VENA LIRICA ED ENERGIA CIVILE IN RUFFILLI

VENA LIRICA ED ENERGIA CIVILE IN RUFFILLI

Ad occuparsi, in poesia, di carcere e carcerati non sono in molti e, da noi in Italia, nessuno prima e con la forza espressiva di Paolo Ruffilli nel libro Le stanze del cielo (Marsilio Editore). Ruffilli è un poeta di profonda liricità, ma ha sempre anche una sua vena civile, che gli risulta costituzionalmente irrinunciabile, nella sua pur spiccata individualità, come specchio del vivere in un paese e in una società, e bene lo sottolinea Alfredo Giuliani nell’ampia prefazione al volume. Le stanze del cielo parlano così di un problema sociale, ma è l’io che riflettendo si interroga liricamente su una condizione drammatica come quella carceraria italiana, sotto gli occhi di tutti perché disattende, con responsabilità politiche evidenti, le più elementari regole di civiltà violando i diritti dell’uomo. Non è un caso che Le stanze del cielo abbiano ottenuto il premio di poesia civile più importante in Italia, a Modena, della cui giuria fa parte anche mia moglie Franca Rame. E, del libro di Ruffilli, abbiamo parlato insieme quando lei collaborava alla stesura della motivazione. È sembrato a entrambi che la freschezza di immagini e di situazioni giocasse un ruolo decisivo nella rappresentazione lirica di una condizione che, se è esperienza di vita del carcerato, non lo è nella quotidianità di Ruffilli. Ma c’è qui da prendere atto, come si diceva con Franca, che le antenne del poeta sono talmente sensibili da rappresentare dal di dentro il groviglio di sentimenti e di emozioni, di bene e di male, di colpa e di rimorso, di speranza e di disperazione, di fede e di cinismo, che riempie ogni prigione. La valenza civile di queste Stanze del cielo è tanto più forte quanto meno se ne preoccupa Ruffilli, che parla con una dolcezza pungente dei carcerati, così come dei tossicodipendenti nella seconda parte del libro, senza fingere che non ci sia il male, ma senza cancellare quei palpiti di bene che ancora sopravvivono in chi ha sbagliato e sbaglia e compie gli atti anche più violenti e ignobili. Come sia riuscito a Ruffilli di rappresentare nel segno della delicatezza situazioni come quelle che riempiono le pagine del libro, rientra nel mistero sorprendente della poesia oltre che nell’inequivocabile bravura del poeta.

Dario Fo

RadioRai 2008

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