LA POESIA DI ADUA BIAGIOLI

LA POESIA DI ADUA BIAGIOLI

Per afferrare l’enigmaticità del titolo e il messaggio poetico racchiuso nelle poesie de Il tratto dell’estensione (La Vita Felice Edizioni, 2018), ultima raccolta di Adua Biagioli Spadi, bisogna immergersi nei versi e lasciarsi abbracciare dalle parole di un’anima femminile che cerca di scavare nell’essenza del proprio esistere e del suo evolversi nel corso del tempo. Nelle tre sezioni in cui si articola il libro, è la natura a diventare specchio del complesso universo interiore della poetessa solcato e segnato da tracce emozionali lasciate dalle esperienze vissute, soprattutto da quelle che hanno «il volto frastagliato dell’amore» (pag. 10). Attraverso immagini originali, sognanti e tratteggiate con colori accesi, cariche di significati metaforici e allegorici, infatti, riesce a dare consistenza ai propri sentimenti, pienezza di senso ai pensieri e a dar corpo a riflessioni sul significato della vita. Realtà e interiorità, nei suoi versi, sembrano fondersi e diventare due mondi coincidenti, nei quali ricercare ricordi di una sofferta storia d’amore per vagliarli e poi plasmarli in parola poetica. E soltanto dopo la catarsi, dopo che «qualcosa trapassa e infrange» (pag. 27) ciò che è stata, sente di essere pronta a ricominciare, a “ricomporre le superfici su cui cammina” per riprendere il proprio viaggio. Nella composizione La mimosa si compie nel tempo scrive, infatti: «la poesia / faticosamente mi riassetta, mi concepisce / mi riperdona». Il senso del tempo è molto vivo in questa raccolta. Talvolta Biagioli Spadi lo percepisce come un’unità indivisibile, altre invece come un segmento dalla durata più o meno lunga e lo fraziona in anni, giorni, ore, attimi. Sente però che proprio «il tempo ci disarma, ha la forza dell’unire e del dividere / porta via il pensiero e lascia quieti / memoria dimenticata, digiuni eppure senza fame» (pag. 46). Il passato e il presente sono per lei tappe dell’apprendere, dell’amare, che a volte scompigliano le certezze dell’Io, ma anche “tratti dell’estensione” verso il futuro, verso nuovi orizzonti di vita per superare delusioni e difficoltà, per cogliere ancora altre “possibilità”. E non si può non condividere la verità racchiusa in queste sue parole «Il divenire è evoluzione / meta umana della genesi» (pag. 43). La consapevolezza della caducità della vita umana, dell’oblio in cui tutto piano piano sprofonda e dell’impossibilità di fermare il divenire delle cose, genera nella poetessa una sottile malinconia e un delicato rimpianto per ciò che non ha fatto o ha lasciato incompiuto. E, con la sua acuta sensibilità, coglie l’effimera bellezza delle rose, i fremiti delle alghe, «il legame rosso dei rami abbracciati», ecc., ma non solo, si ribella all’idea che il senso di vuoto o di solitudine possa invadere l’anima e percepisce la sofferenza per «la voragine della sopraffazione» o «l’assurdità della prevaricazione» (p. 20), il dolore di due persone che si sono amate e poi si lasciano «senza una parola buona». Dalle sue parole non trapela, però, disperazione, sembra accettare con pacatezza i risvolti negativi delle storie d’amore, della sua storia d’amore, perché ha capito che dopo le cadute è possibile rialzarsi e «spezzare lo scorrere del tempo disattento» senza lasciare «troppe volte la vita a un destino che muore» (pag. 50). Il tratto dell’estensione si articola dunque in tre sezioni, La linea fragile, Il segno possibile, Perdersi non più, le quali, oltre ad essere titolate con termini che richiamano alla mente la pittura, il disegno, la poesia, presentano un’evidente omogeneità stilistico-strutturale. Sono, infatti, accomunate da componimenti di medio respiro, formati da versi liberi di diversa lunghezza. Inoltre, le significative citazioni che affiancano i loro titoli sono tutte di David Grossman, scrittore israeliano contemporaneo. La poesia di Adua Biagioli Spadi è elegante, ricercata, e caratterizzata da una forte originalità, ricca di allitterazioni ed eufonie, di bagliori suggestivi che si accendono tra il dire e il non dire, tra visione onirica e verità.

Nicoletta Corsalini

Literary.it

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