello spazio impiccato
tra comò e attaccapanni, a momenti
fa cadere la lampada, il catino – e
fiera nelle sue scarpe davanti allo specchio
dove affiora la nebbia, ogni
tanto toccandoli col palmo della mano infonde
il fissatore-insetticida sui capelli.
NEPPURE LE EFFIMERE
– neppure le effimere
che vivono un giorno sanno
di morire come noi
che alla morte infine non crediamo.
Da giovani eravamo immortali
Ora è questione d’anima
che avverte il miracolo
più vicina al temuto
traguardo intermedio
L’INTANTO
L’origine segreta
la fessura
la scaturigine
la fonte, di un proiettarsi
al meglio, al positivo.
In ciò che, stante,
creduto per durare
diventa poi stato
inamovibile cessato.
Ma, intanto, è geiser
soffione boracifero
spumante.
FOLLIA DELL’AMORE
Lascia che i sentimenti
come alberi crescano
nelle crepe del muro
che il tuo egotismo chiude
Irrompe in quella breccia
la divina follia dell’amore
IL CAMMINO È DIVISO IN DUE
Il cammino è diviso in due:
da una parte la reale
forma illuminata
dall’altra speculare
la linea della notte
riflessa da uno specchio,
per quanti sono i tempi
di prendere e lasciare
che imbrigliano la luce.
Prima che tutto sfugga
nel circolo dell’ombra.
PARTENZA, A GENNAIO
il freddo ha denti
che affilano anche i giorni
in questa fine di gennaio
latita la luce anche se
tento di salire verso il cielo
di accendere uno spazio
magari solo per pregare
e fare che il respiro nero
si quieti nella neve sfarinata
all’alba
VERRÀ UN GIORNO
verrà un giorno
dove la storia tra noi
sarà azzerata
non ci saranno stanze conosciute
o alberi amici
non varranno testimonianze
foto o scritti
mi darai nome ancora una volta
ma sarà di qualcuno marginale
e allora così slegati estranei
ci ameremo di più
tutti lo dicono
verrà questo giorno
NESSUNO DICE MAI
Nei miei vent’anni non ero felice
e non vorrei che il tempo s’invertisse.
Un salice d’argento mi consolava a volte,
a volte ci riusciva con presagi e promesse.
Nessuno dice mai quant’è difficile
la giovinezza. Giunti in cima al cammino
teneramente la guardiamo. In due,
forse la prima volta.
SPUGNETTE ROSSE DANZANTI
Il nastrino rosso del guinzaglio
pulsa e vibra,
trasmettendo al palmo della mano
il battito accelerato del cuore volpino
nel petto ansante.
Estasiante incanto
della trasmissione del moto,
tanto cara a Leonardo!
Il nastrino rosso,
vena principale,
conduce l’emozione da un cuore all’altro.
L’unisono è assoluto.
Spugnette rosse danzanti:
i cuori dei cani.
INDUGIA IL PASSO
Indugia il passo ed esita la voce
dentro il crogiolo di strade e parole.
Non so più dove il tuo sguardo arriva
prima di infrangersi contro uno specchio
in un eterno gioco di riflessi
e si smemora la pace dagli echi
delle nostre multiformi guerre.
AIUTAMI
In nome di Dio, aiutami! Ché tanto
amor non muta e muta mi trascino.
Ancora sete ho di te… soltanto
sola a te solo e col sole declino.
O marea d’amore viverti accanto
e arresto del cuore, amor mio divino,
che eterni della vita luce e canto.
La mia ne muore… dal ricordo sino
al qui ancora verso il cuore in cammino,
verso te, mio dissorte eppur destino…
se non di morte… ora di te rimpianto…
e il mare discolora il mio mattino.
Ma tu incatenami all’amato incanto,
resta, è giorno, vieni più vicino.
AVEVANO RAGIONE
Avevano ragione a dirci: non spingetevi oltre,
arrivate fino alla vigna grande e tornate.
Guardate le cose che già conoscete,
i tigli del viale,
la fila dei salici lungo il fossato,
l’orto della fonte vecchia, il boschetto,
dopo compaiono le case di San Romolo e proseguite
fino alla cappella e ai filari.
Fate il sentiero di sempre, fate
una passeggiata.
grazie di cuore!